San Marino: la strada di fondovalle o della vergogna dei politici sammarinesi

San Marino: la strada di fondovalle o della vergogna dei politici sammarinesi

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 21/09/2006 (Strada Fondovalle. I beneficiari di vantaggiose costruzioni diano il loro contributo)

A cavallo fra gennaio e febbraio il governo straordinario formato dal Partito dei Socialisti e dei Democratici e dalla Democrazia Cristiana  ha promosso una legge per contrarre un debito allo scopo di realizzare  un nuovo tratto di  strada  che dovrebbe, almeno in parte,  decongestionare il traffico sulla superstrada a Dogana, a ridosso del confine.

Alleanza Popolare  e Sinistra Unita, come, del resto gli altri partiti all’opposizione di allora, contestarono  vivacemente l’operazione. Se non altro per il costo:  29 miliardi delle vecchie lire per 1200 metri.

Ora se ne sta occupando il  governo nuovo formato da Partito dei Socialisti e dei Democratici, Sinistra Unita ed Alleanza Popolare.

È notizia di questi giorni che il precedente governo aveva avanzato una richiesta di finanziamento dell’opera alla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa  e che detta richiesta è stata respinta.  Per cui il nuovo governo deve decidere  se ritentare la strada dell’Europa e ricorrere al sistema bancario sammarinese o lasciare cadere il progetto.

La strada che si intende o si intendeva realizzare (detta di “fondovalle”)  costituisce una delle prove  più evidenti della mediocrità e della immoralità che ha contraddistinto la classe politica sammarinese degli ultimi decenni. Come immagino abbiano ben capito i funzionari europei. Come hanno capito benissimo  i riminesi. Una spesa di 29 miliardi  per 1200 metri fa pensare a un vero e proprio ricatto verso San Marino da parte di Rimini. Come, giustamente, avevano subito capito Alleanza Popolare,  Rifondazione Comunista e Zona Franca  e altri partiti.

Ma ai politici sammarinesi, quando sono al governo,  cosa importa dello Stato?

Già nel 1990 la superstrada a Dogana era congestionata. Tanto che, già allora, c’era chi proponeva di introdurre un nuovo termine nei vocabolari di lingua italiana:  “sammarinizzare”,   nel significato di  “soffocare  con ‘colate di cemento’  una via di grande scorrimento”.

Quel che è avvenuto dopo il 1990, però, ha superato ogni più nera previsione. Per quanto si potesse essere pessimisti e catastrofici, non si arrivò a ipotizzare che i responsabili della cosa pubblica, oltre a farsi corrompere, arrivassero ad assumere atteggiamenti al di là della comune ragionevolezza. Chi ha progettato ed approvato i piani di costruzione attorno alla superstrada in prossimità del confine è andato oltre i limiti della comune ragionevolezza. Ha creato un intoppo nel collegamento con Rimini. Collegamento che, fin da quando è sorta la piazza di Borgo, nel 1228, ha sempre costituito l’arteria fondamentale della vita economica sammarinese.

Oggi, cosa fare? Al momento dell’approvazione della legge per il debito dei 29 miliardi, sono volate parole durissime dai banchi di Alleanza Popolare, Rifondazione Comunista e Zona Franca. Se ne ricorderanno?

Gian Luigi Macina  (Segretario della  Associazione Micologica Sammarinese) aveva proposto questa soluzione:  la strada deve essere pagata dai vari Presidenti di Commissione Urbanistica e dagli altri Componenti della stessa che hanno consentito tali edificazioni e siccome in materia ambientale, vale il principio che chi arreca danni deve almeno sopportare il costo del ripristino delle aree interessate, quindi anche i beneficiari di così economicamente vantaggiose costruzioni quasi a confine debbono fornire il loro contributo.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy