Rete: “I restauratori vogliono distruggerci”

Rete: “I restauratori vogliono distruggerci”

Rete: “I restauratori vogliono distruggerci”

Quando diversi mesi fa il movimento Rete ha espresso perplessità per il fango divulgato dall’informazione, intendeva denunciare (non certo in Tribunale, che non interverrebbe) la strategia del terrore, a tutela di Repubblica futura, che sta andando in onda da qualche settimana e certamente non terminerà fino all’8 dicembre. 

Per il giornaletto di partito tutti sono corrotti, specialmente Rete che non ha mai governato, mentre i soli ad essere rispettabili sono quelli di Ap (ops, Rf, se no ce lo ha detto Gatti, cit.) che governano ininterrottamente dal 2006 e nel frattempo hanno piazzato persone affini e organiche in ogni posto di rilievo. 

Il fango e l’odio ripetuto quotidianamente per distruggere l’avversario fornisce la misura di una crociata in cui i mandanti si giocano tutto, e dove i bisogni di un Paese martoriato dalla loro condotta rimangono nelle retrovie: ora la priorità è distruggere, diffamare, oltraggiare l’intelligenza dei cittadini per succhiare qualche voto, al calduccio di un’impunità che grida vendetta.

Il dossieraggio, i pedinamenti, le intimidazioni, la menzogna saranno la misura della campagna elettorale che verrà propalata nei prossimi due mesi. La distorsione della realtà, la propaganda spicciola, la copertura di interessi contrari a quelli del paese la faranno da padrona. A nulla serve rispondere a chi mente e usa i suoi canali per sputare fango sugli unici granelli di sabbia che ancora non si sono piegati alla loro egemonia.

In un Paese normale tutto questo non potrebbe accadere, ma noi non siamo un Paese normale e la misura della violenza che aumenterà la spaccatura nel Paese, gli scontri, l’odio e l frustrazione, testimonia degli interessi in campo di chi si gioca tutto. 

Lo avevamo preventivato e lo sappiamo: Rete è il gruppo che questi veri restauratori devono distruggere, perché ben sanno che quanto hanno fatto non beneficerà di alcuno sconto se saremo chiamati a governare il Paese. Saremo branditi, saremo dileggiati, saremo pedinati e verranno commissionate foto, registrazioni, incontri trabocchetto che già si stanno realizzando. Saremo messi alla sbarra, saremo indicati come nemici del Paese, perché chi lo farà considera parassitariamente il Paese “cosa sua”.

Dunque un emendamento discusso in Commissione Finanze, presentato da tutta l’opposizione il 10 aprile 2019, su cui l’intera Commissione si era espressa favorevolmente, diventa clientelare se approvata all’unanimità dall’Aula consiliare, anche dall’amata Repubblica Futura (che per carità, è stata “trascinata” in questo voto… boh!).

Un voto che non costerà 6,2 milioni ma probabilmente zero allo Stato, in quanto 1,8 milioni sono accantonati nella ex Banca Cis, altri sono valori confiscati, e chi ha procedimenti in corso e azioni di responsabilità non vedrà il becco d’un quattrino! 

Un emendamento presentato da un ex dipendente di Asset Banca ed ex dipendente di Cassa di Risparmio, Stefano Palmieri, che magari ha o aveva clienti o amici che avevano azioni subordinate dentro questa banca, che chiedeva di restituire i soldi investiti in azioni subordinate che nessun sistema di garanzia dei risparmiatori al mondo restituisce (perché quelle sì sono frutto di speculazione finanziaria ad alto rendimento e alto rischio su cui si dovrà approfonditamente ragionare) diventa un emendamento di buon senso solo perché presentato da un membro Rf. Nonostante quello sarebbe costato 17,5 milioni di euro! 

Piegare la realtà non è onorevole. Volere aggirare i cittadini è vergognoso. Il Paese non merita questo astio. Ci auguriamo non ci si dimentichi il disastro politico economico e sociale creato da un governo che ha indebitato il Paese per il prossimo quarto di secolo.

 

Rete

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