San Marino. Cangini (GDC): “Economia, la sfida della globalizzazione”

San Marino. Cangini (GDC): “Economia, la sfida della globalizzazione”

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Emanuele Cangini, segretario dei Giovani Democratico Cristiani, su politica ed economia.

Dopo un anno difficile che ha visto l’impennata dell’inflazione, la guerra in Ucraina e una crisi del costo della vita, qualsiasi segnale di ottimismo, che possa controbilanciare l’incertezza che ancora offusca le prospettive e compensare un 2022 tumultuoso, è il benvenuto. L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia ha gettato nel caos l’ordine geopolitico, e generato uno tsunami economico di proporzioni globali. L’inflazione è salita a livelli che non si registravano da generazioni e l’aumento del costo della vita ha scalfito la fiducia dei consumatori.

Forte ancora l’incertezza nei mercati dove il fattore chiave di questo periodo che inevitabilmente attira l’attenzione degli investitori è il rischio di default dovuto al tetto del debito degli Stati Uniti, ovvero il limite massimo imposto dal Congresso americano sul livello di indebitamento del governo federale. Il Congresso è quindi chiamato ad intervenire per aumentare il tetto del debito ed evitare gravi conseguenze, come un possibile default sul pagamento del debito che a sua volta avrebbe ripercussioni negative su tutti i mercati finanziari.

Il panorama macroeconomico per quest’ultima metà del 2023 resta avvolto nell’incertezza.
Ma quali sono gli ingredienti per rilanciare nuovamente l’economia?

A questa domanda si è provato a rispondere durante il Festival Internazionale dell’Economia, quest’anno tenutosi a Torino, dove sono stati trattati temi inerenti la ricerca scientifica, il pluralismo dalle idee, l’autonomia dai condizionamenti politici ed economici. Il festival si è svolto attorno al tema cardine della globalizzazione e come questa sfida mondiale sia in grado di rilanciare il tessuto macroeconomico sempre più indebolito.

Il Festival ha visto la presenza di molti Nobel ed esponenti economici mondiali, rilevante sicuramente per rispondere alla domanda sopracitata, il commento del Senatore a vita Prof. Mario Monti che ha ricordato “la sfida di questo momento credo che sia quella di mantenere e salvaguardare un’economia di mercato che hanno consentito ai Paesi di crescere e di globalizzarsi, tenendo presente che la globalizzazione va governata perché non determini spaventosi squilibri nella distribuzione del reddito e della ricchezza e perché ormai tutti i problemi rilevanti possono essere gestiti e risolti solo da forme di governance multilaterali come il G20. E’ quindi un tema attualissimo, spinoso e fondamentale”.

A proposito dell’inflazione, è invece intervenuto il Presidente di Banca Intesa, ricordando che l’inflazione “è stata causata da uno shock di offerta dovuta da carenza di fonti energetiche, carenza di grano e altre materie prime e dagli effetti della guerra. Lo shock di offerta si cura aumentando l’offerta e facendo investimenti, anche se è difficile fare investimenti in un periodo di alti tassi di interesse, che peraltro le banche centrali giudicano necessari per evitare che lo shock di offerta si trasformi in una spirale prezzi-salari”.

Per concludere, il nazionalismo economico, la pandemia e la guerra non hanno fermato la globalizzazione. L’hanno di certo rallentata, ma l’impressione è quella di essere di fronte a un fenomeno inarrestabile sospinto dal progresso tecnologico. Oggi, però, più di ieri scontiamo gli effetti di quella globalizzazione impetuosa che ha rivoluzionato il pianeta alla fine del secolo scorso e agli inizi del nuovo millennio. La globalizzazione ha lasciato in eredità in molti paesi tensioni distributive che spesso sono sfociate nell’affermazione su vasta scala di movimenti populisti. E le stesse attuali tensioni geopolitiche possono essere lette anche come una delle conseguenze di una globalizzazione troppo veloce che ha rafforzato in alcuni paesi autocrazie antidemocratiche.

L’economia, la politica, le scienze sociali devono, dunque, cambiare approccio. Devono ripensare la globalizzazione, graduandone i tempi, riducendo la velocità indotta dal progresso tecnologico, rafforzando le istituzioni multilaterali e sviluppando nuovi modelli di business, rendendo la globalizzazione non più una sfida ma una realtà concreta ed essenziale per tutti.

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