Roberto Galullo, IlSole24Ore:Venosa racconta che i clan Zagaria, Schiavone e Iovine investono in edilizia e alberghi a San Marino dal 2000!

Roberto Galullo, IlSole24Ore:Venosa racconta che i clan Zagaria, Schiavone e Iovine investono in edilizia e alberghi a San Marino dal 2000!

 IlSole24Ore
Venosa racconta che i clan Zagaria, Schiavone e Iovine investono in edilizia e alberghi a San Marino dal 2000!

Roberto Galullo,

Cari lettori da
ieri sto seguendo anche su questo blog l’operazione Titano con
la quale sull’asse Napoli-Caserta-San Marino la Dda di Napoli ha sgominato una
presunta associazione a delinquere composta da professionisti sammarinesi e
referenti del clan dei Casalesi e della camorra di Acerra, che sul Titano hanno
investito milioni per poi tentare di uscirne quando le cose si sono messe male.

Come sapete da
anni sul Titano si parla delle sospette operazioni edilizie e su quali capitali
possano o potessero esserci dietro molte di quelle operazioni.

Qualcosa di più
ne sappiamo grazie a Salvatore Venosa che ha ammesso di aver
rivestito un ruolo apicale nel clan dei casalesi in quanto membro della
famiglia Venosa, tanto da essere nominato, dopo l’arresto di Antonio
Iovine
e Michele Zagaria, referente
e capo  dei gruppi.

Salvatore
Venosa
nel giugno 2012 si pente e il 28 giugno dello stesso anno, in un interrogatorio,
parlerà degli interessi economici dei casalesi a San Marino.

Il collaboratore
parte ricordando che nel 2010 ebbe rapporti con persone che si trovavano a San
Marino, ma non personalmente in quanto all’epoca era sorvegliato speciale e
quindi fu il cugino Massimo Venosa, che gli riferì degli
interessi economici dei casalesi nella Repubblica di San Marino. E sul punto
ricorda in maniera specifica l’intento di acquistare il più grosso albergo in
quella zona da parte del Salvatore Di Puorto, affiliato al
clan dei casalesi, che si occupava dei video poker e dell’imposizione del
caffè, nonchè della rivendita di autovetture di grossa cilindrata all’estero
che venivano acquistate a leasing e poi non venivano pagate.

Salvatore
Venosa
– ricostruiscono gli inquirenti nell’indagine Titano
afferma alcuni fatti fondamentali per la verifica dei fatti oggetto di
contestazione nell’indagine stessa:

1) il clan dei
casalesi già da prima del 2007 era interessato ad investimenti in Emilia con
l’apertura di cantieri edili a Modena e poi si era spostato a San Marino;

2) quando esce
dal carcere decide, tramite il cugino Massimo, di partecipare
alle attività a San Marino forte della sua posizione di rappresentante delle
famiglie Zagaria e Iovine ed apprende da Massimo
che il referente nella zona per gli affari della famiglia Schiavone, è tale
Franco di Pesaro;

3) autorizza
quindi Massimo Venosa, che opera alle sue direttive, a
prendere contatti con Franco di Pesaro, identificato in foto
in Francesco Agostinelli;

4) Massimo
Venosa
, con riguardo all’acquisto di alcune ville (riferisce di 7 e
poi di 5 unità immobiliari), prende contatti con Francesco Vallefuoco,
che lui conosce personalmente e che si presenta come esponente degli interessi
degli acerrani, gruppo capeggiato da Giuseppe Mariniello;

5) Vallefuoco
chiede di essere sostenuto nelle sue pretese dalla famiglia Venosa,
temendo di poter escluso dall’affare, così come era avvenuto per Agostinelli,
dalla famiglia Schiavone rappresentata in quel momento da
Salvatore Di Puorto;

6) non partecipa
direttamente alle vicende a San Marino, perché sottoposto a vincoli personali
che non gli consentono di lasciare il territorio, e delega il cugino,
incontrando tuttavia personalmente Mario Iavarazzo, il quale
gli conferma che le attività a San Marino sono autorizzate da Carmine
Schiavone e Salvatore Di Puorto, il quale
lamenta le eccessive pretese della famiglia Schiavone a fronte
degli investimenti effettuati;

7) Salvatore
Di Puorto
circolava a bordo di una Ferrari di colore nero che gli era
stata data da Agostinelli, mentre Iavarazzo
circolava a bordo di una Ferrari rossa;

8) si rivolse a Luca
…omissis…per la vendita a terzi delle ville di San Marino, intestate a
prestanome, fornendogli la documentazione entrata in suo possesso.

