Rf: “Benvenuti nell’antica terra… senza libertà”

Rf: “Benvenuti nell’antica terra… senza libertà”

“Lo diciamo subito, in modo da non scandalizzare troppo i nuovi moralisti: deturpare monumenti pubblici o arredi urbani è una cosa che non va fatta, esecrabile e censurabile”.

Inizia così un commento di Repubblica Futura che trae spunto dal recente atto di vandalismo con la cancellazione della scritta “libertà” dal portale di ingresso della Repubblica.

“Limitarsi a questa considerazione, però, vorrebbe dire – crediamo – continuare a non capire cosa sta succedendo al nostro Paese, alla nostra Comunità.
D’altra parte, perché stupirsi? Questi due anni, terribili per molti versi, lo sono stati ancora di più per il clima intimidatorio, mistificatorio e per la restrizione costante della percezione della libertà dei singoli, se non della libertà stessa. Peraltro con il sistema del “mondo capovolto”. Alcuni esempi. Viene estromesso dalle sue funzioni uno dei sindaci dell’AASLP? È colpa dei Sindaci (nonostante essi siano intervenuti più volte per ristabilire la verità!). Canti pastrocchia sul Prg di Boeri, e Boeri stesso è costretto a puntualizzare le sue posizioni? Nessun problema, va tutto bene! Qualcuno dirà: ma queste sono inezie. E può essere vero. Ma che dire del famoso “festino del primo aprile”? I maggiorenti della maggioranza bivaccano in via Giacomini a porchetta e champagne e a finire nei guai chi è? Semplice: i cittadini che sui social o sui giornali hanno dimostrato la loro rabbia e indignazione, e i giornalisti che hanno osato scriverne. Ancora: vengono mosse accuse pesantissime ad un Capitano Reggente e che succede? Nulla, dirà qualcuno. Molto peggio invece: parte la campagna denigratoria verso chi avrebbe subito le molestie, contro la stampa che ha osato dare la notizia, contro i cittadini che hanno avuto l’ardire di commentarla. Tutto condito con l’immancabile posizione del Congresso di Stato, che spiega come il Reggente non possa parlare, non possa affrontare il “contraddittorio”. Ma quale contraddittorio, quale “non può parlare”! E dire che Repubblica Futura aveva semplicemente chiesto una smentita… evidentemente troppo! Intanto la crisi reputazionale per il nostro Paese galoppa, aspettando il Ministro Cartabia e magari che qualche cittadino sia nuovamente denunciato e si cerchi di nuovo di chiudere qualche giornale. E non sarebbe la prima volta. Su quanti cittadini sarebbe stato disposto, dal Dirigente del Tribunale, di indagare per aver scritto lettere su un giornale? A proposito: è stato proprio il Dirigente del Tribunale ad avviare queste azioni? Una risposta chiara sarebbe assolutamente necessaria, ma anche per questo non è ancora arrivato il momento giusto. In fondo non siamo riusciti ancora a sapere se i fatti che hanno portato alla cacciata del precedente Dirigente del Tribunale siano legittimi: non ha risposto il Collegio Garante, non ha risposto il Tribunale. Evidentemente quelle sono decisioni su cui nessuno può permettersi di fare domande, va bene così. Anche la lettera di dimissioni (fasulle, ovviamente) del Segretario Ciavatta è ancora segreta (guai a chiederla, guai a volerla leggere!), i cittadini non devono sapere cosa accade nelle stanze dei bottoni mentre la maggioranza si scanna su tutto tranne che sulla “terra da ceci” in Tribunale, come ampiamente preconizzato da Gabriele Gatti. A proposito: ve ne siete accorti? Anche ieri qualche mezzo di informazione titolava “Giuseppe Mazzini non esiste”. Ormai il revisionismo storico è partito, anzi è arrivato. Il Conto Mazzini è stato uno scherzo, nella nuova era dello “stavamo bene” nessuno deve azzardarsi nemmeno a citarlo. Insomma: siete proprio sicuri, Gentilissimi membri della Maggioranza e del Congresso di Stato, che sia sufficiente – davanti ad un atto come quello accaduto al portale di ingresso di Dogana – gonfiare il petto, scandalizzarsi e richiedere nuovamente l’intervento della forza pubblica e del Tribunale? Non sarebbe il caso di farsi anche qualche domanda? Ci pare che sempre più la nostra cittadinanza sogni e desideri una vera e propria liberazione, il giorno in cui il Governo non potrà più usare i soldi di tutti e l’Avvocatura dello Stato per denunciare i propri concittadini; il giorno in cui a vergognarsi debbano essere i “colpevoli”, non le vittime; il giorno in cui non si debba temere per dire le proprie opinioni o – peggio – la verità.
Anelare al buon governo è tutta un’altra cosa, ci rendiamo conto, ma questo in fondo è il lascito, l’eredità, di questi due anni terribili nell’antica terra della libertà: siamo tutti costretti a desiderare, appunto, un po’ di libertà, e competenza, cultura, capacità, progettualità, sviluppo… che sono ormai diventati miraggi, accessori, che paiono addirittura superflui quando si è costretti a desiderare la libertà”.

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