Pier Luigi Vigna, Roberto Galullo, IlSole24Ore

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IlSole24Ore

Umile supermagistrato

Roberto Galullo

Vigna, entrato in magistratura a soli 26 anni, a 32, dopo l’esperienza
come pretore a Borgo San Lorenzo e Milano, planò nelle stanze della
Procura di Firenze da dove avrebbe affrontato alcune tra le pagine più
tristi della Repubblica italiana: dal terrorismo nero a quello rosso,
dai sequestri di persona dell’anonima sarda agli omicidi del cosiddetto
mostro di Firenze, dalle stragi mafiose del ‘93 alle infiltrazioni di
Cosa nostra.

L’approdo alla Procura nazionale antimafia fu uno sbocco naturale dopo
che, fin dal 1984, in occasione della strage sul treno rapido «904»,
aveva cominciato a fare i conti con la criminalità organizzata. Con la
nascita della Direzione distrettuale antimafia della Toscana, nel 1992,
avviò numerose inchieste di livello nazionale su traffici di armi e fu
proprio con Vigna che, lo stesso anno, Gaspare Mutolo, nel 1992,
cominciò a collaborare con la giustizia.

Nel 2005, lasciata la Procura nazionale antimafia alla guida di Piero
Grasso, non smise di sondare nuovi terreni di legalità. Uomo di diritto e
di parola, era convinto che nelle tavole della legge o in quelle della
deontologia si potessero scolpire le regole della buona condotta e della
trasparenza.
Con Giovanni Fiandaca e Donato Masciandaro nel luglio 2008 diede vita a
sette capitoli e 61 articoli che costituirono una rivoluzione per il
mondo delle imprese. Quel lavoro era il “Codice antimafia”, una proposta
di governance voluta da Italcementi che passa dalla selezione accurata
dei dipendenti alla scelta dei fornitori e dei clienti, proseguendo con
la tracciabilità dei sistemi di pagamento che, soltanto dopo, divenne
tra i caposaldi della lotta al riciclaggio.

Nel gennaio 2009 la Regione Sicilia gli chiese di elaborare un codice
antimafia e anticorruzione nella pubblica amministrazione. Vigna, appena
sette mesi dopo, mise la Presidenza della Regione Sicilia in grado di
approvare il testo, una sorta di codice comportamentale del pubblico
dipendente, dove sono indicate alcune regole alle quali attenersi per il
buon funzionamento dell’amministrazione e per garantire
l’impermeabilità del sistema amministrativo ai fenomeni mafiosi e
corruttivi. Ancora una volta, anche questo testo aveva a fondamento la
trasparenza degli appalti, le procedure di aggiudicazione e la
vigilanza.

Nel giugno 2011 accettò la presidenza onoraria dell’Osservatorio
antimafia di San Marino. Come sempre affrontò di petto l’impegno,
consapevole che avrebbe imparato qualcosa di nuovo per poi mettere al
servizio le sue competenze. Per questo la politica e la società civile
ieri, all’unisono, hanno pianto per la scomparsa di Vigna.

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