Rimini. Accoltellata la socia, Loris Stecca: ‘ero esasperato, mi ha reso la vita un inferno’. Corriere Romagna

Rimini. Accoltellata la socia, Loris Stecca: ‘ero esasperato, mi ha reso la vita un inferno’. Corriere Romagna

Andrea Rossini – Corriere Romagna: «Provocato, ho perso la testa: mi dispiace» /
Nega la premeditazione: il coltello era già nel borsello. «Se avessi voluto uccidere avrei colpito altrove» /
«Mi disprezzava di continuo dopo che io l’avevo rifiutata come donna, ma purtroppo l’ho fatta grossa»

RIMINI. Stavolta è stata la vita, e non un arbitro, a chiamare fuori i secondi. E Loris Stecca, affranto in un angolo della cella nella quale è recluso, si è ritrovato di nuovo solo, esortato come un tempo a tornare al centro del ring ad affrontare un avversario più temibile del portoricano Victor Callejas che con un gancio sinistro gli frantumò in un colpo solo il sogno mondiale, la mandibola e la fiducia nei propri mezzi: se stesso, il suo passato. Per trenta anni ha lottato per smentire, tra cadute e riscatti, quanti gli pronosticavano un futuro difficile lontano dal pugilato, attraverso un bella famiglia e l’impegno nel lavoro, prima come parcheggiatore e poi tuttofare alla darsena. Ora, nel parlatorio del carcere, si ritrova prigioniero di uno dei più triti cliché sulla boxe. Sprofondato nel momento in cui aveva realizzato il sogno di aprire una palestra intitolata a suo nome. Frastornato, deve rialzarsi e riprendere in mano il proprio destino: non può contare su nessuno. «Ho sbagliato, sono dispiaciuto e pentito per quello che è successo. Ma ho perso la testa, lei mi denigrava di continuo, era sprezzante nei miei confronti, specie dopo che si era sentita rifiutata come donna: all’ennesima provocazione sono scattato. Però non volevo ucciderla, altrimenti avrei colpito altrove», spiega agli avvocati Piero Ippoliti e Luca Ventaloro, gli unici che possono incontrarlo. (…) I motivi di discussione
con la 48enne socia di maggioranza della palestra (lei ha il 96 per cento delle quote, lui il 4) erano legate al valore dell’immagine del campione, ma anche a un rapporto irrisolto tra i
due. «Non sei nessuno, non conti niente, ti mando via quando voglio» avrebbe più volte detto lei, ferendo l’orgoglio di Stecca. «Questi ragazzi vengono in palestra per me», ribatteva lui. L’ex pugile reclamava per sé, oltre che più soldi,
anche maggior rispetto. «Ho sbagliato, ma lei mi sbeffeggiava e mi negava anche quel minimo che avevamo pattuito: non ricevo lo stipendio da due mesi. Ero esasperato: mi ha reso la vita un inferno da quando le ho detto che tra noi potevano esserci solo rapporti di lavoro e non di altro genere». Abbassa lo sguardo.
(…)


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