San Marino. Intervista di Andrea Lattanzi a Enrico Muscioni

San Marino. Intervista di Andrea Lattanzi a Enrico Muscioni

La Serenissima

Muscioni conquista l’Italia: è lui il miglior designer di interni 

Andrea Lattanzi

Un architetto sammarinese è riuscito a vincere un riconoscimento nazionale molto importante: il Best Italian Interior Design 2018 – Platform Architecture and Design. Enrico Muscioni ha infatti avuto la meglio su altri colleghi grazie al suo progetto di architettura di interni denominato “JM Penthouse”, che sarà esposto alla Triennale di Milano da metà maggio, per una settimana, e sarà anche inserito in una pubblicazione che verrà venduta in tutto il mondo.

“È stata una bella soddisfazione personale vincere questo concorso, aspiro molto a raggiungere riconoscimenti accademici e meritocratici quando lavoro – ha dichiarato lo stesso Muscioni -. In questo caso il presidente di commissione era Luca Molinari, uno dei critici di architettura contemporanea più importanti in Italia. Se i premi e le menzioni arrivano da una critica accademica, significa che si è sulla buona strada per lavorare bene e sempre di più. Saper progettare gli interni in dettaglio, in maniera articolata è estremamente complesso, più difficile che progettare un edificio da realizzare da zero”. (…)

Enrico, come nasce ogni suo progetto? “Ogni mio progetto nasce da una richiesta della committenza. Alla base del mio lavoro c’è sempre un approccio sostanziale che è quello di pormi come traduttore dei sogni di casa, di chi mi sceglie per progettare la propria abitazione. Io non mi interpongo mai come il classico architetto che progetta la casa seguendo soltanto le sue idee, ritengo che la capacità di un architetto sia quella di riuscire a ritagliare una casa come un abito su misura sulla personalità. Non a caso, molti studi psicologici definiscono la casa come la trasposizione del proprio io. Non mi accontento mai quando progetto, alla base di  ogni mio lavoro infatti ci sono ricerca e perseveranza perché voglio proporre sempre diverse soluzioni progettuali ai miei clienti. Spesso se parto con un’idea, per arrivare a fondo, tendo a stravolgerla sperimentando anche l’esatto contrario rispetto alla mia idea iniziale per sviscerare ogni centimetro disponibile all’interno di uno spazio. È naturalmente più impegnativo, mi complico la vita ma voglio lavorare così. Ritengo che il ruolo dell’architetto, se intrapreso seriamente, sia fondamentalmente simile a quello di un educatore spirituale: fare poesia sulla Terra e con la terra. Ammiro molto Toyo Ito, Aires Mateus, Herzog & De Meuron e Claudio Silvestrin. Questi sono tra i maestri quelli che studio costantemente nonostante i loro differenti linguaggi. Trovo da sempre in loro insegnamento e ispirazione”.

Ci parli di “JM Penthouse”… “Il progetto di interior design, che mi ha permesso di ricevere il Best Italian Interior Design 2018 – Platform Architecture and Design, è nato dai vincoli e dai sogni che i clienti mi hanno manifestato. Ho lavorato su uno spazio consolidato, al quale non puoi porre modifiche se non al suo interno. Sono intervenuto, come sempre, in maniera decisa, intransigente e incisiva per trasformare gli aspetti negativi della casa in aspetti positivi”.

A quali altri suoi progetti è molto legato? “Sono molto legato al progetto della Giorgia Boutique, realizzato nel 2013 e denominato ‘Ur-former (URban transFORMER) Project’, perché ho voluto creare un progetto di rigenerazione urbana che andasse in contrasto netto con lo sviluppo urbano di San Marino, basato sulla severanza perché voglio proporre sempre diverse soluzioni progettuali ai miei clienti. Spesso se parto con un’idea, per arrivare a fondo, tendo a stravolgerla sperimentando anche l’esatto contrario rispetto alla mia idea iniziale per sviscerare ogni centimetro disponibile all’interno di uno spazio. È naturalmente più impegnativo, mi complico la vita ma voglio lavorare così. Ritengo che il ruolo dell’architetto, se intrapreso seriamente, sia fondamentalmente simile a quello di un educatore spirituale: fare poesia sulla Terra e con la terra. Ammiro molto Toyo Ito, Aires Mateus, Herzog & De Meuron e Claudio Silvestrin. Questi sono tra i maestri quelli che studio costantemente nonostante i loro differenti linguaggi. Trovo da sempre in loro insegnamento e ispirazione”.

A proposito di San Marino, cosa pensa del nuovo Piano regolatore generale? “Il nuovo Piano regolatore generale è fondamentale per San Marino, può incidere positivamente sulla vita sociale dei cittadini. Boeri è stato un mio professore e lo considero uno dei tre migliori urbanisti al mondo. La sua visione è Green. Concordo con lui quando ha detto, tempo fa, che lo sviluppo urbano di San Marino è stato basato sulla nascita di centri residenziali fine a se stessi. Vanno ricreati luoghi di incontro e di aggregazione raggiungibili da tutti. Ciò che intendo con questo è dimostrato empiricamente dalla necessità che ogni sammarinese oggi ha di dover utilizzare l’auto per fare qualsiasi cosa. Non va bene. Ci deve essere la volontà per risolvere le complessità economiche che stanno dietro ai numerosi edifici abbandonati, molti di questi andrebbero demoliti o rinnovati in base alle loro potenzialità e alle possibilità imprenditoriali”.

Quali altri progetti ha in cantiere? “Per ora sto realizzando un progetto di una villa residenziale molto importante nella Valmarecchia, diversi interventi di interni e progetti di fattibilità a San Marino. Sto anche lavorando a progetti molto interessanti a Lugano (Svizzera), Milano (Italia) e Podgorica (Montenegro). Sono molto legato alla mia terra, quindi mi piacerebbe un giorno poter progettare qualcosa anche per il mio Paese, non è mai capitato e non nascondo che mi dispiace. Lo farei ovviamente con il massimo impegno”

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