San Marino. Inquinamento di caminetti a legna e stufe a pellet, la riflessione di una sammarinese

San Marino. Inquinamento di caminetti a legna e stufe a pellet, la riflessione di una sammarinese

Riceviamo a pubblichiamo.

Gentilissimo direttore,

ringraziandola per lo spazio che mi offre vorrei provare a destare l’attenzione su un problema di estrema gravità: l’inquinamento ambientale dovuto all’utilizzo sempre più frequente di caminetti a legna e di stufe a pellet nel nostro paese. La situazione è ulteriormente peggiorata, diventando in alcune zone insostenibile, nel corso di questo inverno arido, con lunghi periodi di mancanza di pioggia e di aria ferma e stagnante.

Il problema si avverte in modo più drammatico in aree residenziali densamente popolate, dove le abitazioni sono disposte in maniera digradante ed hanno anche strutture e camini che risalgono agli settanta e ottanta del secolo scorso.

Già a partire dal primo periodo di confinamento dovuto al covid 19, molti degli abitanti hanno riscoperto l’uso del caminetto e, ultimamente, probabilmente dati anche i forti rincari del gas e dell’energia, anche di stufe a legna e a pellet. È opinione comune che questi sistemi di riscaldamento siano più ecologici, ma informandosi su fonti specifiche ed attendibili si può invece constare che questo tipo di biomasse (legna e pellet appunto) sono molto più inquinanti del gas metano e addirittura del gasolio, al punto che in molte città italiane ne è stato vietato l’utilizzo.

Nelle aree dove camini e stufe a pellet vengono utilizzati in maniera intensiva non solo l’aria è irrespirabile ed è causa di secchezza delle fauci, bruciore alla gola e problemi alle vie respiratorie, ma limita la qualità della vita delle persone che devono subire queste esalazioni, impedendo loro di condurre un’esistenza normale, come anche semplicemente aprire le finestre o soggiornare in giardino.

Inoltre spesso l’odore che si diffonde non è solo quello della legna bruciata ma si avvertono anche sentori di sostanze chimiche irrespirabili, probabilmente dovuti a materiali utilizzati per pulire chimicamente le canne fumarie.

Mi chiedo quale coscienza ecologica ci sia in questo paese se non ci sono regole che impediscano di inquinare in questo modo, a maggior ragione, ripeto, in questo periodo di emergenza climatica.

Possibile che nessuno si renda conto che il diritto di accendere un caminetto o una stufa a pellet non può valere di più del diritto alla salute della gente e della possibilità di mantenere una normale qualità della vita?

Non ci sono dunque regole al riguardo? Affermo questo perché dall’Ufficio per la tutela dell’ambiente mi dicono che le leggi al momento consentono l’uso di questi strumenti di riscaldamento, senza una specifica normativa. Come mai? E come mai allora gli organismi di competenza non fanno proposte precise alle segreterie di riferimento, sollecitando una regolamentazione e, dove sia necessaria, una limitazione dell’uso di questi sistemi?

Non dovrebbe esserci, ad esempio, un controllo sulla regolarità degli scarichi dei camini e delle stufe, sulla composizione e la classe delle sostanze utilizzate, su come i fumi vengono dispersi, sugli eventuali danni che possono essere provocati ai vicini e all’ambiente?

Eppure leggo che fuori dal nostro territorio le normative sono molto severe.

La tutela della salute delle persone è un problema serio, che deve essere preso seriamente in considerazione.

Grazie.

Rosanna Ridolfi

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