Un punto risulta
oscuro nel suo racconto per i magistrati: le origini del rapporto con Roberto
Zavoli
.

Salvatore
Venosa
sa che l’imprenditore che aveva in costruzione gli immobili a San Marino
era stato individuato da Agostinelli e sa anche, per averlo
appreso da Vallefuoco nel corso del loro incontro, che
l’imprenditore era stato costretto a cedere le ville suddivise tra gli acerrani
e i Casalesi.

Tuttavia, nel
suo racconto sparisce la componente della famiglia Schiavone
che tali rapporti aveva creato nel tempo con i propri investimenti – e sembra
quasi che l’imprenditore abbia ceduto le ville a titolo di tangente. D’altro
canto il medesimo collaboratore dichiara in maniera spontanea che una villa fu
lasciata all’imprenditore per «comprare il suo silenzio».

E qui i
magistrati Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Maurizio Giordano e
Cesare Sirignano
che per l’ultima sotto la supervisione di Federico
Cafiero De Raho
hanno condotto l’indagine, si incazzano. «Una
vittima
– dichiarano – non può essere comprata: o è tale perché
subisce la intimidazione o è complice. Come si vedrà, risulta chiaramente dalle
intercettazioni che l’attività posta in essere ai fini della vendita degli
immobili in San Marino muove i suoi passi da lontano ed è svolta sotto la
diretta vigilanza del medesimo
Schiavone Carmine
che si reca finanche in Emilia, per controllare gli affari di famiglia. Zavoli
non è vittima, ma partecipe, anche se – come tutti i protagonisti di questa
complessa vicenda – cerca di trarre vantaggi personali e deve essere richiamato
all’ordine
».

Venosa ripete più volte nel
corso dei suoi interrogatori di essersi occupato della vicenda solo in un
momento successivo, ovvero quando – a seguito degli arresti eccellenti – aveva
assunto un ruolo assolutamente preminente insieme a Oreste Reccia in
quanto i più anziani ancora in libertà del clan Zagaria e in
quanto rappresentante della famiglia Iovine, dopo l’arresto di
Antonio.

Quindi
interviene davvero nella parte finale, ovvero quella in cui dopo gli
investimenti il clan deve acquisire i proventi. Ed è qui che lui si inserisce,
coerentemente con quanto riferito in ordine alla gestione della cassa comune
delle tre famiglia (Zagaria, Iovine, Schiavone).

Resta da
sottolineare che il quadro complessivo delineato da Venosa per i pm e per il
gip Isabella Iaselli è pienamente compatibile con quello
descritto dagli altri collaboratori ed i protagonisti delle operazioni compiute
a San Marino, indicati dallo stesso collaboratore, compaiono tutti nelle
intercettazioni proprio con la collocazione descritta.

Ulteriori
dichiarazioni sono state rese da Umberto Venosa, padre di Salvatore
e fratello di Gigino o cocchiere, coinvolto al pari dei familiari in
numerose vicende giudiziarie, riportando anche condanne. Da ultimo è stato
tratto in arresto in esecuzione della ordinanza n. 323/12, emessa il 14 maggio
2012 dal Gip del Tribunale di Napoli, per reati di estorsione aggravata che lo
vedono partecipe all’attività del clan dei casalesi.

Umberto decide, al pari del
figlio, di collaborare con la giustizia e, nel corso dell’interrogatorio
dell’11 ottobre 2012, in relazione alla vicenda degli investimenti a San
Marino, riferisce di aver saputo da Raffaele …omissis…,
piccolo imprenditore che operava a San Marino e in Emilia, in particolare
Modena dagli anni 2000, che nel 2009 o 2010 il secondo figlio di Ugariello
Di Puorto
e tale Carminiello o sbirro lo avevano minacciato
per costringerlo a pagare delle porte che aveva acquistato, ma che non aveva
ancora pagato. Per ripicca in tale contesto gli avevano incendiato il camion.

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