San Marino. Evasione Lia, dalla Cassazione il via libera all’estradizione

San Marino. Evasione Lia, dalla Cassazione il via libera all’estradizione

L’informazione di San marino

Caso Lia, dalla Cassazione il via libera all’estradizione per l’evasione

La Corte ha pubblicato la sentenza accogliendo parzialmente il ricorso limitatamente alla condanna per furto aggravato ma non per il mandato di arresto seguito dal carcere

Antonio Fabbri

La Sesta Sezione penale della Corte di Cassazione ha deciso per l’estradizione di Achille Lia, il cinquantenne di origini calabresi residente in a Forlì, che nell’agosto dello scorso anno era evaso dal carcere di San Marino dopo che era stato arrestato in esecuzione di una sentenza definitiva a suo carico per furto aggravato. Quella sentenza venne poi annullata dal giudice per i rimedi straordinari, Vitaliano Esposito, che ha rimesso nei termini il procedimento in sede di appello, tra l’altro già celebratosi lo scorso 25 febbraio davanti al Giudice Francesco Caprioli del quale è attesa la decisione.

Nel frattempo, però, lo Stato di San Marino aveva attivato la procedura di richiesta di estradizione, prima per la condanna per furto e, poi, integrata con la richiesta di carcerazione in funzione del reato di evasione e danneggiamento, legato appunto alla fuga dal carcere.

La Corte d’appello di Bologna aveva dato il via libera all’estradizione, ma i legali di Lia, tra cui l’avvocato sammarinese Rossano Fabbri, hanno impugnato la sentenza davanti alla Corte di Cassazione.

I ricorrenti hanno da un lato sostenuto, quanto alla condanna per furto, che la sentenza definitiva era già stata oggetto di revisione a San Marino, perché l’imputato non era stato messo nelle condizioni di partecipare al processo, non essendo stato reperito. Processo che quindi si era celebrato in contumacia, senza che l’interessato ne sapesse nulla. I legali hanno poi contestato davanti alla Cassazione che la richiesta di estradizione per l’evasione non poteva essere accolta, sostenendo l’inadeguatezza del carcere del Titano.

La Cassazione ha accolto in parte la richiesta dei ricorrenti, ma in parte l’ha rigettata, di fatto confermando l’estradizione.

In sostanza gli Ermellini nel riconoscere come superata e oggetto di revisione anche in San Marino la condanna per furto, hanno però rigettato la parte che chiedeva di non accogliere la richiesta di estradizione quanto all’evasione dal carcere. I legali chiedevano di non dare corso all’estradizione facendo leva, appunto, sulla asserita violazione dei diritti fondamentali della persona legati alle condizioni del carcere.

La Cassazione però ha specificato che “in ordine ai profili connessi all’art. 3 CEDU, va ribadito che, ai fini della decisione sull’estradizione richiesta dall’estero, incombe sull’estradando l’onere di allegare gli elementi idonei a fondare il timore che la sua estradizione preluda ad un trattamento incompatibile con i diritti fondamentali della persona (…) Elementi, che devono essere, oltre che oggettivi, attendibili e precisi, anche opportunamente aggiornati in merito alle condizioni di detenzione vigenti nello Stato richiedente. Il ricorrente al riguardo si è limitato ad allegare specifiche informazioni solo per l’anno 2005, mentre ha soltanto ipotizzato una situazione attuale di condizioni di detenzione contrarie all’art. 3 CEDU. In ogni caso, la stessa Corte di appello ha anche escluso ragionevolmente che dal Rapporto della Gendarmeria del carcere sammarinese risultasse la dimostrazione di trattamenti inumani e degradanti, tenuto conto che da esso risultavano le possibilità offerte ai detenuti di muoversi liberamente all’interno di un’area non limitata alla cella, di poter accedere ai servizi, a docce e a zone relax. Altresì, la Corte territoriale ha evidenziato che la suddetta struttura carceraria si era rivelata in grado di far fronte alle esigenze di cure mediche del ricorrente”.

In sostanza, dunque, la Cassazione riconosce come le condizioni del carcere sammarinese siano adeguate. Di qui, dunque, la decisione della Corte che sostiene come non vada concessa l’estradizione per la condanna definitiva – che definitiva in effetti non è più – per furto aggravato, mentre la decisione della Corte d’appello vada invece confermata nella restante parte nella quale “l’estradizione viene concessa in relazione al mandato di arresto emesso il 12 settembre 2018 per i reati di evasione e danneggiamento”.

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