San Marino. Matteo Ciacci: “Dossier dei grandi debitori fermo per paura di nomi eccellenti”

San Marino. Matteo Ciacci: “Dossier dei grandi debitori fermo per paura di nomi eccellenti”

Alla vigilia della nuova sessione consigliare abbiamo posto alcune domande al segretario di Libera Matteo Ciacci, provando a lasciare da parte la crisi sanitaria e parlare di un’altra grande crisi sammarinese: quella bancaria. 

 

Ciacci lei è nella Commissione d’inchiesta che, dopo Banca Cis, deve fare luce su tutti gli altri crac bancari. A che punto sono i nuovi lavori?
“È importantissimo procedere celermente per evidenziare le responsabilità del sistema bancario e dei crac che ancora paghiamo noi cittadini.
Posso solo dire, vista la segretezza dei lavori della commissione, che si sta procedendo con la serietà e l’approfondimento che hanno contraddistinto i lavori per Banca Cis”.

Le polemiche, le strumentalizzazioni, le fughe di notizie e le denunce dopo gli esiti della relazione conclusiva sul Cis come influiranno sui lavori futuri?
“C’è rammarico perché le censure, dopo la relazione approvata all’unanimità, da parte della maggioranza, con ordini del giorno che hanno tentato di sminuire la portata della relazione, hanno riguardato solo il periodo conclusivo delle vicende legate a Banca Cis. Quando invece ci sono stati episodi gravi anche nel passato: vertici di Banca Centrale che venivano sollevati dalla politica quando questi iniziavano ispezioni scomode, accordi parasociali per cambiare gli equilibri politici a favore di specifici interessi, scritture private con Grandoni che ancora oggi gridano vendetta, politici di maggioranza che incontrano tutti i giorni indagati per definire strategie, come detto da Segretari di Stato in aula. Ma siamo rimasti, noi di Libera, gli unici a chiedere chiarezza. Le sembra normale? Noi di certo non molliamo”.

Pensa che si possa mantenere il clima di coesione all’interno della Commissione anche parlando di altri istituti che in passato sono stati oggetti di uno scontro politico estremamente duro come Carisp e Asset?
“Assolutamente sí. Se si approfondiscono le cose nel merito senza pregiudizi ed esigenze di strumentalizzare la verità viene fuori”.

Alla luce delle conclusioni delle indagini sul caso Titoli rifarebbe le scelte e le battaglie che hanno portato alla fine della scorsa legislatura?
“Certo. Basta leggere la relazione della Commissione d’inchiesta per capire come fosse necessaria una netta presa di distanze da coloro che avevano dimostrato di essere troppo vicini ad interessi particolari, economici, che non possono riguardare l’interesse pubblico, di chi fa politica.
Per la prima volta grazie alla legge sulle risoluzioni bancarie voluta fortemente dagli esponenti di Libera abbiamo fatto in modo che il buco di banca Cis venisse pagato, come scritto anche nella relazione della Commissione d’inchiesta, prima dagli azionisti con il proprio capitale sociale per 50 milioni e poi sono stati tagliati i conti correnti a coloro che erano consapevoli del dissesto per circa 16 milioni di euro. Questi sono i fatti. Per di più sono state avviate le azioni di responsabilità ai manager bancari che hanno gestito male le banche congelandone i loro depositi. Questo perché non è possibile che chi sbaglia non paghi mai. Lo racconto tutti i giorni alla cittadinanza e vado orgoglioso di questo cambiamento. In passato le mani nelle banche non si potevano mettere perché era più importante difendere certi poteri economici. Noi, con competenza e mani libere, lo abbiamo fatto e speriamo che queste azioni proseguano.
Non possiamo chiedere sacrifici alla cittadinanza se non siamo capaci di fare tutto il possibile per evidenziare queste responsabilità e far pagare chi ha causato questi dissesti. Libera è garanzia di questo perché l’ha già fatto e lo farà.
Sul Caso Titoli abbiamo chiesto per primi, dopo le archiviazioni, gli atti per discutere in Consiglio e fare tutte le valutazioni del caso. Il Governo non risponde”.

Nei giorni scorsi Rete ha lanciato l’appello affinché le banche inizino a “recuperare i soldi prestati ai grandi debitori che, ad oggi
non stanno rientrando” e ha auspicato la creazione di “un argine compatto contro i furbetti che hanno proliferato per anni e che ora devono rientrare nel solco della legalità”. Libera raccoglierà questo appello?
“Gli appelli lasciano il tempo che trovano. Bisogna fare i fatti, come è avvenuto nel 2019 sul Cis.
Si faccia subito uscire il dossier dei grandi debitori e si avvii il recupero. Se non lo si fa è perché si ha paura di far emergere nomi eccellenti. Molte banche sono state aiutate dallo Stato e non è possibile che si continui a introdurre liquidità nel sistema bancario senza recuperare ciò che è dovuto”.

Quello dei crediti difficili da riscuotere (NPL) sembra il fulcro del problema delle nostre banche. Come giudica le leggi in prima lettura portate in Consiglio dal Congresso di Stato? Le appoggerà?
“La stiamo approfondimento in un gruppo di lavoro dedicato. La cosa più importante è agire sui grandi debitori, per dare un forte segnale, e evidenziare le responsabilità dei manager bancari che hanno dato credito diventato inesigibile per lo Stato. Non credo serva accanimento nei confronti dei piccoli risparmiatori”.

In tutto questo c’è Banca Centrale, che negli anni non è riuscita a prevenire le distorsioni di cui si parla oggi. È favorevole a una sua riforma?
“Si certo. Mi sembra logica.
Premesso che Bcsm svolge anche altre funzioni (esattoria, tesoreria, ecc) abbiamo avuto una diminuzione negli ultimi 15 anni del numero delle società bancarie attive da 12 a 4; una diminuzione del numero delle società finanziarie da oltre 60 a 1; diminuzione della raccolta bancaria da circa 15 miliardi a circa 4 miliardi di euro. Ridimensionato il sistema bancario, va ridimensionata anche Banca Centrale che deve lavorare per dare nuovi impulsi e strategie al comparto finanziario”.

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