La musica non cambia
Marino Cecchetti
Ci si è messo anche Gabriele Gatti a complicare le cose della politica.
Gatti non è Ciccìo. Quando fu arrestato, Rete organizzò un corteo di auto e moto strombazzanti fino ai Cappuccini e propose di proclamare quel giorno del calendario festa nazionale.
“L’arresto ha segnato profondamente me e la mia famiglia”, ha detto Gatti martedì scorso nella conferenza stampa convocata per far sapere di non avere nessuna intenzione di rientrare in politica.
Gatti è stato in carcere come Fiorenzo Stolfi e Claudio Podeschi.
Di Podeschi si è parlato recentemente per una ambasceria – che egli sostiene di non aver commissionato – a un giudice per fargli sapere che se gli avesse dato una mano per essere assolto in appello, lui avrebbe ricambiato aiutandolo ad ‘incastrare’ un suo collega-rivale.
Quanto a Stolfi, per quanto riguarda le cronache giudiziarie, lo abbiamo lasciato in una Acetaia di Reggio Emilia dove – presente anche un parlamentare italiano, che ha smentito – si è parlato non proprio di brustolini con il richiedente una licenza di peso in ambito finanziario assicurativo (poi avuta, se non andiamo errati, con Gatti alle Finanze).
I tre casi sono aperti? Vanno avanti a rilento? C’è un rischio prescrizione? Nemmeno Rete parla più di abolirla. Già tanti fascicoli si chiudono con un “provvedimento istruttorio di archiviazione processuale”. Quanto ai danni, in questo “Paese di furbi, vietato agli onesti”, a pagare è sempre Pantalone, cioè noi, specialmente nel settore finanziario.
Per i buchi nella Smi(San Marino Investimenti) del Conte Enrico M. Pasquini, dobbiamo tirare fuori 177 euro a testa. Lo ha deciso venerdì scorso il Consiglio Grande e Generale su proposta – subito accolta! – di Rete e – ahimè – della Democrazia Cristiana.
La musica dunque non cambia, anche se in CGG non ci sono più Stolfi, Podeschi e Gatti.