La provincia ha ormai 11.416 ettari mangiati dall’uomo. Il ricercatore Ires: “Bloccare nuove costruzioni”
ADRIANO CESPI – “Non c’è più tempo da perdere. Il territorio va messo in sicurezza. Troppe le aree alluvionali e franose in Romagna sulle quali, purtroppo, non è stato fatto nulla”. È categorico Gianluca De Angelis, ricercatore Ires, Istituto ricerche economiche e sociali che fa capo alla Cgil. Un vero e proprio allarme il suo, “l’ennesimo che lanciamo – precisa – che speriamo, dopo le devastanti alluvioni di Faenza, Forlì e Cesena, possa sortire l’effetto sperato”. Ires a metà aprile, sulla scorta dell’elaborazione dei dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), aveva provveduto a denunciare una situazione di grave dissesto idrogeologico per l’intero territorio regionale, e in particolare per la Romagna, da Rimini a Forlì-Cesena fino a Ravenna. “Tutto inutile – osserva De Angelis – nessun si è fatto vivo a livello politico. E, invece, sarebbe necessario e urgente che qualcosa venisse fatto. E che questo continuo consumo di suolo dei nostri territori in provincia, provocato da una cementificazione incontrollata, inizi ad interessare e preoccupare l’opinione pubblica. Non soltanto dopo una tragedia”. (…)
Secondo l’indagine Ires, infatti, il 12,4% dell’intera superficie della provincia di Rimini, 11.416 ettari, risulta mangiata dalla mano dell’uomo: 405 ettari in 21 anni, tra capannoni industriali, case, alberghi. Con la Riviera e il suo entroterra posizionate al primo posto, in regione, nella poco onorevole classifica delle province meno rispettose dell’ambiente; al secondo e terzo posto, ma a più di un punto percentuale di distacco, Reggio Emilia (11,09%) e Modena (11%), quarta Ravenna (10,17%), penultima, Forlì-Cesena (7,27%). E con l’Emilia Romagna che, con l’8,9% di territorio cementificato, raggiunge il quarto posto in Italia, dopo Abruzzo, Piemonte e Campania, nella classifica delle regioni “mangia suolo”. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna