Riforma fiscale, Sinistra Unita

Riforma fiscale, Sinistra Unita

Il confronto tenutosi ieri in Commissione Finanze ha messo in luce numerose perplessità circa gli interventi prospettati dal Governo in tema di riforma fiscale.
In primo luogo riteniamo che le soluzioni prospettate dal punto di vista tecnico siano fortemente condizionate da una impostazione politica poco coraggiosa e poco lungimirante, laddove cioè non vengono affrontati con determinazione alcuni nodi che sarebbero invece determinanti per l’efficacia del risultato.
Il primo grosso limite di questa riforma sta nel fatto che ancora una volta il carico maggiore graverà sulle spalle dei lavoratori dipendenti, unici ad avere redditi impossibili da “mascherare”. Non devono trarre in inganno l’istituzione di una area di esenzione totale al di sotto dei 12.000 euro e l’abbassamento delle aliquote dell’IGR poiché infatti, ed è stato confermato anche dai consulenti presenti in Commissione, considerando la drastica riduzione degli abbattimenti e l’eliminazione delle spese produzione reddito, l’imposta effettiva che dovrà pagare un lavoratore dipendente con reddito tra i 20.000 e i 30.000 aumenterà di molte centinaia di euro!
Nonostante fosse un punto preciso del programma elettorale del Patto, si è scelto di non introdurre il quoziente familiare (che avrebbe dato respiro a chi ha persone a carico), per motivi puramente ideologici, non volendo infatti riconoscere la situazione del paese reale che comprende numerose famiglie di fatto composte da coppie non sposate, alle quali sono spesso imposti vincoli, incompatibilità, e obblighi come alle famiglie “ufficiali”, ma il cui riconoscimento creerebbe problemi alla parte più integralista di questa maggioranza.
Va inoltre rilevato come il Governo insista molto sull’introduzione di maggiori controlli e diversi meccanismi di accertamento ma, anche in questo caso, ci sembrano solo vuote dichiarazioni di intenti, tanto belle quanto inutili. L’introduzione dello scontrino fiscale, peraltro solo ipotizzata ma non ufficializzata, è una soluzione già datata. In una realtà piccola come la nostra, dove ci si conosce tutti, è facile prevedere che solo la presenza fisica di qualche controllore (una sorta di polizia tributaria sammarinese) potrebbe costringere chi vuole evadere in modo sistematico a comportarsi regolarmente. In caso contrario costoro emetterebbero gli scontrini solo quando vedono avvicinarsi qualche agente e non certo in maniera continuativa, quando invece sarebbe molto più efficace una procedura elettronica come si può ottenere con la Smac Card o con collegamenti permanenti con l’Ufficio Tributario.
Allo stesso modo l’obbligo di denunciare i redditi prodotti all’estero diventa un dovere solo morale se non si introduce lo scambio di informazioni automatico, in quanto le sanzioni previste dalla legge non verranno mai applicate in mancanza di questo fondamentale strumento di controllo, per cui lo Stato dovrebbe fare affidamento solamente sulla buona volontà dei contribuenti.
D’altra parte lo Stato ha già rinunciato a tutelarsi diverse volte in passato – l’ultima in occasione della modifica alle norme sul segreto bancario un anno fa – stabilendo che se da un lato l’Italia ha diritto di avere le informazioni sui depositi bancari dei suoi cittadini, dall’altro si è ribadito che chi non può avere accesso ai conti correnti è proprio l’amministrazione sammarinese a tutela dei diritti della collettività. È infatti impedito sia all’Ufficio Tributario in fase di accertamento, e persino all’Esattoria in fase di riscossione, di verificare le disponibilità bancarie di evasori o presunti tali, per cui come al solito a pagare sono sempre i soliti mentre i più furbi la fanno franca e, talvolta, come avvenuto nel 2010, vengono pure ricompensati con un bel condono fiscale. Nonostante il problema degli accertamenti bancari sia stato segnalato anche dai consulenti della Segreteria per le Finanze, la riforma non contiene alcuna indicazione in proposito, e questo ci fa seriamente pensare che l’intenzione del Governo sia quella di fare cassa facilmente, mettendo le mani delle tasche di alcuni salvaguardando gli interessi di altri, limitandosi a dichiarazioni ad effetto e con il ricorso a soluzioni che sono già perdenti in partenza.
I sacrifici, apparentemente chiesti a tutti, si riveleranno dunque efficaci solo nell’applicazione ai lavoratori dipendenti e a chi ha redditi certi, mentre in molti altri casi produrranno risultati di molto inferiori alle attese in quanto privi dei necessari strumenti di gestione e di controllo.
Passano gli anni, ma i trucchetti delle vecchie volpi rimangono sempre gli stessi.

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