Riforma delle pensioni. Ordine avvocati e notai

Riforma delle pensioni. Ordine avvocati e notai

COMUNICATO STAMPA
RIFORMA DELLE PENSIONI
L’Assemblea dell’Ordine degli Avvocati riunitasi in data 24 maggio u.s. ha preso in esame la riforma pensionistica e le conseguenze della sua applicazione ed ha deciso di scendere in sciopero dal 6 giugno prossimo respingendo completamente il progetto proposto dal Governo, in particolare nella parte in cui accorpa indebitamente categorie assolutamente disomogenee tra loro, quali liberi professionisti, artigiani e commercianti.
Si tratta di categorie di lavoratori assolutamente non assimilabili sotto svariati profili.
Gli artigiani ed i commercianti organizzano la loro attività in forma imprenditoriale o societaria, magari divenendo dipendenti della stessa loro società, mentre i liberi professionisti, offrono servizi in forza della loro personale professionalità; questa è anche la ragione per cui i liberi professionisti normalmente vanno in pensione ben oltre il conseguimento dell’età pensionabile, diversamente da commercianti e artigiani.
Del resto, la distinzione tra le categorie è netta anche sul piano fiscale: i professionisti, tenuti alla dichiarazione analitica dei loro redditi, denunciano somme superiori a quelle di commercianti ed artigiani, ai quali, peraltro, è concessa, in determinati casi, la determinazione forfettaria del reddito.
Queste differenze si sono ovviamente ripercosse sui rispettivi autonomi fondi pensionistici: il fondo pensioni dei liberi professionisti è in attivo di ben 7 milioni di euro e può mantenersi in equilibrio negli anni con piccoli interventi sulle aliquote contributive; quello di artigiani e commercianti, ha presentato e continuerà a presentare un passivo superiore ai 10milioni annui!
La causa di tale pesante deficit si ravvisa principalmente nella totale incapacità della politica che, in tutti questi anni, non si è mai occupata di porre correttivi a quello che oggi è un vero e proprio allarme sociale; la stessa politica oggi pretende di colmare tale deficit utilizzando i risparmi accumulati sul fondo pensionistico dei liberi professionisti.
Con l’accorpamento dei fondi, infatti, i liberi professionisti che in questi anni, grazie alle contribuzioni degli aderenti, hanno saputo mantenere il proprio fondo in attivo, salvaguardando il proprio sacrosanto diritto di percepire la pensione, verrebbero chiamati a risanare con il loro attivo, il deficit di un fondo in drammatico passivo a causa dell’inerzia e della totale mancanza di lungimiranza della classe politica.
In sintesi, le principali conseguenze della riforma pensionistica proposta sarebbero:
(a) l’unificazione di categorie di lavoratori assolutamente disomogenee che presentano profonde differenze sotto il profilo lavorativo, contributivo e pensionistico e che non possono ricevere analoga regolamentazione previdenziale.
(b) l’innalzamento immediato e spropositato delle aliquote contributive che, nell’arco di pochi anni verrebbero aumentate dall’attuale 12% (ampiamente sufficiente a garantire l’equilibrio del fondo autonomo dei liberi professionisti) al 22% (addirittura insufficiente a garantire l’equilibrio, anche nel breve periodo, del fondo risultante dall’accorpamento) sin da ora insufficiente a garantire l’equilibrio del nuovo fondo anche nel breve periodo;
(c) la concreta prospettiva per i liberi professionisti di non riuscire a percepire la pensione che, invece al momento appare sufficientemente garantita.
Gli Avvocati ritengono che l’accorpamento del proprio fondo con quello di artigiani e commercianti (categoria verso la quale non si nutre alcun tipo di rancore) costituirebbe una manovra ingiustamente punitiva nei confronti dei Liberi Professionisti che hanno avuto il merito – come anche la categoria dei lavoratori dipendenti – di mantenere in attivo il proprio fondo e pertanto ritengono inaccettabile ed ingiustificato che i propri risparmi previdenziali siano utilizzati per colmare il deficit di altri fondi a cui non hanno in alcun modo contribuito.
Gli Avvocati pretendono pertanto che venga mantenuto e salvaguardato il principio dell’autonomia dei fondi e si oppongono con fermezza a questo tentativo del Governo di riversare sui liberi professionisti le conseguenze di anni di incaute ed irresponsabili scelte politiche.
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SITUAZIONE DEL TRIBUNALE UNICO
In occasione dello sciopero che gli avvocati hanno indetto per manifestare la propria ferma contrarietà alla riforma pensionistica proposta dal Governo, si coglie l’occasione per rimarcare le gravi problematiche all’interno del Tribunale Unico.
La mancata nomina di due magistrati in sostituzione di colleghi, uno dei quali già da tempo posto in quiescenza per anzianità di servizio, ha comportato una vera e propria paralisi di numerosi fascicoli allo stesso affidati e che da qualche mese sono letteralmente ‘bloccati’; tale situazione viene aggravata dal fatto che anche parte dei nuovi fascicoli vengono affidati allo stesso magistrato mancante per cui non hanno alcun esito.
Nel contempo, le pesanti limitazioni unilateralmente imposte dal Tribunale, per carenza di personale, circa i giorni e gli orari per la consultazione dei fascicoli (tanto civili che penali) e per il deposito delle istanze in materia penale, certamente non fanno onore al principio dell’efficienza cui dovrebbe essere informato il Tribunale, come ed ancor più di tutti gli altri Uffici pubblici.
Gli avvocati esprimono forte preoccupazione per la situazione creatasi all’interno del Tribunale Unico, nella consapevolezza che la funzionalità della Giustizia sia una delle più importanti espressioni della civiltà di un Paese.
L’attuale situazione ha già determinato importanti disagi e ritardi sui fascicoli pendenti e rischia, qualora non sia risolta in tempi rapidissimi, di cagionare ulteriori gravi pregiudizi a tutti coloro (cittadini e non) che si vedono costretti a rapportarsi con gli Uffici Giudiziari.
San Marino 26 Maggio 2011.
Il Presidente
Ordine Avvocati e Notai RSM
Avv. Manuel Micheloni

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