Precisazione sulla dirigenza, riforma della Pa

Precisazione sulla dirigenza, riforma della Pa

Giovedì 28 maggio 2009 – “in merito al progetto di legge sulla Dirigenza”.

Tutti i cambiamenti generano resistenza, è normale. Ciò vale a maggior ragione per la pubblica amministrazione tanto è vero che nonostante le reiterate promesse dei governi precedenti, la riforma non è mai stata avviata.


Sulle dichiarazioni di principio tutti sono d’accordo: basta con l’autoreferenzialità, bisogna superare l’inamovibilità, si deve puntare sulla professionalità e sulla responsabilità, basta con i trattamenti ad personam. Quando, poi, si traducono i principi in progetti di legge, nascono le paure ed i contrasti, anche se il confronto è stato serrato e sono state ampiamente condivise le linee direttrici.


E’ naturale e legittimo che la categoria dei dirigenti cerchi di tutelare se stessa. Il Governo, invece, ha il compito di dimostrare che alle dichiarazioni e ai proclami fa seguire le azioni attese dalla popolazione complessivamente intesa e dagli stessi dipendenti. Dopo aver definito chiaramente il progetto complessivo ed il contesto dei singoli atti, dopo aver approfondito gli annosi problemi da risolvere prioritariamente, dopo aver tenuto conto di legittime richieste, alcuni allarmismi sono ingiustificati.

Per esempio, se si consente ai dirigenti di scegliere di restare nell’attuale regime retributivo o di entrare in quello nuovo, dov’è la lesione dei diritti acquisiti?

Se la titolarità ed inamovibilità dal posto va superata (come scritto nel contratto collettivo del 2005!!!!), non è giusto che anche i dirigenti in organico possano essere assegnati in presenza di determinate condizioni e necessità, sulla base di regole predefinite e con una motivazione precisa?


Quanto all’autonomia della dirigenza bisogna mettersi d’accordo su come la si intende: la riforma prevede l’autonomia tecnico-professionale dei Dirigenti nei loro ambiti di competenza per evitare indebite interferenze del potere politico, non concepisce l’autonomia come mera difesa di rendite di posizione, molte delle quali sono peraltro state create nella più ampia discrezionalità, in mancanza di regole e criteri predefiniti.

Il Governo, comunque, non è sordo di fronte alle legittime richieste di tutte le parti che compongono l’Amministrazione; come ha recepito i contributi delle OO.SS., così intende comprendere anche le ragioni contenute nelle proposte migliorative dell’Associazione Dirigere.

La riforma è molto complessa e gli equilibri sono determinanti.

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