San Marino. Caso della lettera anonima contro consiglieri e Reggente, condanna a 10 mesi di prigionia

San Marino. Caso della lettera anonima contro consiglieri e Reggente, condanna a 10 mesi di prigionia

Caso lettera anonima, condanna a 10 mesi. Offesa a reggente e consiglieri e calunnia per avere falsamente accusato Iro Belluzzi. Moreno Benedettini condannato anche al risarcimento danni. Possibile l’appello

ANTONIO FABBRI –

E’ stato di fatto un processo lampo, su una vicenda che vedeva parti lese istituzionali e che, a suo tempo, ha in un certo qual modo inquinato un frangente della vita politica di inizio legislatura. Dopo due anni di indagine, è stata sufficiente una mattinata di dibattimento per giungere alla decisione nel pomeriggio con una sentenza di condanna a 10 mesi di prigionia, pena sospesa.

Il caso Il caso è quello della lettera anonima che offendeva alcuni membri di Npr e il Reggente di allora Alessandro Mancini. A giudizio per offese alla Reggenza e a persone investite di pubblici poteri, Moreno Benedettini, che imbucò le lettere. Doveva rispondere anche di calunnia perché all’epoca accusò di avere redatto quelle missive Iro Belluzzi la cui posizione fu però archiviata perché riconosciuto dal magistrato inquirente estraneo ai fatti.

Le conseguenze di quella indagine, si ricorderà, incisero tuttavia anche a livello politico e ci fu chi ricondusse il caso alla posizione contraria a quella della maggioranza assunta da Iro Belluzzi in Commissione Affari di Giustizia. Se questo è il quadro politico che emerse allora legato a questa strana vicenda giudiziaria, ieri in aula le testimonianze, soprattutto di protagonisti politici, hanno confermato una certa litigiosità interna alla lista Noi per la Repubblica, sostanziatasi poi in fuoriuscite da quel gruppo politico e che si manifesta ancora oggi.

Il processo Per la famigerata lettera anonima, ieri si è quindi celebrato il processo a carico di Moreno Benedettini, difeso dagli avvocati Paride Bugli e Filippo Cocco, davanti al Commissario della legge Adriano Saldarelli. In apertura sono state ammesse le parti civili: i consiglieri Denise Bronzetti, con gli avvocati Rossano Fabbri e Lara Conti, e Alessandro Mancini, quest’ultimo all’epoca della lettera anonima Capitano Reggente, difeso dall’avvocato Carlo Biagioli. Parte civile, in quanto vittima di calunnia, anche il consigliere Iro Belluzzi, con gli avvocati Alberto Selva e Francesco Mazza. Costituita anche l’Eccellentissima camera, con l’avvocato Simona Ugolini dell’Avvocatura dello Stato, a tutela della carica di Reggente e consigliere. Ammesse le parti civili, nessuna eccezione preliminare è stata posta dalle parti, si è quindi proceduto all’audizione dei testimoni. Presente in qualità di testimone anche il Segretario Federico Pedini Amati, al quale tuttavia nessuna delle parti ha ritenuto di dover porre delle domande. E’ stato quindi subito congedato.

L’audizione degli agenti di Pg La vicenda della lettera anonima, apparentemente banale, ha invece portato ad indagini complesse, fino addirittura all’esame del Dna su frammenti di materiale organico riscontrati su due missive sottoposte a perizia. E poi ancora esame di filmati delle telecamere del territorio per eventuali riscontri sugli spostamenti, acquisizione di tabulati telefonici, perizia su Pc e telefonino dell’imputato. Oltre alle normali audizioni testimoniali. Ascoltato per primo il tenente Stefano Bernacchia della Gendarmeria, che ricevette la denuncia del consigliere Denise Bronzetti, da cui scattò l’apertura del fascicolo. Dal timbro sulla busta si risalì alla data della spedizione, il 28 luglio 2020, e all’ufficio postale di partenza. Attraverso le telecamere sul territorio si è risaliti quindi a Benedettini, il quale aveva poi indicato Iro Belluzzi come autore della lettera. Tuttavia sempre dalle telecamere non sono stati riscontrati movimenti delle auto di Belluzzi nei luoghi nei quali Benedettini aveva indicato che si sarebbero incontrati. Né dall’acquisizione dei tabulati telefonici, sui quali ha riferito l’ispettore Paolo Morri, sono emersi particolari significativi di contatti con i vari esponenti politici. Stessa cosa per i contenuti di telefonino e computer di Benedettini, su cui ha riferito il maresciallo della gendarmeria in forza alla Pg, Alessandro Rossi. Particolare significativo emerso dalla audizione del Tenente Bernacchia, che nella spedizione, Benedettini imbucò le lettere senza toccare con le mani le buste, ma utilizzando un foglio o una sorta di cartellina, per evitare di toccare direttamente le missive. Particolare che le difese hanno ricondotto al periodo covid, e quindi con la volontà di evitare di toccare la cassetta della posta.

