Non è certo che dopo gli yacht (operazione Titan flags) battenti bandiera della Repubblica di San Marino, la Guardia di Finanza proceda a sequestrare le auto targate San Marino possedute ed utilizzate correntemente da residenti in Italia, come si era ipotizzato in un primo tempo, per mancato
pagamento Iva.
Lo si evince da un articolo di Patrizia Cupo di Corriere Romagna.
Dopo l’inchiesta Titan flags – denunciati per contrabbando 15 italiani con yacht battenti bandiera sammarinese -, la Finanza aveva prospettato controlli anche sulle vetture targate San Marino ma, in vero, nella disponibilità di italiani. Sul territorio riminese, secondo i dati della Finanza, almeno 2.600 auto risultano immatricolate sul Titano: le verifiche incrociate potrebbero iniziare da lì, ma le Fiamme gialle prima preferiscono attendere l’esito delle indagini dell’operazione sugli yacht per capire se l’ipotesi di contrabbando venga considerata anche dal tribunale, e non solo dalla Procura. Ma, in realtà, una banca dati sulle auto di lusso targate San Marino e guidate da italiani già c’è. Dal gennaio del 2010, nell’ambito dei controlli contro l’evasione fiscale, è stato infatti introdotto il metodo di rilevamento Cete, che sta per «controllo economico del territorio ». In sostanza, tutte le pattuglie che fermano per un normale controllo su strada le autovetture, devono rilevare non solo il dato di chi guida, ma anche il tipo di auto, targa compresa.
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Marino di N. Montebelli