San Marino. One Gallery, esposto penale

San Marino. One Gallery, esposto penale

L’Informazione di San Marino

One Gallery: la vicenda giudiziaria sfocia anche in un esposto penale 

Rilevate le questioni sull’abitabilità dello stabile e un canone di 300mila euro che si ritiene non dovuto

Che la vicenda dell’One Gallery Outlet non sarebbe stata questione risolvibile facilmente, lo si era intuito da subito. Si poteva pensare, però, che con l’apertura del giudiziale concorso dei creditori la vicenda si incanalasse nel solco della procedura fallimentare. Invece, dopo il deposito di una relazione nell’ambito del procedimento civile, l’ex amministratore di One Gallery Outlet ha presentato anche un esposto penale, lo scorso 21 settembre.

Il quadro della situazione Per comprendere cosa stia succedendo occorre prima fare il quadro della situazione e delle parti in causa. Da un lato il One Gallery Outlet spa (Ogo), che ha come socio unico la Capital Evo Sm srl (a sua volta interamente partecipata dalla lussembrrghese Capital Evo s.a. di Jarno Trulli), titolare quindi della società finita in dissesto e in giudiziale concorso dei creditori . A dare avvio al concorso dei creditori, tra cui i circa 70 dipendenti, sono state due banche, Asset e Bsi. Tra i creditori c’è poi la Angie Spa, che possiede l’immobile, società che ha come azionisti di riferimento Reggini e Colombini. Ora, nell’ambito del procedimento aperto in sede civile è stato depositata una relazione da Fernando Di Paolo, legale rappresentate della Capital Evo srl, socio unico di Ogo.

Nel prendere conoscenza della relazione, l’ex amministratore unico di Ogo, Massimiliano Ricci, ha sporto denuncia penale.

Che cosa denuncia l’ex amministratore Secondo il denunciante alcuni passaggi della relazione depostiata da Di Paolo evidenziano comportamenti rilevanti sotto il profilo penale. Per questo sporge denuncia. Quali sono questi comportamenti?

Il primo riguarda il primo amministratore e legale rappresentante di Ogo, il commercialista Enzo Zafferani, che secondo la denuncia presentata da Ricci assistito dal proprio avvocato Luca Della Balda “fece intendere all’azionista che per i primi due anni di locazione della sede di Ponte Mellini, egli era riuscito a strappare condizioni favorevolissime alla proprietaria Angie Spa”. Queste condizioni sarebbero consistite in “nessun canone per il primo biennio e solo a partire dal terzo anno un canone locativo pari al 3% del fatturato di vendita”. In realtà – questa è la denuncia – “il contratto di locazione stipulato il 12 novembre 2015 dallo stesso dr. Enzo Zafferani prevedeva già per i primi due anni un canone annuo minimo di ben 300.000 euro, palesemente insostenibile con i ricavi prodotti dal centro commerciale”.

Secondo punto denunciato è la circostanza già emersa a suo tempo: “ad oltre 8 mesi dall’apertura del centro non risultava ancora dotato del prescritto certificato di abitabilità per uso commerciale conforme allo stato di fatto dei locali”. Terzo motivo di denuncia è che la dichiarazione sostitutiva dell’abitabilità “rilasciata in data 12.11.2015”, allegata al contratto di locazione e utilizzata da Zafferani per il rilascio della licenza commerciale al dettaglio di Ogo, “è risultata essere ‘mendace’ e ‘ingannevole’”. Una dichiarazione che, secondo il denunciante, l’Ufficio industria avrebbe dovuto ritenere “inidonea da punto di vista formale e sostanziale”. Così, riportando le parole del Di Paolo, il denunciante afferma che l’Ufficio industria “o è stato tratto in inganno o ha omesso di effettuare i prescritti controlli preventivi di idoneità formale della documentazione allegata alla domanda di rilascio della licenza commerciale”.

Tra l’altro, aggiunge la denuncia, l’ultimo progetto approvato relativo al locale affittato dalla Angie a Ogo, era dtato 2008. A questo erano state apportate successive modifiche tali per cui “alcuni vani adibiti a negozio risultano urbanisticamente e catastalmente classificati quali spazi adibiti a parcheggio”.

Non finisce qui, perché il denunciante afferma che i Segretari di Stato di allora, Marco Arzilli e Iro Belluzzi, erano a conoscenza “della mancanza di abitabilità dei locali (e quindi dell’irreglarità) e ciononostante hanno favorito la prosecuzione dell’attività di Ogo benché contra legem”. Citata, infine, anche la decisione di un ingegnere che rinunciò all’incarico, lasciando intendere che vi fosse “fondato motivo di sospettare la commissione di gravi irregolarità da parte dell’ufficio Urbanistica nella pratica di rilascio dell’abitabilità tardivamente ottenuta da Angie Spa”, dice il denunciante. Insomma, la questione dell’One Gallery Outlet, che soprattutto ha visto penalizzati una settantina di lavoratori, appare tutt’altro che chiusa.

 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy