Rimini. L’identikit dell’assassino. Il Resto del Carlino Rimini

Rimini. L’identikit  dell’assassino. Il Resto del Carlino Rimini

Alessandra Nanni di Il Resto del Carlino Rimini: La telefonata dell’assassino: «Non so dove sono,vieni a prendermi» / Il cerchio si stringe intorno al killer che ha ucciso Leonardo Bernabini, si è lasciato dietro moltissime tracce

 «VIENI a prendermi, non so dove
sono». Un assassino sciagurato
che non solo si lascia dietro il suo
stesso identikit, ma che incapace
di togliersi dal macello che ha appena
fatto, chiede aiuto usando il
suo telefonino e facendosi sentire
da mezzo mondo. Quindi si lascia
dietro le impronte, quelle trovate
sul fucile, il Dna e soprattutto la
sua faccia che i testimoni hanno
ben stampato in mente, mentre
correva insanguinato e in preda alla
disperazione. Circa 35 anni,
biondo, alto 1,70. Un volto che la
Polizia sta ricostruendo nei particolari
con la Scientifica, e che quasi
certamente verrà consegnato oggi
a giornali e televisioni. Il killer
di Leonardo Bernabini, sembra
avere davvero le ore contate. E solo
lui potrà svelare i risvolti di
questo ‘giallo’ dove si procede ancora
per ipotesi.
SU una circostanza gli inquirenti
non sembrano avere dubbi, la vittima
e l’omicida sono arrivati insieme
in via Monterotondo, sulla
vecchia Opel di Bernabini. Ma
perchè si sono portati dietro quel
fucile a canna corta calibro 12?
Quasi certamente apparteneva al
‘biondo’ che hanno visto scappare
e che l’ha poi abbandonato a
700 metri dal luogo del delitto,
senza nemmeno pensare a cancellare
le sue impronte. L’assassino
ha sparato a circa 50 cm di distanza,
dal finestrino posteriore, spappolandogli
la testa. Due fucilate
che l’autista non si aspettava, perchè
aveva già il quadro dell’auto
acceso e si era allacciato la cintura
di sicurezza. Ammesso e non concesso
che prima abbiano avuto
una discussione, per girare le spalle
al killer, vuol dire che Bernabini
si sentiva al sicuro, e che per lui
la questione era chiusa. Non per
l’altro che ha agito sicuramente
d’impulso, travolto dalla rabbia e
senza alcuna premeditazione.
Tutt’altro che un professionista.
Anzi, uno sprovveduto che
mentre scappa si attorciglia
al collo la maglietta sporca
del suo delitto, incurante
del sangue che gli cola
dai graffi in faccia, causati
dai rovi. «No, no,
vado, vado», continua
a ripetere alle
persone che incontra
sulla sua strada e
che vedendolo in
quelle condizioni gli
chiedono se ha bisogno
di aiuto. Non sanno
che sta fuggendo
dal suo delitto, vedono
solo lo sguardo spaurito
di chi non sa dove sta andando.
A un appuntamento,
comunque, con la persona che
deve andarlo a prendere e che a
quanto pare a differenza di lui conosce
quella zona.
(…)

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