San Marino. Consiglio Grande e Generale. 25 febbraio 2015. Seduta pomeridiana. Prima parte

San Marino. Consiglio Grande e Generale. 25 febbraio 2015. Seduta pomeridiana. Prima parte

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 19-25 FEBBRAIO 2015

MERCOLEDI’
25 FEBBRAIO- prima parte

L’ultimo
giorno della sessione consiliare si apre con l’avvio del dibattito
sulla relazione finale della Commissione consiliare d’Inchiesta sul
caso Cassa di Risparmio-Delta. Il primo ad intervenire, è
Luca
Beccari, Pdcs,
che
non rileva nella relazione “alcuna
segnalazione
di fenomeni illeciti o di gravi responsabilità politiche o
amministrative rivolte a esponenti delle istituzioni sammarinesi e ad
altre strutture sammarinesi”. Prende poi la parola
Vladimiro
Selva, Psd

che invece lancia l’accusa

agli esponenti politici coinvolti della vicenda: “Questo tipo di
politica, anche se non coinvolta in questioni penali- sottolinea- ha
determinato l’insuccesso e l’incapacità di San Marino di proteggere
i propri interessi”. Allo stesso modo
Nicola
Selva, Upr

lamenta che si sia

verificato “un grande conflitto di interessi tra Cassa e governo di
allora, o meglio di qualche rappresentante dell’esecutivo”. Perché
“il governo- motiva- non poteva non seguire l’operato di Cassa di
risparmio, ma non doveva invaderne il campo”.

Per
Rossano Fabbri, Ps:
dalla relazione emerge con chiarezza che “al tempo le istituzioni
non hanno saputo fare quadrato e fare sistema intorno a Cassa di
Risparmio”. Quindi
Antonella Mularoni, segretario
di Stato per il Territorio
,
sottolinea la gravità della situazione di cui si è fatto carico il
governo di allora: se, all’epoca della vicenda Cassa-Delta, “la
politica sammarinese non avesse cercato una soluzione con la politica
italiana, noi saremmo stati fuori dai sistemi di pagamento italiani a
causa dell’operato dei vertici precedenti di Banca Centrale”.

Ivan
Foschi, Su
lamenta la
mancanza di intervento del se
gretario Mularoni nei
confronti del collega Gatti, di cui sottolinea le responsabilità. Ma
queste “a mio avviso- aggiunge- sono da attribuire anche alla
maggioranza di allora, nel 2007, che ha assecondato il suo operato
anche quando andava al di fuori delle proprie prerogative”.

Andrea
Zafferani, C10:
Mularoni
ha ascoltato l’intervento di Gatti nell’incontro a palazzo Begni.
Come minimo si può parlare di omessa denuncia politica di un fatto
grave che riguardava un collega di governo. Sono convinto abbia agito
in buonissima fede per aiutare San Marino in una situazione che
riguardava la sua banca principale , ma l’omessa denuncia politica
presenta aspetti problematici che vanno evidenziati come ha fatto la
commissione. Torna a puntare il dito contro Gatti anche
Gian
Matteo Zeppa, Rete

che lo definisce

“il vero male di San Marino”. E si chiede “Ha sotterrato tutti
attorno a sé in congresso perché era bravo lui o incapaci gli
altri?”. Anche A
lessandro
Mancini, Ps

si pone un interrogativo
:
“Se oggi le condizioni di San Marino nel contesto internazionale
sono cambiate- manda a dire- è il frutto della trattativa andata a
buon fine tra Sopaf e Cassa di Risparmio oppure è il frutto del
fatto che è tornata un po’ di buona politica in quest’Aula?”.
Interviene poi
Claudio
Felici, Psd:

per sottolineare che per crescere come Paese sovrano “bisogna fare
gioco di squadra e, quando ci si rapporta con fuori, stare tutti
dalla stessa parte. La sovranità la si dimostra anche nel
rapportarsi con gli altri”.

Per
Federico
Pedini Amati, Ps:

la relazione evidenzia le responsabilità politiche, chi invece dice
che queste non emergono “mente

sapendo di mentire”.

Matteo
Fiorini, Ap

riconosce che “
un
segretario di Stato alla Finanze che gestisce un momento difficile ha
il dovere di intervenire, di interessarsi e dare la linea”. Ma
“preoccuparsi su che tipo di giro dovessero fare i soldi- conclude-
credo sia al di fuori delle sue competenze”.
Più moderato
Luigi
Mazza, Pdcs:

Anche
in quegli incontri su cui la relazione è stata critica- spiega- il
primo obiettivo era la questione dello Stato, si può dire che un
segretario era iperattivo e uno neutrale, ma avrei voluto vedere voi
in quella situazione. Se non avveniva un accordo con Sopaf, la
Repubblica ci avrebbe rimesso”.
Valeria
Ciavatta, Ap

replica a chi ha criticato il governo:

“Dire che non ha fatto nulla per difendere la Cassa è
inaccettabile- manda a dire- in ogni sua seduta era il tema
prioritario”. E ancora: “Se oggi possiamo godere della nostra
sovranità e se possiamo fare questo dibattito- conclude- vuole dire
che qualcuno ha lavorato e dobbiamo riconoscerlo”.
Marco
Arzilli, Ns

si toglie qualche sassolino dalla scarpa

“Nel leggere la relazione, nelle parti su altri incontri avvenuti
fuori dal congresso- sostiene- mi viene da dire che forse sarebbe
stata necessaria maggior fiducia e volontà di condividere le
informazioni, era inutile infatti discuterne in congresso infatti se
lo si faceva in altre stanze”.

Il
dibattito prosegue, sono infatti 49 gli iscritti ad intervenire.

Di
seguito gli estratti degli interventi della prima parte del
dibattito.

Comma
12. Relazione conclusiva della Commissione Consiliare d’Inchiesta
su presunte responsabilità politiche o amministrative legate alla
vicenda “Cassa di Risparmio” e successivo dibattito.

Luca
Beccari, Pdcs: “
Ringrazio
i commissari per il lavoro enorme e determinato, fatto con lucidità,
per fare luce su questa vicenda che ha richiesto l’acquisizione
documenti anche fuori confine. La commissione è riuscita a
descrivere la vicenda con dovizia di particolari. Ed è riuscita a
mantenere una valutazione oggettiva dei fatti, evitando valutazioni
condizionate da visioni personali e ideologiche. Credo che giudicare
i fatti della vicenda Cassa-Delta dalla prospettiva attuale permette
valutazioni che sicuramente erano molto più difficili da compiere
nel biennio 2009-2010, quando la vicenda si è consumata. Questo è
ancor più vero se consideriamo che la vicenda è stata delicatissima
per l’equilibrio economico del Paese e si manifestava in un contesto
di contorno di deterioramento dei rapporti con l’Italia e andava
affrontata con altre situazioni- la criticità del Moneyval, la
procedura rafforzata.
Bisogna per forza partire dall’investimento
di Cassa in Delta: l’iniziativa imprenditoriale che ha avuto origine
agli inizi degli nani 2000 non si può censurare, Cassa ha messo in
piedi un progetto imprenditoriale volto all’impiego dei propri attivi
e non lo ha fatto in maniera nascosta o viziata. E’ un progetto che è
andato avanti nel tempo, altre banche storiche hanno fatto scelte
diverse, investendo per esempio sul mercato immobiliare interno.
Cassa ha scelto il mercato estero. I problemi cominciano con la
nascita di criticità fra investitori del progetto Delta, mondo-Cassa
e soggetti italiani. In un mondo normale si sarebbero risolte tra
privati, magari anche ricorrendo al tribunale, ma le tensione tra
Cassa e in particolare Sopaf ha determinato l’inizio di un qualcosa
che va al di fuori dell’ordinario. Si va dal procedimento giudiziario
per una denuncia fatta da Sopaf al Tribunale di Forlì, che incide su
tutta la vicenda e ha portato ad arresti e al Commissariamento, si
verifica un fenomeno strano. Di fronte a una vertenza che si sarebbe
dovuta risolvere nelle sedi competenti, inizia infatti una serie di
manovre volte a condizionare la risoluzione della vertenza stessa. Di
fronte al proseguo delle azioni giudiziarie si cerca una soluzione al
contenzioso tra soci.
Recentemente, per effetto degli sviluppi
giudiziari, segue una mitigazione della posizione di Cassa, sono
messi in discussione i presupposti del procedimento e ciò dimostra
che abbiamo fatto bene a credere nella Cassa e a darle sostegno.
La
Commissione ha svolgo l’indagine per appurare le responsabilità
politiche e amministrative. Credo, a caldo, di poter dire che non vi
è segnalazione di fenomeni illeciti o di gravi responsabilità
politiche o amministrative rivolte a esponenti delle istituzioni
sammarinesi e ad altre strutture sammarinesi. Oggi siamo tutti nella
posizione di poter dire ‘ io avrei fatto così , invece che così’,
ma è un giudizio che non rivela responsabilità sotto profilo penale
e nemmeno politico. E’ quello che io ho letto, immagino altri
consiglieri abbiano una lettura diversa dalla mia.
Gli attori
italiani hanno fatto quadrato contro il sistema sammarinese, mentre
da parte nostra non siamo riusciti a fare sistema. In questo contesto
è difficile valutare iniziative personali, dire che un segretario o
un vertice della Cassa ha agito fuori dall’ordinario, in quel
contesto a San Marino si stava sviluppando operazione contraria
rispetto che in Italia. Oggi possiamo sviluppare un dibattito che ci
porti soluzioni di prospettiva: siamo capaci oggi di gettare le basi
per far sì che la gestione del sistema finanziario verso un nuovo
sviluppo avvenga attraverso una pianificazione e un’impostazione di
presidi diversi rispetto un tempo? La critica mossa al ruolo del Ccr
è di stimolo, perché si critica la funzionalità di un organismo
politico che poi non ha gli strumenti per intervenire sul
tecnico”.
Vladimiro
Selva, Psd:

“Mi unisco ai ringraziamenti per i commissari. La relazione ci
permette una lettura organica della vicenda, dei suoi sviluppi. Una
vicenda nata probabilmente sotto le migliori intenzioni, quando una
banca sammarinese riusciva a raccogliere ingenti risorse e ha deciso
di investirle. Cassa è sempre stata una banca di sistema e la
politica avrebbe dovuto sempre dimostrare il massimo impegno nella
salvaguardia di questo istito. Ma abbiamo vissuto un’epoca in cui
Cassa di risparmio rispondeva al suo amministratore delegato, un uomo
forte e capace, ma un uomo solo al comando. Ad un certo punto ha
avuto un atteggiamento al limite della razionalità proprio perché
quel progetto lo vedeva come qualcosa di suo, legato anche al suo
orgoglio e alla difesa del suo potere. Se è vero che Cassa ha fatto
un investimento eccessivo in un unico progetto, quale Delta, anche
altre banche hanno investito unicamente nel settore immobiliare
interno. All’epoca non c’erano adeguati controlli sulle locazioni
della loro raccolta. In questo contesto di difficoltà enorme,
ricordo che anche alcune scelte fatte a livello politico, come la
nomina di Gabriele Gatti alle Finanze, fu un segnale non utile, se
l’obiettivo era quello di risolvere le questioni con l’Italia. Va
anche detto che chi lo nominò poi chiese le sue dimissioni un anno
dopo. Questo tipo di politica, anche se non coinvolta in questioni
penali, ha determinato l’insuccesso e l’incapacità di San Marino di
proteggere i propri interessi. Emerge poi in modo evidente dalla
testimonianze che l’allora segretario di Stato Gatti agì entrando in
modo diretto nella mischia tra privati, parlando di cifre e soldi, e
dal punto di vista del ruolo terzo della politica in questa vicenda
c’è stato sicuramente un comportamento inopportuno. Ma c’è anche il
fatto che Gatti ha dimostrato di non essere un uomo incline alla
verità. Oggi abbiamo il senno di poi, ma creo il Psd abbia
dimostrato una certa coerenza. La risoluzione dei rapporto con
l’Italia non stava qui, questa vicenda era solo una conseguenza. Il
Paese aveva bisogno di un cambio profondo, allora sono state messe in
campo riforme e risoluzioni. Anche l’azione di un singolo magistrato,
se i rapporti tra i due Paesi avessero avuto serenità maggiore, non
avrebbe avuto tanto clamore. Se il Paese non vuole vedere i suo
interessi schiacciati da poteri più forti deve essere inattaccabile
sul piano delle norme e credo che molto abbiamo fatto e molto ancora
va fatto”.
Nicola
Selva, Upr:

