Presentazione
Daniele Celli, Preside del Liceo Scientifico Paritario “Georges Lemaître” di Rimini
Insegnare a studiare è compito dei docenti, imparare a studiare è compito degli studenti. Con un “nota bene”: che per essere insegnante occorre innanzitutto mantenersi nella posizione dello studente, ovvero dello studioso, del ricercatore, del discente, cioè di chi mantiene l’esigenza viva di apprendere sempre – condizione imprescindibile, questa, per poter credibilmente coinvolgere altri nell’avventura della conoscenza e della scoperta del mondo, anche perché i giovani prima che le parole degli adulti apprendono il modo con cui essi si rapportano alla realtà.
Apprendere richiede un rigore metodologico: qui si situa la necessità di mettere a punto, a livello sia concettuale sia operativo, alcuni fondamentali aspetti delle dinamiche dell’apprendimento al fine di rendere possibile una esperienza significativa e produttiva dello studio.
Occorre perciò cercare di rispondere a due domande:
1. perché studiare?
2. come studiare?
Perché val la pena studiare? (che vuol dire: quali sono le ragioni dello studio?) E come ci si può organizzare per studiare bene? (che vuol dire: quali sono i passi dello studio?).
Imparare un metodo di studio implica dunque non appena acquisire delle tecniche ma mettere a fuoco la “strada” per assimilare l’”insieme delle ragioni e dei passi dello studio”. E per “studio” a scuola intendiamo “l’applicazione sistematica e appassionata per l’apprendimento insegnato”.
Possiamo dire allora che il metodo per studiare consta di tre pilastri (come suggerisce Rosario Mazzeo, grande esperto in materia):
a) una posizione: ovvero un atteggiamento positivo nei confronti dello studio, fatto di attenzione, di domanda, di ascolto, di stupore, ovvero di curiosità e apertura nei confronti del mondo; a questo primo decisivo livello si collocano la concezione dello studio e le motivazioni per affrontarlo, che possono essere sia estrinseche sia intrinseche (queste ultime relative al sapere, al saper fare, al saper essere);
b) un comportamento: ovvero una capacità di organizzazione degli spazi e dei tempi, un’autodisciplina (fisica e mentale), potremmo dire uno “stile di vita”, con le regole connesse;
c) quattro operazioni: ovvero quattro fondamentali abilità, che sono: apprendere (afferrare con la mente: esplorare, parafrasare, analizzare); comprendere (prendere dentro di sé: astrarre/generalizzare, riassumere, ricapitolare); riprendere (ritornare con la mente: memorizzare, ripassare, esercitarsi); intraprendere (continuare in modo creativo: rielaborare, applicare/inventare, illustrare).
Questo “piccolo manuale per apprendere un metodo di studio”, frutto della passione educativa e del lavoro didattico di Riccardo Belotti, credo potrà rivelarsi un prezioso ed agile aiuto – per entrare in maniera sempre più consapevole e creativa nell’esperienza dello studio – per tutti coloro che non hanno innanzitutto bisogno di “ricette” ma piuttosto di testimonianze vive per diventare sempre più autentici protagonisti nella scuola come nella vita.