Eco in Italia dopo la conclusione, a San Marino, dei lavori della Commissione antimafia e la pubblicazione della
Relazione.
Giorgio Ponziano di Italia Oggi: L’inchiesta in corso fa tremare dalle fondamenta la piccola repubblica in
territorio italiano / San Marino tra camorra e elezioni / Connection esplosiva: rapporti dei boss con i politici locali
(…) Non a caso Giulio Tremonti, quando era ministro delle Finanze, costruì un
cordone sanitario intorno a San Marino e non volle incontrare i suoi
rappresentanti, nonostante le polemiche per l’embargo imposto dal ministro. La
relazione è stata un fulmine a ciel sereno, tutti i politici si dicono estranei
e minacciano di portare in tribunale gli accusatori. Ma a San Marino si respira
un’aria di fine della prima repubblica, coi partiti tradizionali indeboliti e
l’esito elettorale quanto mai incerto. Dieci casse di documenti, audizioni,
valutazioni. Per la prima volta San Marino ha messo al lavoro una commissione
d’inchiesta e per la prima volta si trova nel ciclone. Il Credito sammarinese,
con gli occhi chiusi dello Stato e di chi doveva vigilare, fungeva da lavatrice
dei soldi che dal Sud arrivavano per essere riciclati. Giungevano in banca e
senza particolari controlli venivano travasati alla Fincapital che li utilizzava
per operazioni immobiliari a San Marino e in Italia. Prima che i magistrati
napoletani iniziassero a guardare con la lente all’attività della finanziaria
immobiliare, essa aveva 52 cantieri aperti contemporaneamente. Gli immobili
venivano venduti e il denaro, pulito e sempre attraverso il Credito sammarinese
tornava al Sud. Ma nel tourbillon del riciclo sono finite, a vario titolo, anche
la Banca di San Marino e la riminese Carim (Cassa di risparmio). (..)
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