La Cronaca Nuovo Quotidiano di Rimini: Il pm aveva chiesto una pena di 6 mesi per violenza privata, ma i giudici hanno ribaltato l’accusa in estorsione continuata / Prete fa condannare l’aguzzino / Nomade lo minacciava di rivelare una presunta relazione omosessuale / Denunciato dal sacerdote dovrà ora scontare 5 anni e 4 mesi di carcere
RIMINI – Per lui quel prete era diventato un vero e proprio bancomat. Il suo salvadanaio personale. Così, ogni volta che ne aveva bisogno, partiva da casa, un comune in provincia di Ancona, raggiungeva la canonica nell’Alta Valmarecchia, e si faceva prestare i soldi: 300 euro una volta, 400 un’altra volta. Per sei anni era andata avanti questa storia. Con la promessa che quei quattrini prima o poi glieli avrebbe restituiti. Magari vendendo l’appartamento che aveva in Macedonia. Ma non fu così. Anzi quando il sacerdote, stanco e irritato per non rivedere indietro i suoi soldi (dal 2005 al 2011 gli aveva prestato qualcosa come 150mila euro, di cui 90 tra bonifici e assegni), aveva smesso di aiutarlo (per farlo si era rivolto al padre, alla sorella e ad un amico), S.J., 36enne nomade macedone, era passato ai ricatti. Ricatti a luci rosse. Minacciandolo che se non lo avesse aiutato ancora, avrebbe raccontato al vescovo di una loro presunta relazione omosessuale. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. E che convinse il sacerdote che era arrivato il momento di reagire. Anche duramente. L’uomo di fede si rivolse, quindi, all’avvocato Diego Dell’Anna e si recò dai carabinieri a denunciare il suo aguzzino. Era il giugno del 2011. Ebbene, a distanza di tre anni e mezzo, ieri, il nomade, difeso dall’ avvocato Roberto Luceri, è stato condannato, con l’accusa di estorsione continuata, a 5 anni e 4 mesi di carcere, oltre al pagamento di 7mila euro di risarcimento danni. (…)