“Commissione e Consiglio non possono esimersi da esprimere un
giudizio dalle posizioni prese nell’incontro celebre di Palazzo
Begni. Il ruolo avuto da Gatti è stato definito quello di mediatore
privato piuttosto che politico e nell’incontro a palazzo Begni viene
detto che il segretario agli Esteri rimane silente e la sua posizione
è ritenuta ‘neutra’. Verificato tutto ciò, sottolineo che il
governo di San Marino da sempre ribadisce di essere sempre a fianco
del sistema, ma detto questo, alcune osservazioni sono opportune.
Desidero soffermarmi su aspetti politici. Si è verificato un grande
conflitto di interessi tra Cassa e governo di allora, o meglio di
qualche rappresentante dell’esecutivo. Il governo non poteva non
seguire l’operato di Cassa di risparmio, ma non doveva invaderne il
campo. Che titolo aveva ad intromettersi sul prezzo delle azioni?
Sembra che l’interesse del segretario fosse nel rapporto con Sopaf.
Perché? Lo trovo molto strano. Sul ruolo del presidente Masi,
veniamo a sapere che con il procuratore di Forlì opera per modulare
una rogatoria, anche qui non si fanno gli interessi di San Marino. In
un momento così grave, trovo scorretto che alcuni politici non hanno
agito nel bene della Repubblica.
Spero si arrivi a fine dibattito
ad un documento comune, perché dobbiamo essere uniti nel fare il
nostro dovere e nell’arrivare a una conclusione comune”.
Rossano
Fabbri, Ps:
“E’ doveroso unirmi al coro di coloro che hanno
ringraziato la commissione per il lavoro svolto. Lavoro utile per
fornire all’Aula una ricostruzione puntuale sui fatti che hanno
coinvolto la Cassa di Risparmio. Ci vorranno tanti anni per
ricostruire il danno creato sotto l’aspetto economico al paese. Ci
vorrà ancora più tempo per ricostruire il danno di immagine subito
dal Paese. Che è stato mortificato dal punto di vista economico e
dell’onorabilità delle istituzioni. E’ onesta la commissione
quando dice che si tratta di risultanze parziali a causa delle
indagini che dovrebbero forse farci riflettere sul fatto che sia
stato forse prematuro una commissione d’inchiesta come questa,
senza avere il quadro completo di alcune risultanze. Credo che
dovremmo fare tesoro di alcune considerazioni. E’ un errore
grossolano quello di concentrare interessi Cassa di Risparmio in
un’unica operazione come quella della costruzione di Delta: occorre
frazionare il rischio. Un rischio che per noi si è rivelato letale.
Sarebbe successo tutto questo se Cassa di Risparmio non avesse
investito così tanto denaro in quello specifico progetto? Inoltre
emerge con chiarezza dalla relazione che è stato sbagliato
l’approccio perché al tempo le istituzioni non hanno saputo fare
quadrato e fare sistema intorno a Cassa di Risparmio. Che poi
significa fare sistema intorno al Paese. Io credo che fare sistema e
cercare di privilegiare interessi del Paese siano insegnamenti da
mettere in pratica per il futuro”.
Antonella Mularoni,
segretario di Stato Territorio
: “E’ evidente che la
commissione ha fatto una lettura politica. Io esprimo una serie di
considerazioni per dare il contributo al dibattito. Non sono emersi
elementi di grandissima novità, dato che ci sono indagini ancora in
corso. Io vorrei partire dalla collocazione di San Marino in quel
momento: noi avevamo problemi enormi con l’Italia (il Mef trattò a
pesci in faccia tutti i funzionari delle nostre amministrazioni con
toni incredibili), avevamo problemi con l’Ue, con il Moneyval ed
eravamo in lista grigia con l’Ocse. Eravamo indifendibili sul piano
internazionale. La questione Delta e Cassa di Risparmio si è
inserita in questo contesto. C’erano le condizioni perfette per
ricevere un attacco mortale, trasformandoci in un protettorato
dall’Italia che era convinta che da soli non saremmo riusciti a
ripulirci. L’attacco dei poteri italiani è stato letale. Non
dimentichiamoci che Cassa di Risparmio era l’istituto primario
nella Repubblica di San Marino. C’è stata una Procura italiana,
sicuramente in collegamento con altri poteri italiani, che ha deciso
di partire con le indagini. Potevano essere letali se non fossimo
stati in grado di recuperare terreno su altre sponde. Se le sentenze
della Cassazione ci avessero dato ragione tra 20 anni, quando ormai
eravamo morti, non sarebbe servito a nulla.
Ringrazio il
presidente Ghiotti, una persona che ha pagato molto sul piano
personale. Aveva preoccupazioni che venne ad esternarmi e mi chiese
di presenziare ad incontri con le delegazioni. Io sono contenta di
aver partecipato a quegli incontri perché ho fatto quello che
ritenevo fosse giusto fare, rispetto ad una importante istituzione
bancaria della Repubblica. Non ho mai affermato in commissione che
partecipai perché Cassa di Risparmio era un istituto primario, ma
solo perché l’avevo promesso al presidente Ghiotti. La politica
doveva intervenire. Cassa di Risparmio ha un rilievo particolare
nella storia della Repubblica. Ho anche detto che della vicenda non
mi sono più interessata. La nomina di Sibani è stata una decisione
interna agli organi della Cassa. Dopo la partecipazione a certi
incontri, ribadisco per via di una promessa fatta a Ghiotti, il mio
compito era esaurito. Della vicenda Cassa di Risparmio Delta ne
parlavamo durante tutti gli incontri del Congresso di Stato. Non
perché non ne parlavano i Comitati di credito e risparmio significa
che non ne parlavamo noi. Un’altra cosa detta: nei giorni
successivi all’incontro a palazzo Begni, se la politica sammarinese
non avesse cercato una soluzione con la politica italiana, noi
saremmo stati fuori dai sistemi di pagamento italiani a causa
dell’operato dei vertici precedenti di Banca Centrale. Non era una
questione di dettaglio quella di cui dovevamo occuparci. Noi possiamo
pensare di essere un Paese che a livello internazionale può
comportarsi come gli pare, ma non è così. Gli altri ci devono
certamente rispettare, ma dobbiamo avere anche il senso dei nostri
limiti. Se ci sono persone dentro quest’Aula che pensano che questo
Paese possa mettersi contro il suo grande vicino (contro i media, la
magistratura, i poteri forti, il Mef etc.) io a queste persone faccio
tanti auguri”.
Ivan Foschi, Su: “Nella lettura di
questa relazione ho notato molte responsabilità da distribuire: da
semplice superficialità, a connivenze, fino ad azioni messe in campo
contro l’interesse dello Stato. Oggi dobbiamo soffermarci sulla
parte sammarinese delle responsabilità. L’investimento di Cassa di
Risparmio in Delta si è trasformato in un colosso vorace che drenava
il 90% degli impieghi della Cassa con un’esposizione della Cassa
verso Delta irresponsabile e inaccettabile. Se Fantini si è
avventurato in quella iniziativa, significa che aveva copertura
politica. La stessa che deteneva il potere in quegli anni. Fantini e
i vertici della Cassa si sono rivelati veri e propri poteri forti. Un
riferimento all’affaire Gatti: io, da Segretario alla Giustizia,
criticai Stolfi per le indebite pressioni all’epoca del caso Asset
e mi aspettavo che il segretario Mularoni facesse altrettanto con
Gabriele Gatti. Tornando alle responsabilità queste, a mio avviso,
sono da attribuire, oltre allo stesso Gatti, alla maggioranza di
allora (nel 2007) che ha assecondato il suo operato anche quando
andava al di fuori delle proprie prerogative. Per quali motivi ha
fatto ciò? Per logica di schieramento? Ingenuità? Incapacità di
mantenere uno spirito critico? Di queste accuse devono farsene carico
le forze politiche che allora sostenevano la maggioranza e
sbeffeggiavano chi sollevava dubbi. Serve una nuova stagione politica
dove i galantuomini presenti nei vari schieramenti dovrebbero
aumentare la collaborazione e fare fronte comune. Ci sono vincoli di
maggioranza ma prima di tutto c’è trasparenza, onestà e difesa
degli interessi della comunità”.
Andrea
Zafferani. C10: “
Sono
soddisfatto del lavoro della commissione d’inchiesta che ha portato
all’attenzione dell’Aula e dei cittadini una relazione unica, che ha
ricostruito i fatti, e da questa abbiamo la possibilità di fare luce
piena su una vicenda che abbiamo discusso a pezzi in passato e su
fatti che hanno messo a rischio il Paese. Ci sono diversi livelli di
responsabilità che emergono nella relazione, la parte relativa al
management, a Banca Centrale e a quella politica. Per il primo
aspetto si rileva l’incapacità del Cda di Cassa a gestire la
situazione, cito la relazione, da cui emerge che ‘troppo spesso si è
evidenziata la scarsa competenza e preparazione dei membri degli
organi amministrativi’. La relazione mostra un Cda che ratifica
situazioni prese altrove, che non fa rilievi e non sa obiettare alle
proposte e ricorre a consulenti cui si affida ciecamente, una Cda che
non da indirizzi al management, mi riferisco anche al passaggio delle
quote di Delta. Questo problema è gravissimo per il nostro sistema e
lo vediamo tutt’oggi in tantissime situazioni, è un problema
attuale. Interrogatevi su chi c’è oggi nei Cda di aziende pubbliche
e nelle banche, in cui troviamo intrallazzati politici che
obbediscono agli ordini. Se andiamo avanti a non cercare la
competenza, questo Paese muore. Faremo una proposta come movimento
con un Odg nel prossimo Consiglio. Il secondo aspetto della relazione
riguarda Bcsm. Rilevo la difficoltà recente della politica di
rispettare l’autonomia di Banca centrale. Ne abbiamo parlato molto
con Papi e Bossone, gli episodi mostrano pressioni crescenti per
indirizzare e mitigare l’azione di vigilanza, situazioni
politicamente molto rilevanti in cui la maggioranza di allora non è
