L’incontro della delegazione governativa con il senatore della Lega Nord Matteo Salvini a Roma la settimana scorsa non è stato un evento di politica estera performante, anche dopo la provvida modifica della composizione, inizialmente tutta di segretari di Stato. Ne potrebbero derivare reazioni non positive per il Paese dalle file degli altri partiti che sostengono il Governo Draghi.
Non è la prima volta che la Lega Nord si mette ad impattare le nostre autorità. Il Titano, per detta area politica italiana, simboleggia il successo massimo di un’autonomia locale. È usato – vien da dire – come immagine di sottofondo per una “Italia in pillole” fatta di “ottocento San Marini”, come ironizzò a metà Ottocento un poeta risorgimentale, di fronte a suggestioni politiche consimili.
Salvini ha trovato il percorso verso il Titano già aperto da chi lo ha preceduto nella guida del partito. Una decina di anni fa il governo sammarinese erogò un contributo per il giornale La Padania. Un contributo – va detto per correttezza di cronaca – sostanzioso, ma diretto e alla luce del sole. Poi si è visto di molto peggio fra la Repubblica di San Marino e il Nord Italia inneggiante alla autonomia. Si cita come esempio la proposta di accordo con la Regione Veneto elaborata dal Governatore Giancarlo Galan (Forza Italia) con sullo sfondo lo scandalo Mose e un contorno di personaggi come William Colombelli, uso a stoppare i curiosoni delle dogane con la sua valigetta da diplomatico bianco azzurra.
Ci sono, ancora aperti, brutti casi giudiziari in cui sono implicati personaggi marcati proprio Lega Nord. Meglio chiudere qui e sperare che in prosieguo si evitino situazioni che potrebbero far riprecipitare il Paese nel tritacarne delle risse fra i partiti italiani.