Bagnino finisce alla sbarra per la pedana dei disabili. Il titolare del 26: “Opere regolari”. Processo già finito, i reati sono prescritti
MANUEL SPADAZZI – La pedana allargata per permettere ai disabili di poter arrivare più facilmente a riva? Un abuso edilizio, secondo la Capitaneria di porto. E non era l’unico reato contestato dai militari al bagno 26. Nel mirino, durante i controlli eseguiti nel 2017, erano finite anche altre opere, ritenute prive di autorizzazione: il bancone della reception per i clienti dello stabilimento, una recinzione, e ancora il bancone per spillare la birra nel chiringuito, tavolini e ombrelloni (sempre nella zona del chiringuiti). Per Fabrizio Pagliarani, titolare del bagno 26, e Alberto Bianchi, gestore del ristorante dello stabilimento, erano scattati così prima una denuncia per violazione delle norme edilizie, ambientali e demaniali, e poi un decreto penale di condanna. Entrambi gli imprenditori, difesi dall’avvocato Gianluigi Durante, hanno impugnato il decreto e hanno deciso di affrontare il processo, che si è tenuto ieri. (…)
Il giudice Ersilia Agnello ha disposto il non doversi procedere nei confronti di Pagliarani e Bianchi, per l’avvenuta prescrizione dei reati. Soddisfatto Pagliarani, che ci tiene a ribadire: “Non avevamo commesso alcun abuso edilizio. Le strutture contestate non richiedono permessi, sono opere amovibili e, in alcuni casi, semplici arredi”. (…)
Articolo tratto da Il Resto del Carlino