San Marino. APPUNTI DI LAVORO

San Marino. APPUNTI DI LAVORO

San Marino, lettera aperta a Gabriele Gatti

Gabriele,
dopo un appello generico, ti scrivo direttamente per chiederti di uscire dal silenzio  in cui ti sei chiuso – non è da te –  dopo la notizia di dichiarazioni di Gian Luca Bruscoli nei tuo confronti.  Ti scrivo come  ho scritto a Romeo  Morri quando  lasciò la Democrazia Democrazia.  Come allora premetto  
che non ho alcun titolo per  farlo.  Non sono nemmeno
iscritto alla DC. Non sono iscritto  dalla metà degli anni Settanta, cioè da quando
all’interno del Partito sono cominciate le divisioni finalizzate al solo
scopo della conquista di posizioni di potere, per cui si cominciava a
non essere più ascoltati per quel che si diceva   ma solo in quanto aderente a questa o quella fazione.
Ebbene, nonostante che non sia iscritto, ho sempre avuto modo di
intervenire, quando l’ho chiesto, nei vari convegni o giornate di
studio. Fino a far parte per molti anni  del Consiglio Centrale  e partecipare, come ancora avviene,  ai lavori della Sezione, quando sono invitato. Non ho mai aderito ad altre formazioni politiche preferendo “di  essere marcato  dc piuttosto che ex dc delle varie ore
d’uscita
“.

Gabriele, per quel che hai rappresentato e rappresenti per la Dc, non puoi continuare a tacere. Se non altro per stroncare l’impressione che il Paese sia  finito in balia di personaggi come Francesco Vallefuoco (quello del forno), William Colombelli – Claudia Minutillo, Giuseppe RobertiGianluigi Carrirolo, e, appunto Gian Luca Bruscoli,

Lo devi fare, Gabriele, perché abbiamo bisogno di risollevarci. Siamo messi male. Un  “gruppo di ‘furbi’ ha distrutto e saccheggiato l’economia, il paesaggio, la vita“.  

Tu, uscendo dal silenzio, puoi lanciare il giusto segnale alla Dc, ancora fulcro del sistema politico sammarinese. “Un  partito, la DC, che dispone ancora di una
piattaforma di valori reale (non evaporatasi con la fine delle
ideologie) a cui poter riferirsi per costruire il rinnovamento. Il che
non è poco in un momento in cui pare non essere più possibile trovare
motivi di aggregazione non dettati da interessi materiali
“.

Gabriele, tu non puoi continuare a tacere, per il bene della Dc e dell’intero Paese.
Ciao
Marino Cecchetti

 

 

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LE PECORE DI GATTI

San Marino, famoso è stato  un tempo un intercalare di Gabriele Gatti: se questo non si vuole e quest’altro non si vuole, qui si ritorna a pascolare le pecore.

 Rossano Fabbri Io concordo. Sicuramente quella legge più di tutte le altre rappresenta l’emblema della San Marino dei vecchi capisaldi e che ha creato quelle regole, quelle metodologie è quella mentalità che ha poi generato le condizioni per la perdita di onore e prestigio per la quale occorreranno lustri per rifarsi, e cancellare dall’immaginario collettivo lo stereotipo del sammarinese furbetto (evasore?!).
Ma quella è’ stata anche la legge che più di tutti ha permesso a San Marino di incamerare miliardi di provenienza grigia (evasori italiani) che poi in parte sono stati anche il presupposto per certi livelli di retribuzioni e di benessere diffuso. In pratica la madre delle leggi degli attuali problemi del Paese. Avremo imparato la lezione che le scorciatoie non portano da nessuna parte e che poi i cocci rimangono alle future generazioni?
Ps: era il 96 legge n.5.

Negli anni Novanta un personaggio politico sammarinese – ancora di grande
rilevanza – diceva che la Repubblica di San Marino – salvo ritornare a pascolare
le pecore – non avrebbe mai potuto rinunciare a nessuno dei capisaldi fondamentali della sua economia: anonimato
societario, segreto bancario e differenziale fiscale.

Chi (Marino Cecchetti) fa l’annotazione  è stato
sempre additato come democristiano, benché non  più iscritto al Partito dal
1974; comunque persona che  ha sempre detto  e scritto di  preferire
di  essere marcata dc piuttosto che ex dc delle varie ore
d’uscita
.

A cavallo del  1980 in Repubblica già si aveva una condizione di
grande benessere, grazie agli accordi con l’Italia di metà degli anni
Settanta su Monofase/Iva e Prodotti petroliferi. 

