San Marino. L’avvocato della camorra a giudizio, Antonio Fabbri

San Marino. L’avvocato della camorra a giudizio, Antonio Fabbri

L’Informazione di San Marino

Riciclaggio, rinviato a giudizio l’avvocato della camorra 

Michele Santonastaso minacciò anche Saviano che nei giorni scorsi ha ribadito il concetto che l’ossigeno delle mafie è il lavaggio del denaro facendo nuovamente riferimento a San Marino 

Il legale dei clan dovrà comparire davanti al giudice assieme ai figli e a un prestanome per avere occultato un importo di 1,8 milioni

Antonio Fabbri 

Nei giorni scorsi Roberto Saviano, nel presentare il suo ultimo libro, ha ribadito come “l’ossigeno” della criminalità organizzata sia il riciclaggio che consente di reimmetere in circolo il denaro di provenienza illecita. Saviano, insomma, ha sottolineato che tutto ruota attorno al riciclaggio del denaro sporco: “La Spagna ha Andorra, l’Italia ha San Marino, la Francia ha Lussemburgo, la Germania ha il Lichtenstein, tutti hanno la Svizzera e il mondo ha Londra, laddove si nascondono i soldi”. Sul Titano, a fronte di questa affermazione che già lo scrittore aveva fatto a marzo scorso, c’è stata una levata di scudi sostenendo che San Marino nella lotta al riciclaggio ha adeguato in maniera importante le sue norme. e. Se questo è vero, a parte alcune discutibili sentenze in particolare nei gradi superiori di giudizio, è altrettanto pertinente l’affermazione di Roberto Saviano. Basti pensare, infatti, che ad avere denari e una società a San Marino è anche l’avvocato Michele Santonastaso, la persona che durante il processo Spartacus nel 2008 minacciò proprio lo scrittore di “Gomorra”, ancora oggi sotto scorta. 

E Santonastaso lo scorso marzo è stato rinviato a giudizio sul Titano per riciclaggio.

Il processo Spartacus Durante il processo Spartacus, che poi si concluse con dozzine di ergastoli, Michele Santonastaso, difensore dei boss Antonio Iovine (oggi pentito) e Fancesco Bidognetti, depositò una istanza di trasferimento del processo. Quella istanza, però, conteneva anche minacce sia verso Saviano, sia verso i magistrati anticamorra Federico Cafiero de Raho e Raffaele Cantone, oggi presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. All’epoca i due magistrati erano rispettivamente fondatore e prosecutore dell’architettura delle accuse contro il gotha dell’impero criminale dei Casalesi. Analoghe parole dall’avvocato furono rivolte anche all’indirizzo della giornalista de “Il Mattino”, oggi senatrice del Pd, Rosaria Capacchione. In particolare Santonastaso leggendo quella istanza firmata da Iovine e Bidognetti, intimò a Saviano di “fare bene il suo lavoro”, definendolo “giornalista prezzolato”. La sua opera – sempre secondo quella istanza – stava condizionando l’esito dell’appello del maxi processo Spartacus. Che l’avvocato Santonastaso abbia denunciato giornalisti anche sul Titano è un dettaglio che dovrebbe fare riflettere.

Il riciclaggio a San Marino L’inchiesta per riciclaggio a San Marino si è aperta nel 2015 e ha visto anche l’acquisizione di documentazione presso uno studio legale sammarinese. Secondo l’accusa, contenuta nel provvedimento che dispone il giudizio, il denaro che Santonastaso ha portato a San Marino è il provento delle attività dell’associazione per delinquere di stampo camorristico alla quale prestava i suoi servigi legali. Tra l’altro, nel dicembre del  2014, l’avvocato del clan è stato condannato a undici anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per favoreggiamento, falsa testimonianza e associazione a delinquere di stampo camorristico. Il processo è in attesa dell’appello. Santonastaso da vecchia data, riporta l’accusa, è organico alle attività della Camorra. I soldi sul Titano cominciò a portarli nel 2001, quando aprì un conto presso Cassa di Risparmio sul quale versò 1.782.314,95 in contanti investendo poi il denaro in pronti contro termine. Nel 2009 saltarono fuori le prime notizie di cronaca che riguardavano, tra gli altri, l’avvocato partenopeo. Fu allora che cominciò a movimentare i denari. Ma in concomitanza delle movimentazioni scattò anche la segnalazione all’Aif e il congelamento delle somme da parte dell’Agenzia di informazione finanziaria. Scattò pure l’inchiesta giudiziaria sul Titano, mentre in seguito Michele Santonastaso veniva arrestato in Italia ed emerse che stava organizzando la nascita di un consorzio per la gestione ambientale dell’intera Campania, che avrebbe operato nell’interesse del clan dei Casalesi.

Le vicissitudini del fascicolo Il fascicolo smmarinese ha avuto vicissitudini travagliate. Dopo le segnalazioni del 2009 fu archiviato un paio di anni dopo per impossibilità di procedere per insufficienza di prove. I denari, in un primo tempo congelati, vennero quindi dissequestrati. Ricominciarono, allora, le movimentazioni di quei soldi e, nel 2014 scatarono nuove segnalazioni. Sequestro dei denari e nuovo fascicolo nel 2015 che, dopo le indagini del commissario della legge Alberto Buriani, è sfociato nel rinvio a giudizio del marzo scorso. Nel frattempo, durante la fase istruttoria Santonastaso e gli altri indagati poi rinviati a giudizio, i tre figli Irene, Giuseppe e Claudio e l’altro imputato, Teodoro Iannota, fecero istanza di dissequestro dei fondi. Rigettata sia in appello che in terza istanza.

Il capo di imputazione Secondo l’accusa contenuta nel capo di imputazione, il denaro frutto dei reati del clan dei Casalesi dopo il versmento in contante e dopo l’investimento in pronti contro termine e titoli, è stato disinvestito da Michele Santonastaso e prelevato tramite assegni circolari emessi sul conto della società “Le Printemps”, a giudizio come persona giuridica, e posti all’incasso da Teodoro Iannota su un conto in cui potevano operare anche i figli di Santonastaso a quali in seguito Iannota ha trasferito le azioni della società. Insomma, una serie di passaggi che per l’accusa sono serviti per occultare la provenienza illecita del denaro. La data del processo è ancora da fissare.

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