Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: Noi sammarinesi lancia i suoi strali: «No alle promesse elettorali, no ai soldi in cambio di voti» / Volantini pirata nella posta / E Manzaroli (Pdcs) occupa persino la bacheca dello stato civile
SAN MARINO. Meno tre
giorni alla campagna elettorale,
e regna il far west: dopo le
denunce di propaganda abusiva,
spunta l’appello della rivista
La Maison a non inserire,
a sua insaputa, nel fascicolo
spedito agli abbonati i volantini
dei partiti politici. Dubbi
sulla “campagna ” su Facebook,
ma quando mancano poche
ore al “libera tutti”, la segreteria
agli Interni ha deciso
di passar sopra i “santini ”
pubblicati sul social network.
Ancora non si placa la polemica
sulle locandine abusive
con l’invito al voto del candidato
del Pdcs Alfredo Manzaroli:
i suoi poster erano stati
affissi perfino nella bacheca
dello stato civile, in barba alla
legge. (…)
… qualcuno pare voler “superare”
l’ostacolo del luogo
pubblico, con il “porta a porta”:
da qui, la spinta al volantino
politico inviato direttamente
a casa. Tanto che, forse
per essere più incisivi o solo
per “comodità”, c’è chi ha azzardato
a infilarlo nelle riviste
patinate più lette.
E’ il caso de La Maison che,
il 12 ottobre scorso, ha dovuto
pubblicare un invito ai lettori
sulla propria bacheca di Facebook:
«Ci stanno arrivando
segnalazioni in merito a disguidi
nella consegna delle
nostre riviste: il cellophane,
in cui sono contenute, risulta
tagliato, per consentire l’inserimento
abusivo di volantini
di partiti politici», scrivono e
il reclamo alle Poste è già partito.
Ora, però, non è escluso che
sul caso voglia vederci chiaro
anche la segreteria agli Interni
alla ricerca di altri casi di
propaganda abusiva. Gli unici
due casi denunciati alla magistratura,
ad oggi, sono quello
di Giuseppe Giorgi (patron
di “Giorgi casa” in lizza per il
Psd) e Manzaroli del Pdcs.
Quest’ultimo non si è limitato
ai santini casa per casa, ma ha
letteralmente tappezzato il
centro del paese coi suoi poster
e l’invito al voto. In barba
alla legge, i suoi manifesti sono
finiti anche negli uffici
pubblici, tra cui proprio quello
di Stato civile, dove (beffa
delle beffe) si riunisce la commissione
elettorale.