Perché i prezzi aumentano? Il fenomeno dell’inflazione

Perché i prezzi aumentano? Il fenomeno dell’inflazione

Periodicamente nella storia economica suona un “allarme” di nome inflazione.

Aumentano i prezzi, aumenta il costo della vita e gli stessi soldi non bastano più per permetterci quello che acquistavamo prima.

 

COS’È L’INFLAZIONE E PERCHÉ È IMPORTANTE? COSA SUCCEDE QUANDO I PREZZI AUMENTANO

Nella seconda puntata della rubrica “Educazione finanziaria creata in partnership con NT Capital SG, cerchiamo di capire in modo semplice che cos’è l’inflazione e qual è la sua importanza nella nostra vita di tutti i giorni.

Si parla di inflazione quando il livello dei prezzi tende a crescere, più o meno regolarmente, nel corso del tempo. Per misurare questo aumento si usa la variazione percentuale del livello dei prezzi tra due periodi, che viene chiamata, appunto tasso di inflazione.

L’inflazione, ossia l’aumento simultaneo e continuo dei prezzi, ha una conseguenza tanto evidente quanto sgradevole: erode il valore nominale della moneta. Con una data somma di denaro, cioè, si comprano sempre meno beni, appunto perché questi diventano sempre più cari.

Prendiamo ad esempio una banconota da 10 euro. Il suo valore nominale sarà sempre lo stesso, anche fra 5 anni. Il suo valore reale, ossia il suo potere d’acquisto, però, tra 5 anni sarà probabilmente inferiore per gli effetti dell’inflazione e di altri fattori socio-economici.

L’ “IMPOSTA” DA INFLAZIONE

C’è poi un costo dell’inflazione che colpisce tendenzialmente tutti. Per vedere di che si tratta osserviamo innanzitutto che il tasso di inflazione può essere considerato come un tasso di interesse negativo che grava sulle somme di denaro trattenute dai soggetti (ossia non spese). È come se le somme trattenute in forma liquida siano tassate, con un’aliquota pari appunto al tasso di inflazione.

L’inflazione avvantaggia i debitori e svantaggia i creditori. L’aumento dei prezzi riduce il valore reale dei debiti, il che significa che avvantaggia chi deve pagarli e svantaggia chi deve incassarli. Le famiglie risparmiano (a livello aggregato, non tutte ovviamente), il risparmio viene prestato alle imprese (che ci finanziano i propri investimenti) o allo Stato (che ci finanzia il suo disavanzo), oppure viene depositato nelle banche, che a loro volta finanziano le imprese e lo Stato. Per questo, le imprese e governi sono iscritti di diritto al partito di chi è favorevole all’inflazione mentre le famiglie (tranne quelle indebitate) sono iscritte al partito di chi è tendenzialmente contrario. E qui va sottolineata un’asimmetria: chi ha il potere di decidere i prezzi (le imprese) e di controllare l’inflazione (lo Stato) è anche chi è più interessato a che l’inflazione ci sia.

Perché, allora, chi controlla la moneta accetta che ci sia un po’ (e talvolta un tanto) di inflazione, nonostante disponga degli strumenti per impedire che i prezzi aumentino?

Per rispondere a domande del genere gli economisti suggeriscono di mettere a confronto, sui due piatti della bilancia, i benefici e i costi dell’inflazione: la loro idea è che il livello “giusto” di inflazione potrebbe essere, appunto, quello per cui il confronto tra i vantaggi associati a un punto in più di inflazione (il cosiddetto beneficio marginale) e l’incremento di costi associato a quel punto in più (il cosiddetto costo marginale) si eguagliano.

IPERINFLAZIONE

Convenzionalmente si parla di iperinflazione quando l’aumento dei prezzi supera il 50% mensile. Non stiamo parlando di un’ipotesi teorica, ma di un fenomeno reale, che si è manifestato in alcuni Paesi e in alcune circostanze, sia pure per periodi brevi; e potrebbe tornare a manifestarsi.

Per esempio, negli anni ’20 del secolo scorso l’iperinflazione è stata una piaga che ha colpito la Repubblica di Weimar (Germania, autunno 1923): la diminuzione del valore del marco, la moneta tedesca di allora, arrivò a tali livelli che per andare a fare la spesa sarebbe stato necessario portare dei carretti pieni di banconote.

Nell’ultimo decennio del secolo scorso, l’iperinflazione ha travolto l’economia dell’Argentina (con conseguenze che si sono fatte sentire anche nel resto del mondo).

Quasi sempre lo scoppio dell’iperinflazione rappresenta la fase di avvio, per il Paese che ne è colpito, di una drammatica crisi economica, con rilevantissime implicazioni sociali e politiche.

L’AUMENTO DEI PREZZI NON SI LIMITA A RIDURRE IL VALORE REALE DELLE SOMME LIQUIDE. IN EFFETTI ESSO RIDUCE IL VALORE REALE DI TUTTI I TIPI DI RICCHEZZA IL CUI VALORE È FISSO IN TERMINI NOMINALI.

L’esempio più importante e diffuso è quello dei titoli e delle obbligazioni a reddito fisso. Quando l’inflazione aumenta, di solito aumentano anche i tassi di interesse e i rendimenti delle attività finanziarie. Per tutti i titoli acquistati prima che la crescita dei prezzi iniziasse non c’è nulla da fare: la perdita è inevitabile se non aspettare la scadenza degli stessi ma, in questo caso, il rendimento nel periodo rimane inferiore rispetto ai tassi di mercato.

COME DIFENDERSI DALL’INFLAZIONE?

Se abbiamo dei risparmi, il primo suggerimento per proteggerli dall’inflazione è quello di diversificare, cioè investire in più prodotti diversi tra loro (depositi, azioni e obbligazioni, fondi comuni di investimento ecc.).

La diversificazione, oltre a essere una regola generale del buon investitore, è infatti utile anche a contrastare gli effetti negativi di aumenti non previsti dell’inflazione!

È importante quindi investire una parte dei propri risparmi in strumenti con scadenza a breve termine o a tasso variabile il cui rendimento si adegua velocemente all’aumento dei tassi (ad esempio, depositi a breve termine, BOT, titoli di Stato o altre obbligazioni a tasso variabile o indicizzate all’inflazione, come, ad esempio il BTP€i o il BTP Italia, ecc.).

Con riguardo ai sopra menzionati titoli indicizzati all’inflazione vi è però un’avvertenza: essi rappresentano un efficace “scudo” al rialzo imprevisto dei prezzi solo se l’inflazione effettiva nel periodo successivo è maggiore dell’inflazione attesa, in caso contrario i BTP indicizzati non renderanno più di un analogo titolo di Stato di pari scadenza.

In generale, in uno scenario di aumento dei prezzi è ancora più importante accrescere la propria cultura economico-finanziaria per fare in modo consapevole le proprie scelte di consumo, risparmio e investimento.

Di più su NT Capital SG

NT Capital SG è la prima società sammarinese di gestione del risparmio indipendente. È stata fondata nel 2023 da qualificati, manager ed esperti del settore bancario e finanziario con l’obiettivo di valorizzare gli investimenti e sviluppare una nuova economia sul territorio, in particolare quella innovativa e tecnologicamente avanzata.

Contatti per informazioni o chiarimenti: info@ntcapitalsg.sm0549 953513www.ntcapitalsg.sm.

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