San Marino. Commercialista riminese ‘truffatore’, perché ‘truffato’ a San Marino

San Marino. Commercialista riminese ‘truffatore’, perché ‘truffato’ a San Marino

Andrea Rossini di Corriere Romagna San Marino:  Parla il ragioniere-commercialista nel mirino.
Denunciato dai clienti per tasse e contributi non versati: «Ma sono anche io una vittima: il mio errore è stato fidarmi della persona sbagliata» /
«Chiedo perdono, non mi sono arricchito» / «Ho distrutto carriera e affetti per restituire a un disabile il patrimonio investito male»

(…)  Una storia che ha inizio alla fine degli anni Novanta
con un incidente stradale
e con un risarcimento di
circa un miliardo e 270 milioni
di lire versato al
suo cliente, un immigrato
all’epoca trentacinquenne,
da allora gravemente
disabile. «Lui mi affidò la
gestione di quella grossa
somma, ma commisi l’errore di fidarmi della persona
sbagliata». Un “amico”, infatti, si propose da
fargli da intermediario
per investire la somma,
passando da San Marino.
Non era un professionista
del settore (è
uno che d’estate
si occupa
di tutt’altro), ma
sembrava
sicuro del
fatto suo.
Doveva essere un affare
per tutti, ma non fu così.
Della somma iniziale rimasero
solo gli spiccioli.


Il
ragioniere chiama in causa
il broker “ombra”. «Ha
mandato tutto in fumo e
ha creato un danno a cui io
dovevo necessariamente
rimediare». Per tamponare
una falla, stando al suo
racconto, ne aprì via via
delle altre. «Ho vissuto un
inferno, mi sono rovinato
la vita, ho distrutto la mia
carriera e soprattutto la
mia famiglia che ho impoverito
per cercare di porre
rimedio al buco che si era
creato». Da un lato continuava
a mantenere il
cliente disabile in una costosa
struttura e a occuparsi
di lui come di un familiare,
dall’altro si preoccupava
di recuperare la somma
iniziale per saldare il
suo debito economico e
morale ed evitare guai
giudiziari. «Il mio intento
è stato sempre
quello di
sistemare le
cose, non
certo quello
di arricchirmi:
per me era
un prestito
che a mano a mano contavo
di restituire anche
grazie all’aiuto di chi mi aveva
cacciato in quel grosso
guaio, ma che a fronte
di tante promesse non si è
poi effettivamente, di fatto,
assunto le proprie responsabilità.
La cosa è diventata
più grande di me e
ho perso il controllo». Di
qui la scelta
di “chiudere”,
nonostante
la stima
di tanti,
con la propria
professione.
Ricomincerà
da zero, forse aiutando
un parente che ha
un negozio, ma non intende
sottrarsi alle conseguenze
dei suoi errori.

 

 

 

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