San Marino. Credito sammarinese, al via il processo di appello

San Marino. Credito sammarinese, al via il processo di appello

Credito sammarinese, udienza di appello

ANTONIO FABBRI – Si è aperto ieri, davanti al giudice Francesco Caprioli, il processo di appello sul caso del Credito sammarinese e sulla vicenda del denaro sporco, frutto del traffico di droga della ‘Ndrangheta, che a cavallo tra il 2010 e il 2011 entrò nell’istituto di credito ed ha visto poi finire sotto processo i vertici della banca. La vicenda è quella del denaro, prelevato dall’allora direttore Valter Vendemini da Vincenzo Barbieri, esponente della ‘Ndrangheta in rapporto con la cosca Mancuso, sottoposto a obbligo di dimora all’Hotel Rose di Bologna e poi portati al Cs e versati su un conto corrente. Poco dopo Barbieri venne assassinato.

L’indagine e il primo grado a San Marino e in Italia Il denaro di provenienza illecita fu oggetto anche di un’imponente indagine italiana denominata “Decollo” e “Decollo money”, su un traffico internazionale di stupefacente, una costola della quale diede vita al procedimento sammarinese. In primo grado a San Marino circa la metà degli imputati della prima ora sono stati assolti, mentre gli altri hanno visto condanne che sono andate dei 2 anni ai 4 anni e 2 mesi. Il processo di primo grado italiano ha visto invece l’assoluzione di quasi tutti i soggetti coinvolti anche a San Marino, tra cui il presidente della banca, Lucio Amati. Unica condanna tra i sammarinesi, invece, oltre confine per il Direttore Vendemini. Dal processo di primo grado italiano si è ripartiti ieri anche nell’udienza di appello sammarinese, considerato che è stata chiesta l’acquisizione ufficiale della decisione italiana ed è stato invocato dalle difese il ne bis in idem internazionale, del quale secondo i legali occorrerà tenere conto. Al momento tuttavia la sentenza italiana non è definitiva ed è emerso nel processo che l’accusa ha impugnato la decisione di primo grado nei confronti di tutti gli imputati, così pure le difese hanno presentato appello.

L’udienza di appello a San Marino. La procura fiscale L’udienza di appello di ieri a San Marino si è aperta con la requisitoria della procura fiscale. Il Pf Roberto Cesarini ha contestato che possa essere in questo caso applicato il ne bis in idem, significherebbe per San Marino “abdicare alla propria giurisdizione. Se ci sarà un precedente in questo senso, si darà la corsa a chi arriva prima tra Italia e San Marino, magari per rivendicare la possibilità procedere alla confisca di somme di denaro. Sicuramente, quanto al reato di riciclaggio – ha aggiunto -la competenza è del tribunale sammarinese considerato che nulla di questa condotta si è consumato in Italia da parte degli imputati”. Poi nel merito la procura fiscale ritiene che per quanto emerso a San Marino, anche relativamente ad Amati e a coloro che sono stati assolti in Italia, sul Titano vada confermata la sentenza di primo grado “poiché Amati – ha detto il Pf – diede il proprio consenso come capo della banca affinché questa operazione venisse posta in essere. Erano pacificamente tutti a conoscenza della provenienza del denaro”, sostiene il Pf, chiedendo quindi la conferma della competenza del tribunale sammarinese e delle decisioni di primo grado. Quanto alla prescrizione, la Procura fiscale ritiene che manchino ancora 6 mesi e 2 giorni.

La difesa di Lucio Amati L’avvocato Luca Dell Balda, affiancato dalla collega Arianna Della Balda, difensore di Lucio Amati, ha invece contestato le conclusioni della procura fiscale, chiedendo anche di acquisire della documentazione del fascicolo italiano. “Questi sono documenti ufficiali presi dal fascicolo italiano che dimostrano soprattutto che Vendemini nei confronti di Amati era spinto da vera e propria acredine, direi addirittura odio… perché licenziato dalla banca. In una telefonata afferma: “Ad Amati gliela farò pagare”. Elementi che quindi l’avvocato della Balda chiede vengano valutati dal giudice di appello. Inoltre, in via principale ha chiesto che “venga riconosciuta anche in questo tribunale come a Vibo, la non responsabilità penale di Lucio Amati, perché il fatto non costituisce reato. La sentenza di Vibo Valentia dice: Amati può essere ritenuto responsabile di avere agito con leggerezza, ma non con dolo, non con la consapevolezza che il denaro transitato sulla sua banca fosse di provenienza illecita”, ha rimarcato l’avvocato Della Balda che, richiamandosi alle memorie difensive, ha ribadito per l’assoluzione.