L’audizione del perito Dettagliata l’audizione del perito, il dottor Pasquale Linarello, esperto di genetica forense, che ha descritto le operazioni peritali effettuate su due missive, busta e lettera. Sui fogli sono state riscontrate impronte e tracce di Dna di diverse persone, mentre su uno sono stati ricercati specifici elementi di Dna, in particolare rinvenuti nella piega della busta, verosimilmente riconducibili all’autore delle lettere, che nell’atto della piegatura del foglio per imbustarlo ha lasciato tracce di epidermide. Non è stato trovato tuttavia Dna compatibile tra tutte le persone che si sono sottoposte al test, sei, che avevano tuttavia toccato la lettera successivamente alla spedizione passata di mano in mano quando è stata letta. Non ha acconsentito di sottoporsi al test del Dna Iro Belluzzi, che ha poi spiegato il motivo.“Temevo che questa vicenda fosse costruita”, ha detto e ha descritto un episodio nel quale Antonello Bacciocchi, del Psd, si era presentato da lui nella farmacia in cui lavora con la lettera e la busta e sospettò che volesse fargliele toccare. Circostanza questa ribadita anche dalle difese che ha fatto emergere, di certo, un quadro di rapporti non certo di fiducia tra i componenti dello stesso gruppo politico.

Le parti lese Prima delle conclusioni delle parti sono state ascoltate le parti lese. Oltre a Iro Belluzzi che ha evidenziato come la vicenda sia stata una costruzione da parte di qualcuno ai suoi danni per le posizioni politiche tenute, è stata sentita anche Denise Bronzetti, dalla quale era partita la denuncia. “Credo sia un dovere civico di denunciare certe nefandezze. Perché non si può impunemente offendere l’onore delle persone, a prescindere che si ricopra o meno un incarico pubblico”. Denise Bronzetti ha anche ricostruito l’incontro che ebbe a casa sua, chiestole da Benedettini dopo la denuncia e dopo che erano scattate le indagini. “Mi fece presente l’accaduto e la sua versione dei fatti. Che aveva spedito queste lettere di cui a suo dire non conosceva il contenuto, e di averle imbucate senza toccarle direttamente ma tenendole con un foglio mettendole direttamente nella cassetta postale. Ho chiesto a lui cosa c’entrasse e se avesse altri nomi da farmi. Mi disse che gli erano state consegnate da Iro Belluzzi”. Cosa poi rivelatasi infondata. “Mi disse che a lui era stato riferito che riguardavano considerazioni politiche da inviare ai giornali. L’ho invitato a fare chiarezza e a dire la verità”.

Parti civili, Pf e difesa Le parti civili hanno chiesto tutte di riconoscere la responsabilità dell’imputato e chiesto il risarcimento del danno. In particolare i legali di Iro Belluzzi hanno parlato di “vicenda squallida” e chiesto un risarcimento del danno di 30mila euro oltre alla rifusione delle spese di costituzione. Il procuratore del fisco Giorgia Ugolini, ha ravvisato la penale responsabilità dell’imputato, in particolare evidenziando che avesse consapevolezza del contenuto della missiva avendola imbucata con l’accortezza di non toccarla. Il Pf ha quindi chiesto una condanna a un anno e sei mesi. Diversa la posizione della difesa, con gli avvocati Bugli e Cocco che hanno puntato sull’assenza di prove relativamente alla consapevolezza del contenuto della lettera che Benedettini ha sempre affermato di non avere scritto e di non conoscere. Quanto alla calunnia, la difesa ha sostenuto che non c’è la prova che l’autore non sia Belluzzi, dubbio che sarebbe stato fugato se si fosse sottoposto al test del Dna, ma in tale caso non è possibile contestare la calunnia. Chiesta dunque l’assoluzione dai difensori dell’imputato.

La sentenza Nel pomeriggio è arrivata la sentenza del giudice Saldarelli che ha condannato a complessivi 10 mesi di prigionia Benedettini, con la possibilità di sospensione condizionale e non menzione. Condanna anche al pagamento delle spese di giustizia, degli onorari di parte civile e al risarcimento del danno. Fissata una provvisionale di 10.000 euro a favore di Iro Belluzzi; 5.000 euro a favore dell’Eccellentissima Camera; 1.000 euro ciascuno a favore di Bronzetti e Mancini. Possibile l’appello.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy