Processo Gatti-Galassi, ascoltati ieri in aula testimoni eccellenti

Processo Gatti-Galassi, ascoltati ieri in aula testimoni eccellenti

Grandoni e Rossini: “Mai dato soldi a Gatti”. Rossini: “Dato 500 milioni alla Dc per campagna elettorale. Mi imposero di pagare 250 milioni di lire allo studio Volpinari e sono ancora arrabbiato”. De Biagi: “Quando sono uscito dalla politica mi hanno asfaltato”.

ANTONIO FABBRI – Nuova udienza, ieri, per il processo a carico di Gabriele Gatti e Clelio Galassi, accusati di riciclaggio. Sono sfilati in aula, davanti al Commissario della legge Simon Luca Morsiani, testimoni di primo piano. Tra questi Germano De Biagi, Marino Grandoni e Ambrogio Rossini, oltre a Marziano Guidi. Le vicende su cui si sono incentrate le testimonianze sono quelle dei tre casi cui è collegata la contestata provenienza illecita del denaro che per l’accusa è stato riciclato: Centro uffici Tavolucci; sede della Wonderfood; concessione EuroCommercialBank.

Germano De Biagi ha parlato della sua partecipazione all’operazione del centro uffici tavolucci. Ha dichiarato che all’epoca investì tre miliardi di lire, consegnati allo Studio Antao, perché credeva nel progetto.

Un investimento, non direi un buon affare”, ha dichiarato, “un investimento come altri” per poi ottenere degli immobili all’interno del complesso. Ha dichiarato che all’epoca le operazioni immobiliari si facevano in molti casi con una stretta di mano e con società di fatto. “Dopo aver lasciato la politica – ha poi aggiunto – sono stato asfaltato”, ha affermato alludendo alla chiusura dell’Electronics e alle vicissitudini affrontate dopo la sua uscita dalla politica.

Di seguito è stato ascoltato Marino Grandoni. All’epoca Grandoni era amministratore della Polichem, società del noto imprenditore italiano Benito Benedini. Quando Polichem decise di lasciare il Titano vennero liquidate le sue proprietà, tra cui lo stabile dell’azienda chimica. Grandoni fece un’offerta per conto di Benedini per 14 miliardi di euro, ma poi – ha riferito in aula – lo stesso Benedini gli chiese di non portare avanti la proposta. La società fu venduta e un liquidatore cedette anche l’immobile che “era interesse politico venisse venduto ad una azienda sammarinese”, per evitare che potesse lasciare il territorio, ha specificato.

Grandoni ha anche spiegato come funzionava all’epoca l’utilizzo dei libretti al portatore, usati come mezzo di pagamento sicuro “in particolare da chi non si conosceva”, più sicuro degli assegni dei quali era difficoltoso verificare la solvibilità.

A domanda della difesa l’ingegnere ha dichiarato di non avere “mai pagato la politica”, ha detto, evidenziando che molte delle sue proposte immobiliari non andarono in porto. Tra queste anche un progetto di centro uffici che non fu accolto perché necessitava di modificare il Prg.

Mai pagato Gabriele Gatti e mai ricevuto sollecitazioni per farlo”, ha quindi risposto a specifica domanda. Così pure ha dichiarato anche Ambrogio Rossini, che però ha anche detto: “ho dato 500 milioni alla politica”, poi specificando che si trattò di un assegno consegnato, non direttamente da lui, in Via delle Scalette, alla Dc, per una campagna elettorale antecedente al 2001.

In una ulteriore domanda la Procura fiscale ha richiamato una parte della deposizione di Rossini in istruttoria, quando disse: “Le loro pretese erano incontenibili. Galassi e Gatti mi imposero di pagare 250 milioni di lire allo studio di Antonio Lazzaro Volpinari”. “Ah questo me lo ricordo – ha detto subito Rossini in aula – e sono ancora arrabbiato”.

Alla prossima udienza del 10, tra gli altri, deporrà anche Antonio Lazzaro Volpinari.

Di seguito ieri ha deposto Marziano Guidi che ha parlato della nascita di Ecb. Sempre alla prossima udienza sarà sentito anche il direttore di Aif, Nicola Muccioli.

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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