La difesa di Domenico e Francesco Lubiana Gli avvocati Francesco Stilo e Caterina Filippi difensori di Domenico Lubiana che mise in contatto Barbieri con Macrì e quindi con la banca, hanno sostenuto che “Lubiana non ha mai avuto alcun rapporto con San Marino. Da Macrì contattato per cercare clienti, presenta Barbieri a Vendemini. Avere presentato Barbieri a Vendemini in assenza di consapevolezza sulla provenienza del denaro e in tempo precedente al delitto, sono elementi dirimenti. Va quindi assolto per non aver commesso il fatto”.  Si è concentrata sul conteggio della prescrizione da parte dell’avvocato Caterina Filippi: “C’è un errore nel calcolo del tempus commissi delicti che non è 8 luglio 2011, ma per il nostro assistito si esaurisce al 9 dicembre 2010”, di qui in subordine la richiesta di prescrizione da parte dei legali.  “La sentenza italiana è importante – ha aggiunto l’avvocato Filippi – perché questa è una costola di quel procedimento, le cui risultanze sono fondamentali per ricostruzione storica. Lubiana è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. Una realtà completamente diversa da quella ricostruita qui… e ricordiamo che quello è il processo da cui questo è partito”.

L’avvocato Maria Antonietta Pari per Salvatore Francesco Lubiana ha sinteticamente richiamato la sentenza di Vibo Valentia: “Non posso che ribadire l’esclusione e totale estraneità ai fatti oggetto di causa. Chiedo, nonostante sia già maturata la prescrizione, di assolvere il mio assistito dal misfatto per non aver commesso il fatto o perché non consta della colpevolezza, stante la su estraneità completa al fatto”.

L’avvocato Stefania Podeschi della difesa di Giorgio Galiano- si è richiamata ai motivi di appello depositati del collega Rotundo, chiedendo l’assoluzione con la formula più ampia.

La difesa Vendemini L’avvocato Simone Menghini, difensore di Valter Vendemini ha messo in luce la non consapevolezza della provenienza illecita del denaro da parte degli imputati sammarinesi. Ha richiamato le parole dei Pm calabresi quando, all’atto della custodia cautelare di Vendemini, vennero sul Titano a condurre l’interrogatorio assieme all’inquirente sammarinese di allora, Rita Vannucci. “Per la prima volta fu chiaro che la vicenda sammarinese era una piccola parte di una vicenda molto più complessa. E mi colpirono le parole che disse il Pm dopo gli interrogatori: ‘Questi non hanno avuto la minima idea con chi avevano a che fare’, disse. Ecco, sono convinto che abbiano tutti sbagliato, ma nessuno di loro abbia percepito di commettere un reato e men che meno riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga”, ha detto l’avvocato Menghini che ha quindi evidenziato il difetto del dolo. Ha poi aggiunto che la condotta di Vendemini si è limitata al trasporto del denaro, che però “non è elemento rilevante e costitutivo del riciclaggio. Nei successivi adempimenti legati al versamento del denaro, non ha avuto alcun ruolo perché l’apertura del conto non è stata fatta da lui, ma dal vice direttore, e neppure il word chec. Nessuna delle operazioni è stata posta in essere da Vendemini”. Di qui la richiesta di assoluzione.

L’avvocato Pierluigi Bacciocchi, rifacendosi alla ricostruzione del collega Menghini ha rimarcato il difetto della consapevolezza della provenienza illecita del denaro. “Per lui la persona che gli consegnava il denaro era il proprietario di un albergo. Solo il trasporto è imputabile a Vendemini. Null’altro. La mancanza della cognizione di chi fosse il Barbieri, riteniamo sia l’elemento per dire che Vendemini non ha capito nulla sulla provenienza del denaro. Quindi non ha posto in essere alcun atto di riciclaggio”. Nei calcoli della prescrizione, poi, l’avvocato Bacciocchi ritiene che sia già maturata. Ha inoltre annunciato una eccezione di costituzionalità per la legge sulla ricusazione, applicata anche in questo procedimento, ritenendola incostituzionale nella parte in cui non prevede un termine per il giudice del procedimento per fissare una nuova udienza dopo la decisione sulla ricusazione. “In tale modo può avvenire che se il giudice non fissa mai l’udienza, il reato non si prescrive mai. Riteniamo sia incostituzionale”.

La prossima udienza è stata fissata per il 30 aprile. La difesa di Sandro Sapignoli ha infatti chiesto che in quella data il proprio assistito possa rilasciare dichiarazioni. Poi gli interventi finali degli avvocati e, salvo imprevisti, la conclusione dell’appello.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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