Tanto danaro ha cominciato ad arrivarci. Danaro che nelle nostre mani, purtroppo, si è trasformato in un regalo avvelenato, anziché in una eccezionale opportunità.
Avremmo
potuto impiegarlo quel danaro per ammodernare il paese, creare
infrastrutture e – perché no? – metterne un po’ a riserva.
Invece i
nostri governanti, dopo qualche anno di comportamento virtuoso, hanno
cominciato a spenderlo nell’ordinario. Per guadagnare il consenso a
breve. In pratica si sono messi a erogarlo a pioggia. È cresciuta la
ricchezza individuale, ma non ne è derivato un bene allo Stato.
Fra l’altro ha finito per danneggiare – questo è il punto – ha finito per  pregiudicare la qualità della politica. 
La
qualità della politica negli altri Stati può incidere su  un maggiore o
minore  tenore di vita, sul ritardo o l’accelerazione dello sviluppo.
Per noi, per il nostro Stato, è questione di sopravvivenza. Da sempre.

Governare San Marino, invece, dopo gli anni Settanta è divenuto
facile: paese sicuro dall’esterno, perché ormai presente sulla scena
internazionale, e … cassetto pieno. Le punte di eccellenza fra i politici,
paiono diventare, dopo gli anni Settanta,  un ingombro. Un prodotto residuale.
Insomma da marginalizzare.

Ha preso sopravvento la mediocrità.

Sono entrate a dirigere lo Stato anche persone impreparate, cioè
incapaci di cogliere le esigenze vere del paese, interpretarle, ricavarne una
proposta politica ed  elaborare  un progetto. Sono prevalse persone intente a
stare in sella  per gestire il potere per il potere, affiancate,  spesso,
anziché da collaboratori veri, da complici con la loro stessa mentalità e
levatura, e da suggeritori di spregiudicatezze a scapito del bene pubblico.

 

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SAN MARINO ANCORA ASSOCIATO ALLE MAFIE. EPPURE AVREMMO DI TUTTO PER BLOCCARLE

San Marino, Mafie. La notizia lanciata da IlSole24Ore  che personaggi impelagati nella indagine Aemilia vantano “amicizie nelle istituzioni sanmarinesi

 Ogni che arrivano queste notizie ci fanno ritornare con la mente a quel triste 21 settembre 2011
quando si apprese dal Il Mattino dell’operazione Staffa, del clan
Stolder di gente in mezzo a noi che diceva o fai così o chiamo su da
Napoli qualcuno che punta la pistola in testa. 

 Ma il VALLEFUOCO, va oltre, nella sia spiegazione e testualmente, per meglio far
comprendere al suo interlocutore la valenza criminale dei suoi referenti, dice:
“….però, se si inceppa per colpa mia… vengono fino a qua e mi sparano in
testa
!!!.. ….se, si inceppa per colpa tua, vengono qua e ti sparano in
testa
!!!!!”

lavoro degli uffici di Vigilanza UCVAE  (Ufficio di Controllo e Vigilanza sulle
Attività Economiche) ed il CLO (Ufficio Centrale di Collegamento):

Agenzia Investigativa Finanziaria

Vigilanza Banca Centrale

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LETTERA APERTA A GABRIELE GATTI
Quanto scritto a Morri quando è andato via dal Partito
Premetto che non ho alcun titolo per esprimere questo giudizio. Non sono nemmeno iscritto alla Democrazia Cristiana. Dal 1974. Cioè da quando all’interno del Partito sono cominciate le divisioni finalizzate al solo scopo della conquista di posizioni di potere, per cui si cominciava a non essere più ascoltati per quel che si diceva su questo o quell’argomento, ma solo in quanto aderente a questa o quella cordata. Ebbene, nonostante che non sia iscritto, ho sempre avuto modo di intervenire, quando l’ho chiesto, nei vari convegni o giornate di studio.


 Allora perché – mi potresti chiedere – perché insistere con la DC, il partito corresponsabile primo, dato i numeri, della situazione attuale? Perché il rinnovamento dei partiti il paese lo chiede in primo luogo proprio alla DC, in quanto – come dissi al Congresso – questo è un partito popolare ed anche il partito che, a mio personalissimo parere, meglio interpreta la sammarinesità, cioè questo nostro essere al contempo Stato e comunità. Un partito, la DC, che dispone ancora di una piattaforma di valori reale (non evaporatasi con la fine delle ideologie) a cui poter riferirsi per costruire il rinnovamento. Il che non è poco in un momento in cui pare non essere più possibile trovare motivi di aggregazione non dettati da interessi materiali.

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