Rimini. La proroga delle concessioni balneari si ferma a 5 anni. Corriere Romagna

Rimini. La proroga delle concessioni balneari si ferma a 5 anni. Corriere Romagna

Luca Cassiani – Corriere Romagna: «Demanio, la proroga si ferma a 5 anni» /
La commissione bilancio stoppa i senatori: «Il massimo è il 2020». E l’emendamento passa
Pizzolante (Pdl): meglio di niente, non è finita qui. Il Comune: agevoliamo la qualità dei progetti

 

RIMINI. Scusate ci siamo sbagliati. Dopo il 99 (di Tremonti) e il 30 (dei senatori Filippo Bubbico del Pd e Simona Vicari del Pdl), sulla ruota di Roma il parlamento estrae un nuovo numero: il 5. Cinque sono infatti gli anni di proroga che possono ottenere le concessioni demaniali.
La giornata. A stoppare l’ennesima fuga in avanti dei politici italiani ci ha pensato ieri, di prima mattina, la commissione bilancio del Senato che ha dato parere contrario all’emendamento dei due relatori del decreto sviluppo bis. La proroga – ha spiegato la commissione – può essere al massimo di altri cinque anni, quindi dal 2015 al 2020.
Così il destino di bagnini e chioschisti si è spostato in commissione industria che, all’unanimità, ha deciso di aggiornare al ribasso l’emendamento (da 30 a 5 anni) mandando
sotto il governo che avrebbe preferito evitare proroghe («basta il 2015»).


A quel punto l’ultima parola passava comunque all’esecutivo che ha avvallato i 5 anni anche nel maxi emendamento, alla fine di una giornata di normale confusione al parlamento, come succede ormai da mesi per le concessioni.
Pizzolante. «Cinque anni di proroga sono pochi, ma è meglio di nulla. La battaglia, però, non è finita». Parola dell’onorevole del Pdl Sergio Pizzolante decisamente contrariato per la piega presa dagli avvenimenti. Tanto da annunciare – salvo eccezioni – che non voterà più la fiducia al governo Monti: «Non solo per i balneari, ma per una questione di principio. Ho scelto Monti perché doveva rappresentarci in Europa con efficacia. Invece ci ha riempito di tasse e a Bruxelles non conta nulla». Pizzolante affonda il colpo: «E’ bastato un comunicato di un funzionario europeo per spaventare Monti e Moavero. E questi signori dovrebbero fare gli interessi dell’Italia in Europa? Perché non vanno a confrontarsi con la novità della legge spagnola?».
(…)

 

 

 

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