Referendum: ha vinto la volontà di cambiamento dei cittadini

Referendum: ha vinto la volontà di cambiamento dei cittadini

È profonda la soddisfazione in casa CSdL per l’esito del referendum sulla inalienabilità dei terreni dello Stato, che ha visto la nettissima vittoria dei sì, facendo registrare una buona partecipazione degli elettori residenti. Questa importante vittoria, a cui anche la CSdL ha dato un contributo, invitando gli elettori a votare sì, dimostra che i cittadini vogliono promuovere quel cambiamento in senso democratico e nella direzione dell’equità, che serve al paese per uscire dalla crisi. Semmai, è la classe politica, in particolare il Governo, che questo cambiamento non lo vuole.
È un messaggio molto forte, che va oltre lo stesso quesito referendario, che la cittadinanza ha inviato alla maggioranza di Governo, che nella sua azione ha preferito i metodi unilaterali senza ricercare il confronto con le forze sociali e i cittadini; che non è in grado far uscire il paese dalle secche della crisi; che non vuole né adottare politiche di equità, né completare quei fondamentali passaggi per rendere il nostro sistema finanziario pienamente trasparente, facendo pagare le conseguenze di ciò alla parte sana del paese. Un messaggio che l’Esecutivo dovrebbe ascoltare con molta attenzione.
Riteniamo che questa risposta di partecipazione democratica e questa voglia di cambiamento espressa dai cittadini, siano da attribuire, sul piano più generale, anche all’azione della CSdL e della CSU, che hanno parlato e continuano a parlare non solo ai lavoratori ma a tutta la cittadinanza, organizzando iniziative e facendo proposte responsabili sul complesso dei problemi che riguardano le sorti dell’intero paese.
Questa vittoria, su un altro piano, non fa altro che aumentare la disapprovazione per l’annullamento del referendum sull’ingresso di San Marino nell’Unione Europea, che la Confederazione del Lavoro ha appoggiato con convinzione. Questo annullamento è veramente immotivato, perché l’”iniziativa” messa in campo del Governo – come i suoi stessi esponenti ammettono – si limita a perseguire una maggiore integrazione con l’Europa, e quindi non ha nulla a che vedere con la richiesta di adesione alla UE. In questo modo, si è impedito ai cittadini di esprimersi democraticamente su uno dei nodi più importanti per il futuro del paese. Tra i tanti problemi aperti nel nostro paese, evidentemente, c’è anche un deficit di democrazia.

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