Elena Guidi risponde a quanti hanno in questi giorni criticato Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino Montefeltro, dopo l’intervento contro l’approvazione della Istanza d’Arengo sulle coppie di fatto.
E’ vero: in ogni sua “uscita” Negri riconferma di essere il megafono
della parte più incartapecorita di Santa Romana Chiesa, quella che ormai
non piace più a nessuno, nemmeno a se stessa, quella che non ha niente a
che vedere con l’amore né con il reale messaggio di Cristo. Ma quello
deve fare, da contratto, e quello fa. Perché continuare a stupirsi e a
scandalizzarsi?
Il Vescovo si scandalizza della società civile e
getta scomuniche a destra e a manca. La società civile, dal canto suo,
si scandalizza dei suoi toni da predicatore medievale e lo manda
bellamente…a darsi all’ippica (non mi riferisco alle risposte pubbliche a
mezzo stampa, che giustamente si contengono nei modi e nei toni, ma per
esempio a tutto il sottobosco dei social network, che si esprime in
modo molto più immediato e colorito).
Quello che ancora manca, nella
gestione sociale dei conflitti, è la consapevolezza che ognuna delle
parti, SEMPRE, guardando l’avversario, sta in realtà guardando in faccia
se stessa. Nel caso specifico: la prima il suo desiderio di liberarsi
delle proprie rigidità, la seconda la sua reticenza a superare certi
paradigmi che, coscientemente o no, ancora si porta scritti nella
propria eredità genetica.
Ci risulta incredibilmente difficile vedere
specchiata nell’altro quella piccola parte di noi cui non vogliamo
prestare ascolto. Eppure, luce e oscurità convivono senza contestarsi,
sapendo che dall’esistenza dell’altra dipende la propria, e
dall’esistenza di entrambe l’eterna danza della vita. Per quale motivo
noi non riusciamo a far nostra questa saggezza? Finché resteremo
nell’illusione del dualismo non troveremo, né produrremo, pace. Né per
noi né per il mondo.