I politici di San Marino piangono miseria come mette in evidenza Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino.
«Prendiamo appena
500 euro al mese
di gettone»
«Non potrei mantenere
una persona in più
in famiglia»
(…) «Il nostro stipendio da
consigliere non basterebbe
certo per mantenere
un disoccupato», taglia
corto Stefano Palmieri di
Alleanza popolare. «Se le
persone di questo paese
invece di chiedere assistenza
e privilegi avessero
tenuta la schiena dritta
forse non saremmo in
questa situazione – s’arrabbia
Rossi -: i soldi vanno
chiesti a chi ce li ha, a
chi prende stipendi da nababbo
nella pubblica amministrazione
o nelle
banche, a partire da Banca
centrale. Io sono disposto
a rinunciare ai miei
500 euro, ma propongo
un’aliquota progressiva
di solidarietà su tutti gli
stipendi e i patrimoni».
La questione della disoccupazione,
dice il presidente
della Dc Teodoro
Lonfernini, non si risolve
con un atto di liberalità,
«ma con meccanismi di
ripresa del circuito economico
».
La buttano sul Fondo di
solidarietà, sia la Bronzetti
del Psd che Simone
Celli del Psrs. La proposta
c’era, ma nel progetto
della segreteria di Stato
al lavoro, si trattava di un
prestito che, di solidale, aveva
molto poco. «I veri
capitali sono altrove», dice
la Bronzetti. «Avevamo
chiesto noi il Fondo –
aggiunge Celli -: siamo
rammaricati che non si
siano create le condizioni
per la sua nascita». «C’è
una questione sociale e la
sua risoluzione passa tramite
la realizzazione di
un apposito piano – aggiunge
l’Upr -. Non a caso
presentammo un ordine
del giorno per l’avvio di
una moratoria sui mutui
erogati per l’acquisto della
prima casa».