San Marino. Antonio Fabbri su L’informazione: “Il passo è breve”

San Marino. Antonio Fabbri su L’informazione: “Il passo è breve”

Dall’evocazione del manganello ai controlli nei domicili privati per vedere chi c’è in casa, il passo è breve. Se poi si rispolvera l’ormai sdoganata esaltazione della figura retorica per giustificare l’inqualificabile pesantezza di parole scritte, significa che la deriva è già iniziata, perché il degrado del linguaggio precede sempre quello del popolo che lo adopera.

Fino a ieri, però, non sapevamo che la figura retorica potesse essere contenuta nelle leggi. E invece ce lo ha di fatto detto il notaio della Repubblica, il Segretario agli Interni.

Non saranno contenti i puristi delle norme, e ce ne sono in Consiglio, che invocando la lettera della legge ne chiedono, da depositari della scienza infusa del diritto, un rispetto pedissequo e se questo rispetto contrasta con i loro desiderata, poco male: basta una interpretazione autentica e tutto si risolve. Eppure la norma del Decreto 46 fa discutere parecchio i cittadini. D’altra parte a San Marino c’è questo innato senso di diffidenza verso le comari che, mal celate dalle tendine con i fronzoli, potrebbero mettersi a sbirciare per contare quante persone entrano nel portone del vicino antipatico. Da qui al 22 marzo di tempo ce ne sarebbe per fare qualche dispetto. A dar senso a questa pratica di pruriginosa delazione, tra l’altro, è arrivato il comma 2 dell’articolo 2 del decreto 46 che dice: “Per tutta la durata del presente decreto-legge, sono vietati pranzi, cene e comunque ogni altra situazione similare che comporti il togliersi la mascherina all’interno dei domicili privati, tra persone non appartenenti allo stesso nucleo di conviventi (…). Le forze dell’ordine sono autorizzate a verificare, anche su segnalazione, il rispetto di tale misura di contenimento”.

Però stiamo tranquilli, perché il Segretario di Stato agli interni ci ha detto che non si tratta di una violazione del domicilio privato, né si ha intenzione di instaurare uno stato di polizia. Insomma, si può dire che quel “autorizzate a verificare, anche su segnalazione”, sia una figura retorica. Buttata lì un po’ così, per intimorire un filino, con l’intento di spiegare che si deve stare alle regole anche in famiglia e non si può aggirare il fatto che non potendo andare a cena nei ristoranti, ci si possa organizzare in casa perché “tanto lì a vedere non viene nessuno”.

Comunque “nessuno deve preoccuparsi di controlli arbitrari”, ha chiarito il Segretario agli Interni. Anche se questo la legge non lo dice. Cioè, non riporta una frase del tipo “sono vietati i controlli arbitrari”. Anzi, ci mette un “anche su segnalazione”, il che sottintende che oltre al controllo in autonomia – cioè deciso di libero arbitrio – ci può essere “anche” quello mosso dalla comare che sta dietro la tendina.

Allora, decidere che cosa sia arbitrario e cosa no, diventa un esercizio discrezionale. Considerato che discrezionalmente da più di un anno si fa e si disfa la giustizia, si tagliano anzitempo le teste di dirigenti non graditi, si insultano e minacciano giornali e giornalisti, si fanno dichiarazioni e si ritrattano il giorno seguente, si dice “tutti aperti” e il giorno dopo si chiude… nutrire qualche dubbio su quanto possano essere rassicuranti parole dette in conferenza stampa rispetto a quello che c’è scritto in un Decreto che dice tutt’altro, è più che legittimo. A meno che non venga istituzionalizzata l’interpretazione autentica della figura retorica, e allora nelle leggi si potrà mettere ciò che si vuole, tanto qualcuno che racconti, a chi è disposto a crederci, che significa il contrario di quello che c’è scritto, si trova sempre.

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