riuscita a dire granché. Ci fu poi l’ispezione a Banca partner,
l’inizio della fine, da cui scattò l’intervento della politica a
difesa dell’istituto e le dimissioni di Caringi. Banca centrale di
allora non fu in grado di intrattenere rapporti esterni, malgrado a
San Marino ci fossero apparentemente amici di Bankitalia, non si fu
in grado di dialogare tra istituti di vigilanza. Mi auguro che nel
Memorandum che si andrà a firmare a breve, e che non conosciamo,
siano contenute norme chiare di consultazione reciproca su
problematiche comuni. Terzo focus: l’incredibile ruolo o l’assenza di
ruolo assunto dalla politica in questa vicenda. Sottolineo
l’immobilismo del Comitato per il credito e il risparmio sottolineato
dalla relazione. A farne parte Morri Arzilli e Berardi dopo il 2008,
prima del 2008 Macina e Stolfi, probabilmente Masi: su questi ricade
la responsabilità di non aver svolto quanto spettava dalle proprie
competenze. Secondo aspetto da censurare sono sicuramente i
pellegrinaggi a Forlì fatti da Gatti dal 2010, quando era tornato
consigliere per consegnare documenti volti a danneggiare Cassa e San
Marino nel corso del procedimento. Va poi denunciato che nessuno nel
suo partito si sia adoperato contro chi cercava vendetta
personale.
Di Gatti la relazione parla in abbondanza e ci sono
elementi per capire che dietro il suo adoperarsi ci fosse la tangente
lussemburghese e mi auguro che il tribunale riesca a ricostruire i
passaggi di questi 15 mln di euro per capire quale sia stata la loro
destinazione. Sul segretario Mularoni: la Commissione rileva come
passivo il suo comportamento. Mularoni ha ascoltato l’intervento di
Gatti nell’incontro a palazzo Begni. Come minimo si può parlare di
omessa denuncia politica di un fatto grave che riguardava un collega
di governo. Sono convinto abbia agito in buonissima fede per aiutare
San Marino in una situazione che riguardava la sua banca principale ,
ma l’omessa denuncia politica presenta aspetti problematici che vanno
evidenziati come ha fatto la commissione. Mi auguro infine che dalla
Dc soprattutto ci sa un po’ di autocritica, ma non mi pare di
sentirla dai primi interventi”.
Gian
Matteo Zeppa, Rete:
“Non
credo che la situazione di quegli anni sia dovuta a un accanimento
forte dell’Italia contro San Marino, perché evidentemente il nostro
Paese ha le sue colpe. Ma dagli interventi precedenti, in particolare
da quello del segretario di Stato Mularoni, ciò non emerge, sembra
sempre che l’accanimento arrivi dall’Italia e non derivi dal sistema
che si è voluto creare, senza regole. La relazione è corposa e deve
essere metabolizzata. Ciò che è scritto rimane agli atti, ovvero il
buonismo finale non consapevole di tutto l’affaire Delta-Sopaf. Ma
soprattutto ci sono evidenti responsabilità politiche, ci sono
segretari di Stato che in veste personale andavano a fare incontri
con persone a Roma e si sapeva benissimo chi si andava a
rappresentare, in teoria San Marino, e si andava ad incontrare i
poteri forti italiani. Non c’è ammonizione per chi ha avuto ruoli
devastanti per San Marino, Gabriele Gatti è il vero male di San
Marino. Ha sotterrato tutti attorno a sé in congresso, perché era
bravo lui o incapaci gli altri? Devo capire il ruolo di Mularoni, un
segretario di Stato, perché in quel contesto ha taciuto? C’era la
consapevolezza di quello che era in ballo e si è taciuto, o si è
taciuto per negligenza? Entrambe le visioni danno ampi respiri di
interpretazioni. Gatti ha fatto quello che voleva, ma l’altro
segretario ha taciuto per incompetenza o per amor di patria? Perché
si dovevano fare pagamenti a una società lussemburghese, a chi
risaliva quella società? In più si è avuto il cattivo gusto di
dire che se chiudevano le banche si andava a lavorare la terra. Credo
sia più che dignitoso il lavoro di agricoltore. San Marino è andato
contro i mostri della finanza e l’ha fatto con coscienza. Non si può
negare l’evidenza. Mi auguro che l’Odg finale verta su un forte
ammonimento. Non credo sia ammissibile non prendere
posizione”.
Alessandro Mancini, Ps:
“Il Consiglio grande e generale e l’intera cittadinanza ha a
disposizione una fotografia molto chiara di quella che fu la gestione
di Delta. Oggi possiamo esprimere valutazioni su scelte non
ponderate. Compito della commissione è quello di accertare eventuali
responsabilità politiche e compiere un’analisi politica dei fatti.
Ci sono 5 considerazioni politiche da fare dopo la lettura della
relazione incentrate su altrettanti punti: 1) Conferma memoriale
Ghiotti 2) Le criticità del rapporto dell’epoca tra vigilati e
vigilanti 3) Il ruolo della politica su Banca Centrale 4) Azioni
della Procura e di come la politica aveva valutato quelle azioni 5)
Difesa del sistema. Non c’è stata difesa del nostro sistema da
parte del Governo del “Patto per San Marino”. Forse il panico,
forse messaggi riportati in maniera distorta. Ma abbiamo perso la
gestione politica della vicenda. Io credo che ci siano state azioni
politiche troppo superficiali e poco approfondite da parte del
Governo dell’epoca. Ormai la ricostruzione dei fatti è nota ed io
mi auguro che certi passaggi diventino ancora più chiari però mi
chiedo perché non abbiamo difeso il nostro sistema? Sibani difendeva
gli interessi di Cassa di Risparmio oppure di un altro gruppo
bancario? Serve un’analisi. Bisogna guardare avanti ma se non
vogliamo commettere gli stessi errori, un’analisi del passato va
fatta. La discussione poi mi solleva un dubbio: se oggi le condizioni
di San Marino nel contesto internazionale sono cambiate è il frutto
della trattativa andata a buon fine tra Sopaf e Cassa di Risparmio
oppure è il frutto del fatto che è tornata un po’ di buona
politica in quest’Aula?”.
Federico Pedini Amati, Ps:
“L’investimento di 2 miliardi di euro nell’affare Delta era
sproporzionato rispetto alla tenuta di una banca che era
un’istituzione della Repubblica di San Marino. Non a caso abbiamo
fatto delle manovre di salvataggio nei confronti della Cassa di
Risparmio. Nessuna azienda si permetterebbe di fare un investimento
quasi totalitario in un’unica operazione anche se si tratta di un
buon investimento. Non dire nulla su questo fatto ha determinato la
connivenza della politica. E’ chiaro e evidente che la politica
sapeva. L’ingerenza della politica c’è sempre stata. Tanto è
vero che da lì a poco nacque la famosa piazza finanziaria. Che
sappiamo benissimo dove è arrivata oggi. Qualcuno dice che nella
relazione non viene fuori una responsabilità politica. Non è vero.
Significa che mentiamo sapendo di mentire. Le responsabilità
politica in tutta evidenza ci sono. Ribadisco il mio apprezzamento
per il lavoro svolto dai membri della commissione ma chiederei di
fermarci un attimo a ragionare su queste commissioni di inchiesta.
Magari ha più senso dare maggiori strumenti al Tribunale. Non può
essere un politico a metterne in croce un altro. Gabriele Gatti ha
grosse responsabilità però anche da parte dell’attuale Segretario
di Stato al Territorio Antonella Mularoni probabilmente serviva
maggiore accortezza nella sua partecipazione a quei tipi di colloqui
che stavano prendendo una certa deriva”.
Claudio Felici, Psd:
“Siamo davanti a un momento importante di riflessione politica. E’
stata attribuita importanza al fatto che questa commissione abbia
elaborato un documento condiviso da tutti i commissari. Sarebbe
curioso se prima facciamo lavorare i commissari per trovare una
convergenza pressoché totale e poi nell’ultimo miglio questo Cgg
stia discutendo su come dividersi nelle discussioni. Faremmo un bel
servizio al Paese se ci impegnassimo come Consiglio a convergere su
una deliberazione coerente con i contenuti della relazione. Il
registro del mio intervento non sarà quello del tifoso che torna qui
a sottolineare le posizioni del 2008. La circolare Draghi è stato
l’elemento di cambio di fase nei rapporti bilaterali
italo-sammarinesi perché quella decisione unilaterale di Banca
d’Italia smentiva un accordo bilaterale in essere tra Italia e San
Marino: quello è stato il punto più basso della difficoltà. Il
richiamo della commissione, quando ci dice la vera mancanza della
politica è stata quella dell’approccio sistemico, ritengo sia una
considerazione importantissima che dovrebbe essere alla base della
valutazione finale. E’ proprio quello che non va. Anche nella
discussione di oggi preferiamo l’approccio del tifoso all’approccio
sistemico. Se la commissione da una parte non ci dà novità
rivoluzionarie, dall’altra ci trasmette un messaggio d’insieme.
L’intera parabola di questa vicenda ci fa capire qualcosa. Di per
sé la colpa del dottor Fantini è quella di non avere capito in
tempo quale era il confine della sua dimensione. Quale era il punto
in cui non andava a infastidire poteri molto più forti. Nel periodo
in cui si andavano a ridiscutere i rapporti bilaterali con l’Italia,
Fantini mi disse “l’importante è che voi non molestiate le
banche”: significa che non aveva capito quale poteva essere
l’ambito che con le sue forze poteva raggiungere senza rompere gli
equilibri. Di lì l’inizio dello scontro economico. Che non poteva
però giustificare l’intraprendere di certe “scorciatoie” di
piazza di Spagna. In conclusione mi sento di poter dire che per
crescere come Paese sovrano bisogna fare gioco di squadra e, quando
ci si rapporta con fuori, stare tutti dalla stessa parte. La
sovranità la si dimostra anche nel rapportarsi con gli altri: saremo
un paese con spalle piccole ma comunque autonomo”.
Matteo
Fiorini, Ap:

“La commissione ha due meriti fondamentali, in primis la relazione
condivisa e sottoscritta da tutti i commissari, e il fatto che,
rispetto le visioni portate in passato in Aula, ci dà una nuova
versione, ricucendo i diversi elementi acquisiti. E’ chiara la
rilevanza della vicenda, analizzare la questione di Cassa non è
cercare di capire un fatto che riguarda enti privati, c’è stretta
correlazione di come abbia inciso su San Marino in termini di
credibilità, di tensione nei rapporti con l’Italia e di immagine.
Fra gli sconfitti di tutto questo ci sono infatti le persone che
hanno pagato il fatto che San Marino sia stato messo sotto attacco,
penso ai disoccupati e alle aziende che, vista la situazione, hanno
chiuso per riaprire altrove.
Sono fra quelli che, leggendo le
vicende in maniera manicheista, in quegli anni ha fatto fatica a
distinguere quello che oggi è chiaro E’ chiaro che l’opera di Di
Vizio non aiutava a ricollocare internazionalmente San Marino, non
aiutava a ridimensionare la sua finanza. E’ chiaro che anche il Sole
24 Ore non aveva interesse a raccontare il cambiamento epocale di San
Marino, quando piuttosto a giocare un ruolo attivo in una battaglia
che aveva altri fini. Forse ciò che nel 2009 era difficile leggere,
oggi emerge in modo più chiaro, così come emergono responsabilità
diffuse anche fuori San Marino.
La relazione da un quadro chiaro
di come si gestissero certe vicende finanziarie nelle banche
sammarinesi. Ci si poneva al di sopra della vigilanza centrale e in
posizione di intoccabilità che Fantini aveva nel Paese ma non fuori
dal confine, dove ha trovato invece condizioni spietate. I fucili
italiani erano molto più aggressivi e potenti di quelli in mano a
San Marino. Bcsm non ha funzionato da contrappeso e il fatto che ce
lo dica l’ex direttore generale non pone a favore. Poi le
responsabilità individuali, un segretario di Stato alla Finanze che
gestisce un momento difficile ha il dovere di intervenire, di
interessarsi e dare la linea. Ha il dovere di dire che la partita
deve essere chiusa al più preso. Ma preoccuparsi su che tipo di giro
dovessero fare i soldi, credo sia al di fuori delle sue competenze.
Per non ricadere in un quadro simile, servono anticorpi di sistema
che non abbiamo avuto. Tra questi anticorpi c’è anche la
professionalità che si acquisisce con umiltà anche dall’estero,
prima di dire ‘fuori gli italiani’, vediamo che San Marino ha bisogno
di professionalità e organismi tecnici, la politica deve uscire
dalle nomine. Basta con l’improvvisazione e con l’inventarsi mestieri
che non si sanno fare. Serve equidistanza della politica dagli altri
sistemi di potere autonomi dello Stato. Questo è fare sistema. E i
commissari hanno fatto sistema e da qui bisogna ripartire”.
Luigi
Mazza, Pdcs:

“Mi associo nel ringraziare la commissione per il lavoro fatto,
non facile. La storia è fatta di dati, avvenimenti e documenti. La
relazione è una lettura della storia che mette insieme convincimenti
con dati obiettivi e se ha volte è difficile ragionare sulla prima
Guerra mondiale, pensate come lo sia ragionare di fatti avvenuti 5
anni fa. Condivido buona parte della relazione, non solo la
ricorstruzione storica, ma anche l’analisi credo sia corretta su
alcuni passaggi, su altri mi resta qualche perplessità. Faccio due
esempi: la nascita di Delta, da pagina 7 in poi si evince che era un
progetto di Cassa utile per l’investimento delle sue risorse. Credo
fermamente che nel Cda vi fosse adesione al progetto anche con forza,
ma manca un aspetto. Ovvero le motivazioni per cui Fantini ha portato
Cassa in questo progetto, che sono emerse in seduta segreta. A metà
degli anni ’90 Fantini aveva un ampio progetto con Finemiro su cui
gli bastava investire da solo e con Cassa di Risparmio di Bologna. Ma
poi San Paolo Imi e Raymond Masera lo cacciano da Finemiro e da Cassa
di Risparmio di Bologna. Lo cacciano dalla sua creatura. Fantini
decise così di lottare contro questa azione del 2002 e torna in
Italia coinvolgendo Cassa di Risparmio di San Mario che è lo
strumento per tornare in battaglia. Se non comprendiamo questo
aspetto, non comprendiamo come non avesse voluto abbandonare questo
suo secondo progetto di Delta. Questo è il motivo per cui nel 2008
scrisse la lettera in cui dice che è costretto a mandare ogni mese
milioni di euro in Italia altrimenti avrebbe dovuto abbandonare il
progetto. Delta era il suo obiettivo primario. Nel 2010 Banca
centrale gli aveva detto di fare basta, che era arrivato sopra il
limite del plafond, ma non ha pensato alla Cassa, c’era il progetto
Delta di cui Cassa era prigioniera. Di fronte a progetto più
importante, per Fantini tutto veniva messo in secondo piano. Si
capisce solo così perché di fronte ai poteri forti il progetto
andava abbandonato. Quindi il capitolo della Defenestrazione di
Banca centrale: la ricostruzione di Papi e Caringi forse è un po’
parziale. Dopo l’intervista di Caringi alla Procura di Forlì, in cui
evidenziava il suo ruolo in Banca d’Italia, qui dentro anche
dall’opposizione emergeva che non potesse più ricoprire il suo ruolo
a Bcsm.
Quindi il problema di Ccr: ad ogni riunione il problema
era Cassa di Risparmio, il fatto che se non si davano garanzie poteva
saltare Delta e con essa Cassa. La maggioranza e il governo hanno
rischiato e c’era una banca da salvare, hanno preso decisioni senza
sapere se c’era un’uscita dal tunnel, ma tutti si sono mossi per
difendere Cassa. Anche in quegli incontri su cui la relazione è
stata critica, il primo obiettivo era la questione dello Stato. Uno
può dire che un segretario era iperattivo e uno neutrale, ma avrei
voluto vedere voi in quella situazione. Se non avveniva un accordo
con Sopaf, la Repubblica ci avrebbe rimesso, questo era evidente. Il
mandato di arresto a parte della Procura di Forlì risale al dicembre
2008, qualche dubbio mi rimane. Se avessero chiuso invece che a
luglio a gennaio, forse quello che è successo non sarebbe avvenuto.

C’erano seconde finalità? Aspettiamo i risultati del tribunale.
Sono convinto che in quel momento prevalessero questioni di Stato,
spero il tribunale tolga ogni dubbio. Io ricordo lunghe riunioni,
difficoltà e dubbi. Non posso condividere poi che un consigliere
vada a Forlì a portare un documento che doveva restare in
quest’Aula, questo è un comportamento che non posso accettare e ha
fatto bene la commissione a segnalarlo”.
Valeria
Ciavatta, Ap: “
Mi
unisco ai ringraziamenti alla Commissione. Se il dibattito fosse
stato in seduta segreta però mi sarei sentita più libera di
intervenire anche su alcune rogatorie che meritano approfondimento
sul rapporto paritario che dovrebbe esserci tra due Stati sovrani.
Avrei voluto parlare del ruolo di alcuni ex giudici.
Vorrei
ricordare sul piano politico che la commissione è stata istituita
nel momento in cui il Paese si è trovato di fronte a vicende che
hanno messo in discussione il ruolo politico e istituzionali di
personaggi con responsabilità in legislature precedenti. Nell’ondata
del desiderio di fare chiarezza e pulizia anche su altri temi era
stato chiesto di fare commissioni c’inchiesta dall’opposizione: in un
Odg era stata proposta l’istituzione contemporanea di 7 commissioni
d’inchiesta. Di fronte l’impossibilità della richiesta, il nostro
capogruppo Venturini ha offerto la disponibilità a votare
l’istituzione di una commissione su uno degli argomenti presenti
all’Odg e l’opposizione ha scelto il tema Cassa di risparmio. Non è
secondario precisarlo in quanto il lavoro della commissione è stato
corposo e impegnativo. Figurarsi se le commissione contemporanee
fossero state non due, ma sette. Lo dico perché non è più
accettabile sentirsi dire che si vuole nascondere l’immondizia sotto
il tappeto. Detto ciò credo che la relazione dica tante cose che non
è il caso di ripercorrere. Qualcuno ha detto che il segretario
Mularoni ha dato tutte le colpe alle istituzioni italiane, non è
vero. Il suo intervento è iniziato proprio dai problemi gestiti come
eredità di un non governo del sistema bancario e finanziario. Non
dobbiamo ridire le cose che sono già nella relazione. E’ stata
proprio questa malagestione del sistema economico e finanziario a
portare il Paese in una situazione di grandissima difficoltà in cui
si è portata anche Cassa. Tuttavia credo che volendo fare una
lettura, un prima e un dopo c’è sempre. E oggi ci si dimentica del
prima, di un sistema finanziario cresciuto a dismisura che non ha
accettato il ruolo della vigilanza e ha continuato nel malvezzo di
appellarsi ad alcuni politici per avere trattamenti privilegiati. E
Cassa non ha fatto eccezione. Come Ap abbiamo sempre denunciato
questo sistema. Nelle conclusioni la relazione è troppo benevola nei
confronti degli operatori finanziari recalcitranti alla luce delle
pagine precedenti.
Dire che governo non ha fatto nulla per
difendere la Cassa è inaccettabile, in ogni sua seduta era il tema
prioritario. Mancini dice che tutti siamo stati responsabili,
tuttavia bisogna riconoscere che se oggi possiamo godere della nostra
sovranità e se possiamo fare questo dibattito, vuole dire che
qualcuno ha lavorato e dobbiamo riconoscerlo”.
Marco
Arzilli, segretario di Stato per l’Industria:

