Papa Benedetto XVI a San Marino. Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi

Papa Benedetto XVI a San Marino. Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi

Corriere della Sera

II Vaticano. La visita di Benedetto XVI a San Marino: la
crisi di molte famiglie e la fragilità dei coniugi

Il Papa: troppi giovani precari

«Le loro vite condizionate». E  Bagnasco: cresce il problema lavoro.

Gian Guido Vecchi

 

La diocesi.  È l’unica
al mondo «divisa» tra due Stati e due Regioni L’esortazione. L’invito ai
giovani: «Costruite un mondo più giusto e solidale» Ricchezze.  Si è iniziato a sostituire la fede con
presunte ricchezze che si rivelano inconsistenti

La «crisi di non poche famiglie» e le «molteplici
precarietà» che condizionano la vita dei giovani, «prima fra tutte quella del
ruolo sociale e della possibilità lavorativa». Il Papa sa che la crisi morde
l’Italia come il Titano, 32 mila abitanti e 12 banche che con lo scudo fiscale
di Tremonti hanno patito un salasso di quasi 5 miliardi di euro, il 35% dei
depositi rientrato nel nostro Paese, mentre i Reggenti assicurano
l’«adeguamento alle nuove regole internazionali» auspicando la «tempestiva
soluzione» delle «incomprensioni» con l’Italia. E Benedetto XVI, in visita
nella diocesi di San Marino e Montefeltro — la più strana del mondo, divisa tra
due Stati e due Regioni, Emilia-Romagna e Marche — torna a parlare di un tema
che gli è caro e ha ispirato l’enciclica Caritas in ventate, il «deficit di
etica» nell’economia come «elemento centrale» della crisi globale. E lo
affronta con parole sferzanti, durante la messa celebrata ieri mattina, con il
vescovo Luigi Negri, davanti a ventimila fedeli nel piccolo stadio lungo la
pianura ai piedi della Rocca: «Anche qui come altrove non mancano difficoltà e
ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e
rischiano di annullare ogni moralità».

La cresta rocciosa del monte Titano è l’immagine della
tradizione, nel III secolo un santo chiamato Marino arrivò dalla Dalmazia per
lavorare la pietra (e nell’Angelus il Papa ha invitato «le autorità civili ed
ogni persona di buona volontà a garantire accoglienza e degne condizioni di
vita ai rifugiati») e vi si ritirò in romitaggio. «La vostra ricchezza è stata
ed è la fede», fa notare il Papa. Quella fede che nella Repubblica più antica
al mondo ha creato una civiltà fatta di valori e diritti della persona
«precedenti ogni giurisdizione umana». E ora siamo «in un momento tra i più
decisivi della storia». Per Benedetto XVI «si è insinuata la tentazione di
ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale
e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di
manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà». E così «si è
iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che
si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa
del vero, del bene, del bello e del giusto che per secoli i vostri avi hanno
identificato con l’esperienza della fede».

E poi c’è la crisi delle famiglie, «aggravata dalla diffusa
fragilità psicologica e spirituale dei coniugi», la precarietà dei giovani.
Preoccupazioni cui fanno eco, da Genova, le parole del cardinale Angelo
Bagnasco nel tradizionale pellegrinaggio del mondo del lavoro: «Il problema
dell’occupazione non è calato ma, semmai, accresciuto. E i timori per il futuro
non sono ingiustificati». Alla politica si chiede «responsabilità» ma anche
«capacità»: di «leggere la realtà, fare proposte sensate, creare relazioni,
fare squadra». Perché, dice Bagnasco, «non ci si può più nascondere». Sono le
famiglie le prime a subire la crisi. Ed è sul «sostegno fattivo» alla famiglia,
«così come Dio l’ha costituita» che Benedetto XVI è tornato a parlare, nel
pomeriggio, a Reggenti e autorità. Oggi «viene messa in discussione» e «a
subirne le conseguenze sono le fasce sociali più deboli, specie le giovani
generazioni, più vulnerabili e perciò esposte al disorientamento, a situazioni
di autoemarginazione e alla schiavitù delle dipendenze», ha detto prima di
tornare in Italia per incontrare i giovani a Pennabilli: ed esortarli a
«costruire un mondo più giusto e solidale, animato dalla ricerca del bene comune».

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