Pier Roberto De Biagi di NQ Rimini San Marino: Giovagnoli, segretario del Psd: “Di annunci come questi ne sono stati fatti altri” / Firma a Roma, partita ancora aperta / I commenti dei partiti dopo la lettera di Monti ai Reggenti “Ora si attende di vedere concretizzarsi gli sviluppi”
SAN MARINO – Tardivi, scarsamente entusiasti, a volte persino goffi i commenti e le reazioni dei Partiti e dei Movimenti alla lettera che il Premier italiano, Mario Monti, ha fatto recapitare mercoledì scorso ai Capitani Reggenti. Si può capire l’opposizione, che svolge il proprio ruolo e se ne sta zitta o, tutt’al più, resta in attesa. Ma le voci di maggioranza, abituati come siamo ai tripudi e alla ridondanza del Patto, sono inconsuetamente sommesse e misurate. Per il PDCS “l’espressa volontà di firmare quanto prima il Protocollo di modifica della Convenzione contro le doppie imposizioni è significativa”. Tutto qui. AP, pur nella “grande soddisfazione”, si esercita in acrobazie per non dire che Monti ha risposto ai Capitani Reggenti e, con un pizzico di azzardo di troppo, ringrazia “il governo” e, ça va sans dire, “la Segreteria di Stato per gli Affari Esteri”. Poi le valutazioni, prudenti quanto essenziali, affidate alla TV di Stato. “Coscienti del lavoro fatto, riconosciuto oggi dal governo italiano, siamo pronti per la firma”, dice Maurizio Rattini, di NPS. “Dato positivo, ma parziale” per Gerardo Giovagnoli, Segretario del PSD, al quale non sfugge che “di annunci come questi ne sono stati fatti altri”. Mentre Simone Celli, Segretario del PSRS, attende di vedere “quale sarà il percorso di concretizzazione di questi sviluppi”. Per Sinistra Unita serve invece “prudenza” e per l’UPR è necessario conoscere “l’entità degli impegni e delle contropartite”. Ma non sono tre anni che forze politiche, imprenditoriali, sindacali aspettano e invocano la firma di questo taumaturgico Protocollo? Poi, quando l’obiettivo sembra (sembra!) essere a portata di mano, ecco spuntare le esitazioni, le cautele, se non addirittura la paura. Adesso che l’Italia non è più – o pare non essere più – il comodo e opportunistico impedimento alla sottoscrizione dell’intesa, la palla è solo in campo sammarinese e bisogna saperla giocare senza alibi. Ne saremo in grado, in nome soprattutto delle reiterate professioni di volontà e di impegno nel percorso di trasparenza e di affidabilità? E’ quindi una sorta di esame di maturità quello a cui ora è chiamata la classe politica del Titano. Con le vie di fuga che però – è bene saperlo – sono tutte ormai sbarrate.
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