Le aziende della Repubblica di San Marino sono in arretrato di 90 milioni di imposte, si apprende da Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino.
Su molti di questi, anche
“antichi”, ogni via per il
recupero della somma è
già stata battuta e i pignoramenti
(andati a vuoto),
già fatti. Insomma, parte
di questo credito (oltre il
doppio del buco con cui
chiude il bilancio pubblico
del 2011), dallo Stato
non verrà mai incassato:
solo nel 2012, sono già oltre
4 milioni di euro di monofase
scaduta, che Palazzo
Begni e ufficio tributario
sperano di riuscire a portare
a casa entro l’anno.
Nel dettaglio, 4 milioni e
235mila euro, stando ai dati
incrociati da ufficio tributario
e Dipartimento alle
Finanze: il 2% del totale
previsto negli incassi, che
si stima sia per il 2012 di
quasi 200 milioni di euro.
Insomma, a onor del vero,
non sono poi tanti coloro
che non pagano la tassa
sulle importazioni, ma
con la somma dei vecchi
crediti, le casse sammarinesi
sarebbero a posto e al
sicuro dal default. (…)
E,
come facile immaginare,
la monofase inevasa di una
azienda ormai chiusa,
non verrà incassata. Come
recuperare dunque il
“bottino” perso? «Periodicamente
– spiegava il segretario
di Stato alle Finanze
Pasquale Valentini,
nella risposta a un’interpellanza
sul tema presentata
nei mesi scorsi – sulla
base delle risultanze degli
uffici, lo Stato provvede ad
accantonare in un apposito
Fondo rischi su crediti
l’ammontare corrispondente
a quello delle imposte
di difficile esazione.
Pertanto, i crediti per imposte
trovano la loro copertura
nell’ambito del
corrispondente fondo». In
realtà i 4 milioni e 200mila
euro ad oggi tasse scadute,
non sono però perduti: la
situazione, spiegano dal
dipartimento alle Finanze,
è in continua evoluzione.
Tra rate, dilazioni e altre
forme (ritardatarie) di
pagamenti, si tende a pagare
piuttosto che pagare
montagne di interessi: il
timore di salassi ancora
più pesanti è troppo forte,
anche questo “colpa” della
crisi.
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