San Marino. Antonio Fabbri, editoriale: Credibilità fatta a brandelli

San Marino. Antonio Fabbri, editoriale: Credibilità fatta a brandelli

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Credibilità fatta a brandelli

Antonio Fabbri

Questa non è più politica. Non è nemmeno volontà di buttare giù un governo che non piace. Appare piuttosto sistematica frustrazione che tende a lacerare fino all’annientamento ciò che non si potrà più avere. Arrivati a questo punto o salta la Repubblica o salta la politica sfascista. E a cosa possa servire la politica senza Repubblica trova una risposta scontata. 

Ma davvero, dopo ‘sto bailamme, c’è chi pensa che si possa tornare indietro? Che, ad esempio, l’ex magistrato dirigente possa tornare al suo posto? Che dopo l’infangata con cui si è voluto imbrattare l’intero tribunale, sarà facile restituire dignità alla Giustizia? Anche qui una risposta diversa dall’unica possibile non renderebbe merito alla mente di chi, chiunque sia, ha orchestrato l’estrema e disperata manovra su scala internazionale. E allora non si intravede scopo diverso dal cercare in ogni modo di distruggere ciò che non si potrà gestire più. Ammesso che ci si riesca a distruggerlo.

Ma in questo “disegno” – così lo definirebbero quelli bravi a ricamare intrighi – di danno collaterale ce n’è uno piuttosto grave, non voluto o magistralmente calcolato non è dato sapere. Un danno collaterale per il quale si stanno sfregando le mani tutti quelli del “Conto Mazzini” e financo quelli del “caso titoli”, con buona pace dei teorici del “ha fatto bene”. Che cosa si fa saltare con le ultime mosse? La credibilità di tutto il tribunale, pure quella dell’ex dirigente che nelle dichiarazioni si vorrebbe reintegrare. 

Davvero si può pensare che i condannati in primo grado per il “Conto Mazzini” non spenderanno questo vituperio colossale del colpo di Stato inesistente, oggi propalato a livello internazionale, per sostenere l’illegittimità di tutto? Figuriamoci, già durante il processo ci hanno provato più volte a brandire il quarto grado della Corte europea dei diritti dell’uomo, seppure sempre rimandati malamente indietro da Strasburgo.

Davvero si può pensare che non facciano lo stesso gli indagati per la cosiddetta tangente dei Tavolucci? E quelli della passaportopoli? Non vedevano l’ora. E pure quelli del caso titoli avranno da dire la loro o no?

Eggià, stupefacente vero? Pure a loro si dà l’appiglio. Per poi tacere di tutti quelli minori – minori si fa per dire, semplicemente perché nessuno se ne cura troppo nel dibattito politico pubblico – quelli delle decine di processi per riciclaggio che in questi anni hanno visto confiscare centinaia di milioni dalle più disparate e losche provenienze. Quelli lì, vuoi che non abbiano da dire qualcosa grazie alla sponda offerta dai teorici della salvaguardia della democrazia distorta pro domo propria?

In questo scenario quelli che “l’avevamo detto”, meglio che tacciano in anticipo: primo perché avevano detto altro, secondo perché la loro quota di responsabilità è molto, molto cospicua nel fare a brandelli la credibilità  dello Stato

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