San Marino. Imprenditoria femminile: esempi concreti

San Marino. Imprenditoria femminile: esempi concreti

Lo slogan comune, oggi di moda in Repubblica, è “aspettiamo gli imprenditori stranieri che vengano a San Marino, così risolviamo i problemi del paese.” L’attesa è rivolta all’arrivo dei soldi, considerati la panacea di tutti i mali, la medicina dei nostri malanni. Questo pensiero è debole, con poca probabilità di successo, perché non garantisce lo sviluppo e noi abbiamo bisogno di vero sviluppo. Altri territori hanno già sperimentato le “semplici ricette dei soldi,” con risultati nulli o negativi, così afferma l’economista Marco Marcatili. Insistere su questi errori, è un atteggiamento di breve respiro, da superare.
Prima le idee e i progetti
Avere idee, promuovere idee, puntare su idee di sviluppo e di business con successivi finanziamenti o apporti di capitale è probabilmente un percorso virtuoso che potrebbe dare alcune risposte alle attuali criticità: sviluppo e occupazione. Aprire il dibattito, creare relazioni, individuare percorsi, potenziare le competenze e le conoscenze e poi agire, sono i fattori di intraprendenza che con le risorse interne al territorio è possibile fare la differenza sulla via dello sviluppo. Sono convinta del valore e della necessità di valorizzare le risorse interne al territorio, attraverso l’imprenditoria giovanile e femminile, facendola divenire uno dei volani per la crescita e l’occupazione.
Le intuizioni hanno sempre la necessità di essere confermate, con prove empiriche, per provare la loro validazione. Dalle conversazioni con Fausta Morganti, che mi è giunto il suggerimento di avere maggiori informazioni su 3 esperienze di successo dell’imprenditoria femminile sammarinese: l’International Games Trade di Jessica Gasperoni, Marlù – gioielli delle 3 Sorelle Fabbri, Amami di Gozi Amalia.
Tre meravigliose esperienze che meritano di essere narrate.
L’azienda della Gasperoni, disegna, progetta, realizza e vende giocattoli per bambini con il marchio Cool Things. Realizza un salto di qualità con l’acquisto di licenze dei cartoni animati, valide per l’Italia, l’Europa e il resto del mondo, aprendo le esportazioni a un mercato internazionale. L’operatività imprenditoriale si articola dalla sede a San Marino, a Hong Kong, negli USA e tra i clienti annovera importanti multinazionali.
La vision aziendale si condensa nelle seguenti parole chiave: creatività, impegno costante, coraggio, apertura al nuovo e al diverso, reinvestimento e ricerca di risultati positivi. Jessica pensa ai suoi giocattoli, come “Pocket Money Toys,” oggetti che tutti possono comperare con gli spiccioli che hanno in tasca ed ha anche una visione globale del mercato di produzione e di vendita.
I collaboratori sono coinvolti in questo stile imprenditoriale e così possiamo capire il contenuto di questa dichiarazione: “Facciamo tutto con grande passione per il nostro lavoro.”
Jessica dedica tempo e risorse per le attività sportive del territorio, le sta a cuore la crescita, attraverso lo sport, dei bambini e dei ragazzi, perché era un valore che condivideva ampiamente con il marito.

Marlù è il marchio dei gioielli pre-à-porter per lei e per lui. Le tre sorelle Fabbri, Marta (la comunicatrice), Monica (la donna Marketing), Morena (la creativa), per risolvere i loro problemi di madri, decidono di creare una loro produzione di gioielli, il marchio “Marlù, utilizzando le loro competenze professionali, integrandole con contenuti aggiuntivi di comunicazione e valorialità. Entrare nel concetto di bellezza, ha significato porre l’attenzione non solo alla forma e alla qualità del gioiello, ma il valore aggiunto ideato è stato di integrarlo con contenuti emozionali e di personalità, per cui il cliente, con l’acquisto, ne entra in possesso. Il successo è documentato dalla estensione dei mercati di vendita e dalle dimensioni aziendali: Marlù, oggi, ha 50 dipendenti e 30 collaboratori, più della metà sono donne. Mi preme segnalare che nella vision aziendale c’è grande attenzione alla maternità, con la flessibilità degli orari considerano i problemi delle lavoratrici madre, la parità di genere è garantita nella retribuzione e nello sviluppo di carriera.
Dalla solidarietà delle sorelle Fabbri per l’emergenza COVID-19 è nato lo stimolo alla creazione di un nuovo prodotto e di un nuovo marchio, Time to be careful. Sono stati messi in produzione presidi sanitari: cioè dispenser da tavolo e da ambienti per igienizzanti, con diverse fragranze e divisori. In tal modo si è anche realizzata una diversificazione produttiva, che in tempi di crisi fa ben sperare.
“Amami,” il brand di Amalia Gozi nell’abbigliamento può essere interpretato, come la sintesi di una profonda sensibilità, che nell’intervista con Linda Suarez, si articola in un profondo legame a San Marino, all’amore per la sua famiglia e per il lavoro nell’emittente e nella moda e nell’indicazione alle sue clienti di amare i vestiti che indossano. Questa giovane imprenditrice cura la bellezza dei suoi abiti, li offre a prezzi accessibili, li carica di un valore aggiuntivo, chiede alle donne di sentire “l’emozione dell’acquisto e della vestibilità.” Il mercato ha risposto a questi messaggi: la sua moda piace e viene acquistata. Amalia non ha puntato ad una estensione globale dei mercati, ha puntato ad una concezione “green” del prodotto, senza porre distinzioni di età. Ammira Apfel e con i suoi 95 anni la considera “l’adolescente più attempata del mondo.”
Oggi si parla di progetto di sviluppo del paese: Come ho già scritto in altri articoli, l’attenzione dovrebbe essere posta alle risorse interne del paese. Il potenziamento dell’imprenditoria femminile e giovanile, dovrebbe trovare realizzazione in progetti giustamente attenzionati e valorizzati dai decisori politici. Le sinergie tra privato e pubblico diventano filoni di innovazione, che se ben studiati e realizzati sono capaci di far intravedere la luce all’interno del tunnel.

Orietta Orlandoni

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