“Non mi esimo dal ringraziare i commissari per l’equilibrio nei
giudizi e per la precisa ricostruzione di avvenimenti non semplici.
Mi voglio soffermare su alcune valutazioni sul governo precedente. In
primis l’analisi della situazione di San Marino da dicembre 2008 in
poi, ci sono stati momenti schizofrenici impensabili.
Si è
creato una banca importante per il nostro Paese, con importanti
capacità economiche e disponibilità di liquidità, che si è posta
il dubbio di come investirle. Questo ha dato origine al progetto
Delta. Il problema è stata la mancanza di valutazioni del Paese, si
è parlato di un uomo solo al comando, perché solo è stato
lasciato. Le conseguenti vicende politiche, la creazione di Banca
centrale: il sistema però ancora non aveva ben compreso quale doveva
essere l’attenzione necessaria per soggetti così importanti come
Crrsm. E’ difficile dire che questo percorso non potesse essere
compreso ed evitato. Dal primo giorno in cui il congresso si è
insediato, Cassa era argomento delle riunioni, Sul Ccr, di cui la
commissione ha sottolineato la poca incisività e mancanza di
indirizzo, posso condividerne giudizio. Ma si è riunito tante volte,
ma soprattutto il congresso che ha ascoltato Banca centrale.
Nonostante la stima dei colleghi, nel leggere la relazione, nelle
parti su altri incontri avvenuti fuori dal congresso, mi viene da
dire che forse sarebbe stata necessaria maggior fiducia e volontà di
condividere le informazioni. Era inutile discuterne in congresso
infatti se in altre stanze avvenivano altri fatti. Dico questo perché
c’è rammarico che si poteva dare maggior contributo per tutelare il
primario istituto del Paese.
E’ stato certamente un periodo
concitato, a Roma con diversi colleghi, oltre al sottoscritto, ci
siamorecati per presentare il Forum Ambrosetti. Avrebbero dovuto
partecipare alla conferenza stampa diversi professionisti illustri,
ma pochi giorni prima erano avvenuti gli arresti dei vertici Carisp,
e loro si sono rifiutati di partecipare malgrado lauti compensi per
loro partecipazione al Forum. Questo è emblematico, è stato uno
degli episodi più brutti vedere che i nostri stessi advisor non si
sono voluti vedere al nostro fianco. Hanno sputato sul piatto in cui
hanno mangiato.
Non voglio trasformare in santi i vertici di
Banca centrale. E’ stata sempre sottodimensionata e non ha mai fatto
presente al Ccr quanto doveva in base alle sue funzioni. Ha perso la
funzione di indirizzo che sarebbe stata importante soprattutto per
Cassa. Era un ruolo che poteva esercitare. Quando abbiamo presentato
sfiducia perché un membro della nostra vigilanza era andato a
testimoniare in un tribunale italiano, uscendo dalla riunione del
Ccr, mi è stato detto ‘non sapete quale sbaglio avete fatto, vedrete
che effetto avrà sulla Repubblica’. E’ stato inaccettabile”.
San
Marino, 25 Febbraio 2015/01

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