San Marino. “Le accuse infondate di dossieraggio e di violenza privata si rivelano un autogol”

San Marino. “Le accuse infondate di dossieraggio e di violenza privata si rivelano un autogol”

“Le accuse infondate di dossieraggio e di violenza privata si rivelano un autogol”

ANTONIO FABBRI – La pubblicazione i questi giorni delle denunce dei redditi dei consiglieri e delle sofferenze bancarie degli stessi, con il mancato consenso del Consigliere Alessandro Mancini alla pubblicazione di sue eventuali pendenze, richiama alla mente la notizia di qualche giorno fa che ha visto archiviata la denuncia nei confronti di Matteo Ciacci e Luca Boschi, consiglieri di Libera, presentata proprio da Mancini, consigliere di Npr, in seguito a una “soffiata”, evidentemente con qualche insinuazione di troppo che ha ingigantito la questione, da parte di Giovanni Zonzini, consigliere di Rete. La denuncia riguardava, in sottofondo, proprio le eventuali esposizioni debitorie del consigliere Mancini. Al di là del fatto in sé, la vicenda dà conto anche di una certa modalità di approccio alla attività politica che degrada nello stesso momento in cui si serve del tribunale e monta casi inesistenti sulla base di insinuazioni, ingigantimenti, teoremi. Ed è esattamente quello che è accaduto nel caso della denuncia di Mancini verso Boschi e Ciacci nella quale un ruolo determinante lo ha avuto la “soffiata” di Zonzini.

Il fatto L’accaduto viene ricostruito nel provvedimento di archiviazione emesso dal Commissario della legge Roberto Battaglino. Che cosa accadde. Poco prima che in Commissione finanze si votasse, il 1° dicembre 2021, per l’avvicendamento alla presidenza con la proposta di Alessandro Mancini per l’incarico, giunge alla sede di Libera un plico con della documentazione nella quale vengono riportate delle esposizioni debitorie di Mancini. Boschi e Ciacci, a margine della Commissione di inchiesta della quale erano membri, parlando con Giovanni Zonzini si confrontano sull’opportunità della nomina di Mancini alla presidenza della Commissione finanze, menzionando la documentazione ricevuta. I due esponenti di Libera avevano riscontrato anche come lo stesso Zonzini e anche Emanuele Santi avessero espresso contrarietà al voto a favore di Mancini presidente della Commissione finanze. Così poi non è stato perché gli esponenti di Rete hanno invece sostenuto la nomina di Mancini alla presidenza della Commissione finanze. Sta di fatto, però, che dopo il colloquio con gli esponenti di Libera, Zonzini decide, dopo aver parlato con il presidente della Commissione di inchiesta Gerardo Giovagnoli, di contattare Mancini e riferirgli del colloquio con Ciacci e Boschi. Da quanto emerge dalle carte dell’indagine, però, non è che gli riferisca esattamente i contenuti del dialogo con gli esponenti di Libera, ma rappresenta la cosa in maniera più “colorita”. Almeno stando a quanto testimonia Mancini al Commissario della legge.

Le dichiarazioni davanti al magistrato Ricordando la telefonata avuta con Zonzini, Mancini, infatti, dichiara: “lui (Zonzini, ndr.) mi dice: ‘guarda… sono stato avvicinato da alcuni colleghi dell’opposizione… ed avevano in mano dei documenti bancari che ti riguardano… e mi hanno detto chiaramente che qualora fossi tu indicato come presidente della Commissione Finanze, inizierà una campagna denigratoria’. Mi sembra che utilizzi anche il termine ‘sputtanamento”. Il problema è che quanto risultava riferito a Mancini viene smentito davanti al Commissario della legge addirittura dallo stesso Zonzini: “dal punto di vista politico, se vogliamo, è tutto legittimo. Personalmente io l’ho votato Mancini quindi… Dal punto di vista delle opposizioni poteva anche avere un senso, solo che… Praticamente loro mi hanno mostrato questi documenti, la mia preoccupazione qual era? Non è che loro mi abbiano minacciato dicendo ‘se lo fate presidente noi li facciamo uscire – cose di questo tipo – sputtaniamo Mancini’… sono un partito di opposizione, hanno… un giornale che è La Serenissima e mi mostrano dei documenti (…) che avrebbero comunque potuto mettere in imbarazzo Mancini e di conseguenza la maggioranza (…) ho fatto… me disgraziato, la telefonata a Mancini che non sapevo essere puntualmente registrata, poi i contenuti di quella telefonata penso le siano noti a questo punto e sinteticamente appunto gli dissi che quelli di Libera avevano questi documenti… di valutare insomma se voleva candidarsi o meno presidente perché appunto c’era a mio avviso il rischio che potesse esservi una fuga di notizie in tal senso, non tanto… io non gliela misi giù tanto sullo scandalo politico”.

L’indagine Dall’indagine è dunque emerso che a fronte di una normale e legittima attività politica, sulla base di uno “spifferamento” eccessivamente colorito, basato su illazioni, ipotesi, insinuazioni, processo alle intenzioni, teoremi di utilizzo della stampa che, tra l’altro, ricorrono ancora – nonostante ciò che avrebbe dovuto insegnare questa vicenda – nelle teorizzazioni consiliari dei protagonisti, con in più una registrazione tra alleati di maggioranza, si è innescato un procedimento penale rivelatosi senza fondamento, che ha visto accusadue consiglieri “nemici” di dossieraggio, violenza privata, violazione di segreto bancario. Un castello talmente infondato che dall’indagine è emerso che: il dialogo tra Zonzini, Ciacci e Boschi si è svolto “come mero confronto su una possibile candidatura e non come prospettazione della minaccia di far partire una campagna denigratoria”; “che Zonzini (forse per un eccesso di preoccupazione in relazione alle possibili intenzioni di Ciacci e Boschi) possa aver colorito la versione dell’accaduto parlando con Mancini”; “che dunque Mancini possa aver frainteso le parole di Zonzini”. In sintesi: uno ha colorito, uno ha frainteso… e per un ingigantimento e un fraintendimento due sono finiti ingiustamente indagati e accusati. Con anche l’evidente volontà di colpire o tenere sotto battuta giudiziaria l’avversario politico. Nonostante l’esito delle indagini, infatti, l’archiviazione è stata impugnata da Mancini, ma il giudice di appello David Brunelli ha confermato le determinazioni del Commissario della legge, confermando come si sia trattato di molto rumore per nulla.

Considerazioni politiche Dopo il pastrocchio e l’autogol di questa denuncia, nata da una “soffiata” che si è rivelata un travisamento gonfiato della realtà innescando l’indagine che ha fatto perdere tempo al tribunale, denaro agli accusatori e agli accusati, dignità alla modalità di intendere la politica da parte di taluni con l’uso strumentale del tribunale, che peraltro continua… dopo tutto questo e alla luce della pubblicazione dei documenti legati al codice etico dei consiglieri, restano due interrogativi da porsi: il primo, se non fosse effettivamente più opportuno ragionare un po’ di più sulla designazione del presidente della Commissione finanze, dove tra l’altro recentemente è stato trattato proprio il tema degli Npl e delle sofferenze bancarie; il secondo: per quale ragione chi aveva detto che avrebbe votato contro una presidenza che avrebbe potuto causare imbarazzo, ha cambiato idea?

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 18

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