Problematiche del Lavoro. Csdl

Problematiche del Lavoro. Csdl

Abbattimento degli stipendi per gli studenti: una misura contestata fin dal maggio scorso
Inascoltate dal Segretario per il Lavoro le richieste del Sindacato per tutelare i giovani lavoratori
6 settembre 2011 – La CSdL rileva che la CSU, fin dal maggio scorso, ha contestato l’abbattimento del 40% delle retribuzioni per i ragazzi che lavorano prevista dal Decreto Legge per l’incentivazione dell’occupazione di giovani studenti, inviando al Segretario di Stato per il Lavoro, prima dell’approvazione dello stesso Decreto, una lettera firmata dai Segretari Generali.
“Riteniamo che tale abbattimento – ha scritto il Sindacato – sia troppo gravoso, considerando che allo stesso si possono aggiungere altri abbattimenti legati alle varie situazioni contrattuali presenti sul territorio, come quelli dovuti all’età del lavoratore o al fatto che sia il suo primo lavoro. Si ritiene quindi che tale misura vada riveduta, considerando che la normativa esistente, ovvero la legge 88 del 2003, prevede che l’abbattimento massimo per queste tipologie di assunzione sia del 20%”. La CSU afferma che abbassare i diritti e le retribuzioni dei lavoratori, con la scusa di incentivare le assunzioni, è una politica errata ed assolutamente non condivisibile.”

Il Segretario di Stato Francesco Mussoni, che ha deciso di non ascoltare le richieste del Sindacato a tutela degli studenti, si è assunto pertanto la responsabilità di aver abbassato le retribuzioni dei giovani lavoratori. Bene hanno fatto quegli studenti che hanno manifestato pubblicamente la propria protesta per questa ennesima misura che è andata a colpire e ridurre i diritti delle persone. Una misura ancor più odiosa considerando che si tratta di giovani, una categoria già assai poco tutelata, i cui diritti dovrebbero essere invece al centro dell’attenzione di chi gestisce la cosa pubblica.

CSdL, Confederazione Sammarinese del Lavoro

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No alla deregolamentazione dei rapporti di lavoro e all’abbassamento dei diritti in cambio dei rinnovi contrattuali
Le imprese sane non hanno bisogno delle misure del Decreto Mussoni e non sono interessate al conflitto che Governo e ANIS stanno fomentando. Al paese servono innanzi tutto gli accordi con l’Italia e l’uscita dalla black list. Su questi temi il mondo del lavoro e dell’impresa sono più vicini di quanto sembra, ma Esecutivo e Associazione Industriali stanno giocando la partita dell’affermazione del loro potere
6 settembre 2011 – Se la condizione posta per chiudere le vertenze contrattuali è quella di accettare i contenuti del Decreto Mussoni, come traspare dalle dichiarazioni del Segretario di Stato e dell’ANIS, dalle colonne del suo giornale, il Direttivo FULI-CSdL dice: NO GRAZIE! È ancora vivo il ricordo del periodo antecedente il contratto 2005, quando alla precarietà endemica dei lavoratori frontalieri e di buona parte dei nuovi assunti sammarinesi e residenti, si aggiungeva il proliferare dei Co.Co.Co., a mille euro al mese senza ferie, tredicesima, TFR, malattia e contributi pensionistici, e distacchi dalle cooperative italiane di “soci lavoratori”, a 700 euro al mese. Persone che facevano lo stesso lavoro con condizioni nettamente diverse. “Se ci vogliono far tornare al passato e lasciare al loro destino le persone senza diritti con la promessa di qualche soldo in più,” il Direttivo FULI afferma che “la dignità non è in vendita ed i lavoratori dell’industria sapranno reagire come sempre hanno fatto quando è stata necessaria la loro partecipazione.”
La ricetta del Governo e dell’ANIS per uscire dalla crisi e aumentare la competitività è quella di ridurre i diritti del lavoro, e hanno la faccia tosta di tacciare la CSdL come un soggetto retrogrado che non vuole stare al passo con i tempi. Il Direttivo ritiene che l’economia sana, della quale le attività manifatturiere in gran parte sono espressione, abbia bisogno di ben altro e non sia interessata al conflitto che si sta delineando. Servono gli accordi con l’Italia e l’uscita dalla black list: Sindacato e singole imprese condividono la necessità di consentire ad organi ispettivi e Magistratura di poter accedere a tutte le informazioni che servono per combattere l’illegalità e l’evasione fiscale, trasmettendole e ricevendole dall’Italia. Ci sono voluti due anni per fare il passo necessario in questa direzione, perdendo anche la poca credibilità rimasta.
All’economia reale non interessa introdurre forme di sottotrattamento, ma evitare perdite di tempo nel trovare le professionalità richieste, non subendo il ricatto delle convenzioni con il politico di turno ed evitando decine di inutili colloqui con chi non ha le caratteristiche richieste. Il Decreto fa l’esatto contrario, spingendo i lavoratori con maggiori difficoltà di inserimento al lavoro verso l’umiliazione “dell’aiutino”. Serve un progetto di sviluppo che comprenda l’autonomia della PA dalla politica; una Magistratura che decida sulla base di un reale stato di diritto ed in tempi celeri; le riforme del fisco, del catasto e della previdenza che assicurino la solidità del bilancio dello stato e dei fondi con incentivi fiscali rivolti alle imprese che fanno investimenti e garantiscono occupazione, specie se qualificata, e non rivolti agli “amici”; costi degli investimenti immobiliari a fini produttivi competitivi rispetto al circondario. 
Dal canto loro i lavoratori non possono continuare a perdere reddito a causa delle riforme indicate, dei balzelli attuati dal Governo, della ripresa dell’inflazione, e a subire il ricatto del mancato rinnovo dei contratti, se non a condizione di rinunciare a gran parte delle conquiste sindacali. Sostenere la competitività dell’economia sana spetta alla collettività. Su tutti questi temi strategici, il Direttivo ritiene che il mondo del lavoro e dell’impresa siano più vicini di quello che sembra, ma Governo ed ANIS hanno invece deciso di giocare un’altra partita, quella per la riaffermazione del loro potere in quanto tale, decisamente appannato, come dimostra la grande partecipazione della società civile alle recenti iniziative di mobilitazione e al referendum.  È un ulteriore tentativo di distogliere l’attenzione dalle scelte sbagliate fatte negli ultimi decenni, che hanno ridotto il Paese nelle condizioni in cui si trova e di cui la politica e gli affari non vogliono pagare dazio. Se si riapre la stagione del confronto vero, non quello conseguente al fatto compiuto, la CSdL sarà protagonista con le sue proposte. In caso contrario, con la mobilitazione. Il conflitto sociale è dietro l’angolo e chi lo fomenta perpetuando atteggiamenti arroganti se ne assumerà la responsabilità.
direttivo fuli-csdl, Federazione Unitaria Lavoratori Industria

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