San Marino e quel TG disordinato. Pier Roberto De Biagi

San Marino e quel TG disordinato. Pier Roberto De Biagi

Di tanto in tanto capita anche a me, alle sette e mezzo di sera, di incrociare un TG che, da qualche tempo a questa parte, quasi fosse una maionese impazzita, volteggia fra Bengasi e la Ciarulla, fra Fukushima e Piandavello, passando genuflesso per Roma e la Brianza. Sarà, ma non lo riconosco più questo TG. Eppure culturalmente sono sempre stato aperto alla novità, se non addirittura alle rivoluzioni. Sempre culturali, s’intende! Avvisaglie di senescenza? Ci può stare. Ma quando nei titoli di testa e oltre leggo che “l’esercito libico riconquista la città di Brega e la Nato dichiara di aver distrutto il 30% delle difese militari del Rais e punta al controllo di Misurata” e poi, ça va sans dire, che la radioattività in Giappone “ha spinto quel Governo  a varare una stretta sui controlli di pesce e frutti di mare”, rischio lo smarrimento.  Sarò mai su Al Jazeera? O sulla mitica BBC? Nemmeno per idea!  Il logo è quello, inconfondibile e tutto d’un fiato: “TGsanmarino”. By “San Marino RTV”, ancora, ahimè, a irradiazione loco-regionale. Ma tant’è! “Quelli che le cose le sanno” mi dicono che ci si prepara ad andare sul satellite. Quando e come, però, anche per loro resta un mistero. Ma noi – in buona fede e fino a prova contraria –  lo prendiamo per vero e, perché no, per imminente. Poi? Poi, su quel provvidenziale satellite ci troveremo fianco a fianco e  in competizione con mille emittenti, così come globalizzazione comanda. Ma con quali armi affronteremo la partita? Riproponendo nuovamente la Libia, il Giappone, l’Iraq e… “giù per li rami”, magari col ricorso alle usurate “eveline”, coperte, con il minimo di fatica, dalle agenzie che irrompono senza sosta in redazione? Se invece sul satellite, com’è prevedibile anche perché in parte già succede, si imponesse  la specializzazione o persino la dimensione del locale? Ce ne sono di segnali con questa forte connotazione e, a ben guardare, lì hanno finanche un senso più vero perché consentono, ovunque ci si trovi, di aprire una finestra sul proprio mondo. Ergo:  se non si è la  BBC o la CNN o la stessa RAI – e non una consociata – un’informazione delocalizzata ha poco senso, se non quello di provocare, al massimo, una crisi di identità. Basterebbe soltanto chiedersi se, quando un numero significativo di mezzi di comunicazione – satellitari e non – si occupa di vicende e di politica internazionali in modo organico, competente e continuativo, ne serva uno ulteriore che non ha né può avere queste caratteristiche. E la risposta si troverebbe, semplice e disarmante, nelle cose. Neppure, a dirla tutta, fa un buon servizio alla causa un editoriale che, “sotto il segno di Marte”, se ne sta in rete – autorevole quanto costantemente eguale a se stesso da oltre venti giorni – a firma di un Direttore già eccellente inviato di guerra. Il quale, anzi la quale, dalle zone più calde del pianeta costituirebbe sì un atout esclusivo e prestigioso per una pur sempre piccola emittente.  Che mai  comunque potrebbe rinunciare alla propria prerogativa – che ne è radice e  ragione – di radiotelevisione della Repubblica di San Marino. Senza compromessi e senza concessioni. Men che meno all’Italia berlusconiana! Che pur sembra aver trovato, anche quassù,  un proprio cortigiano: una sorta di Minzolini in sedicesimo, se non un replicante di Emilio Fede, che irrompe ormai ogni sera nel TG con tanto di santino incorporato. Fisiognomico e compiaciuto.  Arruolato per conto di se stesso o di un governo in astinenza di amicizie e di intermediari? Honi soit qui mal y pense. Ma a me, disincantato e diffidente, vien da domandare se siamo di fronte al vizio, prevalentemente  italiano, dello yuppismo con annessi benefici oppure ad una miserabile quanto sterile captatio benevolentiae. Non è così che funziona! A meno che, per dirla con l’Edmondo Berselli buonanima, a corto di “venerati maestri”, che da noi, chissà perché, han vita breve, non ci si affidi alla “giovane promessa”, a rischio tuttavia di metamorfosi che la trasformino improvvisamente nel “solito stronzo”. E a Sergio Zavoli e alla sua utopia di una TV di cui si potesse sostenere: “l’ha detto San Marino” cosa rispondiamo diciotto anni dopo? Che, al di là delle “eveline”, delle agenzie o del copia e incolla, siamo pressoché fermi a uno storico bar lungo lo Stradone?

Pier Roberto De Biagi

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy