San Marino. 8 Marzo, la Csu lancia un grido contro la violenza in ambito familiare

San Marino. 8 Marzo, la Csu lancia un grido contro la violenza in ambito familiare

“La condizione della donna negli ultimi decenni ha fatto molti passi avanti, in particolare nei paesi occidentali, ma restano ancora tante forme di discriminazione, violenza e sopruso che sono costrette a subire”.

Inizia in questo modo la riflessione della CSU in vista dell’8 Marzo, Giornata internazionale della donna.

Spiega un comunicato: “E’ di questi giorni la pubblicazione da parte di San Marino RTV di un sondaggio della Fondazione Libellula (Network impegnato nella lotta alla discriminazione di genere) a dir poco sconcertante e allarmante; in Italia il 40% delle donne ha subito contatti fisici indesiderati”; si tratta di un “fenomeno in aumento dell’81% in due anni. Secondo il sondaggio realizzato intervistando oltre 11mila lavoratrici, circa 7 donne su 10 hanno subito in varie forme molestie o contatti fisici indesiderati, anche ricevendo “complimenti”, allusioni e osservazioni sul proprio corpo che le hanno messe a disagio.

A questa deriva estremamente grave e preoccupante, che deve rappresentare un campanello d’allarme per tutta la società ad iniziare dalle istituzioni, chiamate a mettere in campo tutte le azioni necessarie, si è fatto un riferimento anche al termine della serata organizzata dalla CSU il 5 marzo con la proiezione del film Il diritto di contare, presentato e commentato dalla Prof.ssa Maria Elena D’Amelio, docente dell’Università degli Studi di San Marino”.

Prosegue la CSU: “Se nelle nostre società occidentali si sono attenuati i fenomeni di razzismo e sessismo, presenti nei decenni scorsi ad esempio negli Stati Uniti in cui è ambientato il film, ora le violenze e le discriminazioni di cui sono vittime le donne si manifestano in forme più subdole, come tristemente documentato dal sondaggio prima riportato.

Come sottolineato dalla Prof.ssa D’Amelio, le donne sono tuttora discriminate nel mondo del lavoro anche per il loro impegno in famiglia dovendosi occupare della cura dei famigliari, che in larghissima parte continua a ricadere prevalentemente su di loro, a causa di un retaggio culturale ancora fortemente radicato anche nelle società più evolute”.

Il film, tratto da una storia vera, racconta la lunga e dura lotta di tre donne afroamericane assunte dalla Nasa, che all’inizio degli anni ’60 hanno dovuto sconfiggere le pesantissime discriminazioni razziali e sessiste di uno stato segregazionista degli USA per affermarsi nel loro lavoro.

La loro discriminazione è stata duplice; essere donne e afroamericane. Per dimostrare le loro grandi capacità professionali hanno dovuto subire incredibili umiliazioni. Ma alla fine la loro genialità e perseveranza nei rispettivi campi (matematica, ingegneria, informatica) e la consapevolezza del loro valore e preparazione ha dato un contributo determinante alla riuscita di alcune missioni spaziali statunitensi, in piena competizione con l’Unione Sovietica, tra cui la spedizione del primo uomo sulla luna. La vicenda mette in luce anche l’importanza del diritto alla formazione (le donne di colore erano escluse da molte opportunità), e lo spirito di solidarietà e sorellanza tra le donne, con una protagonista che esige che tutte le sue colleghe, e non lei sola, siano assegnate ad un compito più importante”.

Ancora la CSU: “Quella raccontata dal film, anche se ambientato diversi decenni fa nell’America segregazionista, resta purtroppo una vicenda molto attuale; sono ancora tanti i Paesi nel mondo in cui le donne subiscono fortissime discriminazioni e limitazioni alle loro libertà fondamentali, in particolare nei paesi governati da forze fondamentaliste e integraliste, come in alcune aree dell’Asia, Africa e del Medio Oriente.

Lo stesso diritto all’istruzione e alla formazione, necessario per acquisire e accrescere le competenze nel lavoro, per le donne è negato o fortemente limitato in diversi paesi nel mondo. Ricordiamo ad esempio le azioni criminali del regime degli ayatollah a danno delle studentesse iraniane, che sono state oggetto di attacchi con gas tossici mentre frequentavano le lezioni per dissuaderle dai percorsi scolastici”.

La CSU esprime dunque “solidarietà a tutte le donne che vedono negati i loro diritti fondamentali e ai movimenti che si battono per portare pace, democrazia, diritti e libertà. Rinnoviamo alle istituzioni sammarinesi la richiesta di farsi portavoce presso l’ONU affinché vengano avviate tutte le iniziative necessarie per affermare in tutti questi Paesi i diritti delle donne e il pieno riconoscimento del loro valore nella società.

Come riportato nel proprio manifesto preparato per la Giornata Internazionale della Donna, la CSU dice STOP a ogni forma di violenza, di molestia e di discriminazione a cui può essere sottoposta la donna, facendosi interprete dei diritti delle donne in tutti gli ambiti e consessi di cui fa parte, per sviluppare la cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere.

Sul piano interno, tra le altre cose confermiamo la necessità, per sradicare la piaga dei soprusi e delle molestie sulle donne, di armonizzare e ampliare le tutele di legge esistenti, con norme che consentano di attivare d’ufficio i procedimenti penali in caso di violenza di genere, superando la necessità di una denuncia di parte, oltre a norme per proteggere chi denuncia gli abusi o ne è testimone”.

 

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