SAN MARINO settembre 2011- Agli Organi di Stampa. Con grande dolore scrivo questa lettera per illustrare la situazione assurda in cui ci troviamo io e un bimbo piccolissimo che credevo essere mio figlio. Sono sposato con una donna di origine straniera dalla quale –almeno così ritenevo- ho avuto un figlio; indicherò questa creatura con un nome di fantasia, Luca, per non coinvolgerlo in una questione di cui non ha nessuna colpa. Io e mia moglie da qualche tempo ci siamo separati. Nel corso della separazione, per motivi che non sto ad illustrare, mi sorgono fortissimi dubbi sul fatto che Luca sia effettivamente mio figlio; vista la delicatezza della situazione e anche la difficoltà di una causa del genere, decido dopo molti tormenti di iniziare la causa per verificare se io ero o no il padre di Luca; ho scelto infatti di far prevalere la verità sulla menzogna, e di farlo finchè il bambino è piccolissimo e indubbiamente risente di meno di tutto quello che consegue a queste situazioni. La causa è stata lunghissima, perché mia moglie rifiutava di dare il suo consenso per fare la prova del DNA su Luca; preciso che è sufficiente un goccio di saliva per l’analisi del DNA e che pertanto Luca non avrebbe avuto nessun problema, neppure quello di un prelievo di sangue. Di fronte alle lungaggini causate da mia moglie, il Giudice decide di nominare a Luca un Curatore, il quale ha deciso di consentire l’analisi del DNA; dopo altri mille ostacoli posti da mia moglie, finalmente viene fatta l’analisi e risulta purtroppo che LUCA NON E’ MIO FIGLIO. Addolorato per questa conferma, ma convinto di dover far prevalere la verità finchè il bambino è piccolo, attendo fiducioso la sentenza. La sentenza purtroppo è arrivata: dice che io sicuramente non sono il padre, ma ho perso la causa e resto ugualmente padre di Luca. Il motivo? Secondo il Giudice non c’è la prova dell’adulterio! La prova del DNA non è sufficiente a provare l’adulterio? Perché allora il Giudice e il Curatore nominato dal Giudice hanno deciso di fare la prova del DNA? Grazie, signor Giudice, di aver fatto verità dimostrando grazie al DNA che Luca non è mio figlio, per poi dire che dovrò lo stesso essere suo padre e lui mio figlio. Forse anche Luca La ringrazierà per averlo condannato ad essere figlio di un padre che non è suo! ORA LUCA ED IO SAPPIAMO CHE SONO UN FINTO PADRE. Due vite rovinate. Questa è la nostra Giustizia. Questa è una lettera firmata, ma NON CONSENTO CHE SIA PUBBLICATO IL MIO NOME, NE’ LE MIE INIZIALI per evitare di rendere riconoscibile il bambino. Incarico i miei avvocati di trasmettere alla stampa questa mia missiva.
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