Ospedale di San Marino, un caso in pediatria segnalato da una nonna

Ospedale di San Marino, un caso  in pediatria segnalato da una nonna

La Tribuna Sammarinese: “Il medico di turno ci ha congedati con una cura dicendo di non preoccuparsi” /  Dramma sfiorato in pediatria, lo sfogo di una nonna / “Non voglio più che qualche bambino debba subire il calvario al quale è stato sottoposto mio nipote”

Sono la nonna di un bimbo che ha da poco, pochissimo compiuto 10 mesi. Non più tardi di tre settimane fa il bambino soffriva di tosse, così che mia figlia si è decisa a sottoporlo a visita medica in ambulatorio pediatrico dove il medico di turno, dopo una breve visita, li ha congedati con una cura dicendo di non preoccuparsi poiché si trattava di nulla di grave. Trascorsi altri tre giorni, parliamo del 28 aprile, il bambino non solo non è riuscito a superare la tosse etichettata frettolosamente come “non grave”, ma si ritrova anche con la febbre che tocca i 39,5 gradi.

Data la situazione mia figlia decide nuovamente di rivolgersi al reparto di pediatria dove a visitarlo è un medico diverso dal precedente. Ma anche in questo caso ci viene detto che si tratta di un male da poco e di andare a casa tranquilli che tutto si sarebbe risolto nel giro di poco. È il 30 aprile quando il bambino non dà segni di miglioramento e tocca quasi i 40 gradi di febbre e data la situazione di emergenza, mia figlia decide per la terza volta in una settimana di rivolgersi al consulto di un pediatra.

Dopo un’attesa di quasi tre ore finalmente il pediatra visita il bimbo e si accorge dei suoi problemi respiratori (non rilevati in due visite precedenti) e si accorge che il problema è una broncopolmonite acuta, disponendo che venga subito sottoposto a lastra. Il bambino fatica non poco a respirare ed è inerte. Il calvario continua. Mio nipote viene ricoverato nel reparto di pediatria e viene sottoposta ad una terapia che risulterà poi sbagliata. Il 2 maggio la febbre del bambino non è ancora scesa (39,5 gradi), e presi dalla rabbia e dalla disperazione abbiamo chiesto immediatamente il trasferimento presso il reparto pediatrico di Rimini, convinti della maggiore competenza dei medici riminesi e non nutrendo, soprattutto, ulteriore fiducia nei confronti dei nostri pediatri. Il primario di pediatria dell’ospedale di Stato tenta di tranquillizzarci e scusandosi per l’accaduto ci chiede di non sottoporre il bambino ad un trasferimento in quanto, a suo dire, era in mani sicure. Decidiamo così, non sapendo di sbagliare, di continuare a dare fiducia alla pediatria sammarinese. Mai scelta fu più sbagliata, visto che domenica sera (6 maggio) dopo 7 giorni di degenza, il bimbo soffre ancora di febbre e fatica non poco a respirare. Così chiediamo l’intervento immediato di un pediatra che dopo la visita consueta dispone immediatamente lastra ed ecografia, con la seguente diagnosi: broncopolmonite acuta in pleurite. Inutile dire quanto fossimo arrabbiati; quando poi si è presentato il primario allertato dal personale, lo stesso ha ammesso un grave errore di valutazione e soprattutto nella somministrazione di cure mediche (senza entrare nel merito delle competenze, presunte, mediche, è venuto a meno una cura prevista).

Il bambino viene così trasferito d’urgenza all’ospedale di Rimini in ambulanza. Non appena arrivati, i medici riminesi hanno provveduto a tutti gli esami, affrontando immediatamente la terapia d’urto sul bambino che si presentava inerte. In data 7 maggio il bambino è stato portato in sala operatoria per sottoporsi ad un’operazione di drenaggio al polmone, al fine di migliorarne la respirazione resa difficoltosa dal versamento nel polmoni causato dalla pleurite. Ricordiamoci che stiamo parlando di un bambino di 10 mesi, che nelle parole dei medici riminesi potrebbe essere nuovamente sottoposto ad operazione nel caso il drenaggio non fosse oltremodo efficace.

Tutto questo, a nostro parere, a causa dell’incompetenza, superficialità e noncuranza di un’equipe medica, quella sammarinese, incapace di svolgere il proprio lavoro, per il quale sono necessarie doti e virtù speciali, oltre al prestigio della busta paga. Pubblico questa lettera non per finire in prima persona su un giornale o rendere pubblica un personale contesa, bensì per mettere in guardia chi si rivolga in futuro ai nostri reparti, poiché vorrei, anzi non voglio più che qualche bambino debba subire il calvario al quale è stato sottoposto mio nipote. 

 (pubblicato per intero alle ore 15,45)

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