I volontari della Papa Giovanni XXIII tentano di liberarle dai papponi: «L’altra sera ci hanno minacciati».
ADRIANO CESPI – Sole. Ferme sul marciapiede. Di giorno e di notte. Costrette da uomini senza scrupoli, assetati di denaro facile, a vendere il proprio corpo. Sole. Senza un aiuto, un supporto. Sole. Col loro dolore. Sono quelle giovani ragazze, in particolare dell’Est Europa, che tutti i giorni “passeggiano” tra lungomare, quartiere Celle e zona Fiera. Ventenni e trentenni, lontane dal proprio Paese e dalla propria famiglia, che, giunte a Rimini col miraggio di un posto di lavoro, si ritrovano ad esercitare il mestiere più antico del mondo: la prostituta. Obbligate, con la forza e con le minacce. Denuncia S.A. (il nome completo viene omesso per richiesta dell’interessata), 33enne operatrice sociale, che gestisce col marito una casa famiglia e che, come volontaria, opera da 12 anni nel gruppo Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Ogni giovedì siamo con loro, al loro fianco, nel tentativo di liberarle da quella schiavitù – racconta -. Ma è difficile, molto difficile. (…)
Articolo tratto dal Corriere Romagna